domenica 24 febbraio 2013

Il lato positivo della vita (e dei biscotti integrali alle mandorle)


Il lato positivo. Non sempre è facile trovarlo nelle situazioni, certamente non per me che ho la tendenza a scoraggiarmi e a fare la conta delle sfighe che mi capitano. Per esempio, qual è il lato positivo dell'incriccamento che mi è sopraggiunto ieri sulla schiena, tra scapola e costole e che ancora adesso mi affligge? E il lato positivo dei chili presi dopo Natale, che mi costringeranno a stare a dieta di qui a non so quando (con impoverimento generale del livello culinario del blog :-))?
Difficile trovarne. Ma se ce la fa Pat, a.k.a. Bradley Cooper, che è reduce da otto mesi in un ospedale psichiatrico e a 35 anni suonati si ritrova mezzo matto, mollato dalla moglie e costretto a vivere a casa con mamma chioccia e padre disoccupato, scommettitore e superstizioso - da cui ha certamente ereditato certe tendenze ossessive- allora, beh, c'è speranza per tutti. E' un po' questo, forse, il messaggio che ci vuole affidare Il lato positivo, titolo originale Silver Linings Playbook, candidata in ben otto categorie per il premio Oscar di cui quattro sono per i protagonisti, Bradley Cooper e Jennifer Lawrence, e i coprimari, Robert De Niro e Jackie Weaver.



Stanotte sapremo cosa porterà a casa, nel frattempo ha già vinto i premi come miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura e miglior attrice protagonista agli Independent Spirit Awards. Il film di David O. Russel è una commedia per modo di dire, perché non è che si rida proprio, si tratta più di un cross-genere tra dramma e commedia. Certamente però Il lato positivo è ricco di spirito, in grado di intrattenere e al tempo stesso di dare un messaggio di ottimismo pur parlando di temi "pesanti" come malattia mentale e lutto. E questo approccio dissacrante e ironico è sicuramente l'aspetto più coraggioso della pellicola: ci mostra che la malattia mentale è qualcosa di vicino, perché a ciascuno di noi potrebbe capitare di vivere un cortocircuito emozionale in grado di sradicare improvvisamente i nostri equilibri e farci barcollare. Ma al tempo stesso ci fa sembrare possibile anche uscirne, tornare a vivere, a sperare, a divertirsi, ad amare. 



La trama. Dopo essere stato ricoverato a causa di un tracollo nervoso in cui ha pestato a sangue l'amante della moglie, dopo averlo colto in flagrante sotto la doccia con la consorte, Pat, ex insegnante di liceo, torna nella vecchia casa dei suoi genitori. Adesso - pur mostrando ancora comportamenti da psicotico- si sforza di vedere il lato positivo nelle cose, non vuole arrendersi all'idea che il suo matrimonio sia finito ed è convinto di  poter ricominciare con l'ex moglie. Il suo obiettivo, quindi, è lavorare per migliorare se stesso. Fisicamente, andando a correre per dimagrire (non molto  credibile, dal momento che stiamo parlando di quel fisicato di Bradley Cooper) e culturalmente, leggendo i classici della letteratura preferiti dalla moglie e prima snobbati (salvo poi impazzire davanti al pessimismo cosmico di Hernest-fucking-Hemingway ).
Le cose, però, prendono una piega inaspettata quando sulla sua strada arriva Tiffany, giovane vedova di un poliziotto interpretata da Jennifer Lawrence, che dopo una fase autodistruttiva passata andando a letto un po' con chiunque, vede in Pat l'unica persona che, capendo il suo stato d'animo, può esserle amica e aiutarla a portare avanti un progetto che ha da tanto tempo: partecipare a una gara di ballo. 



A fare da sfondo c'è la famiglia un po' disfunzionale di Pat, con un De Niro che vive di scommesse sugli Eagles ed è convinto che guardare la partita con il figlio porti fortuna, e Jackie Weaver in versione mamma dolce e accomodante.
Il cast lavora benissimo, ho rivalutato Bradley Cooper (l'avevo visto solo in Notte da leoni, La verità è che non gli piaci abbastanza e forse qualche altra commediola inutile) che per me era solo un bel faccino, mentre Jennifer Lawrence conferma la sua fama di gran presenza scenica e naturalezza (anche se tutto questo entusiasmo attorno alla ragazza sinceramente a me comincia a molestare un po'... Sì, è bella e brava, ok, ma non è l'unica giovane attrice di talento sulla piazza!)
De Niro torna a recitare davvero e infatti rischia l'Oscar.
Al cinema esce il 7 marzo. Vi consiglio di guardarlo in lingua, il bello di questo film sta infatti nei dialoghi intensi e serrati e il doppiaggio, si sa, per quanto magnifico penalizza sempre.



Volendo applicare la filosofia del film, il lato positivo del maltempo che sta affliggendo l'Italia è che uno sta a casa e mette le mani in pasta (io, almeno). Ma volendo fare qualcosa di leggero leggero e avendo detto NO ai dolci per un po', eccetto a colazione dove i biscotti purché sani sono concessi, ho pensato di fare dei biscotti integrali, perché uno dei miei obiettivi è aumentare la dose di farine/cereali integrali a sfavore di quelle raffinate. Volete fare anche voi una colazione più sana, senza rinunciare a sfornare biscotti? Allora questa ricetta fa per voi. 



Biscotti integrali alle mandorle


150 grammi di farina integrale
100 grammi di farina di mandorle (o mandorle tritate finemente)
100 grammi di zucchero
50 grammi di burro
1 uovo
1 cucchiaino di lievito per dolci
essenza di mandorla
latte qb

Mettere tutti gli ingredienti nella planetaria (il burro tagliato a tocchetti). Azionare la frusta a K a velocità 1 per amalgamare e poi 2 per impastare. Appena si sarà formata una palla, spegnere, avvolgere nella pellicola e mettere in frigo a riposare per almeno un'ora. Trascorso il riposo, stendete l'impasto a uno spessore di circa 4-5 millimetri, ritagliate i biscotti della forma che preferite e cuocete in forno a 180 gradi pr 15 minuti. 



Questo post è dedicato alla mia amica Sara, che adora Bradley e tiferà perché lui abbia il suo primo Oscar. :-)

venerdì 22 febbraio 2013

Bianco e nero, come cacao e vaniglia. Nel plumcake marmorizzato




Bianco e nero. Vaniglia e cacao. Due opposti che si attraggono. Un classico che va in onda in cucina da sempre, un accostamento cromatico che ha fatto la storia del cinema dai suoi esordi e fino all'avvento del "technicolor". Ci sono film in bianco e nero che non si dimenticano: ciascuno di noi ha i propri preferiti. I vostri quali sono? Personalmente, dato che sono una romanticona, mi vengono subito in mente i film di Audrey Hepburn, da Vacanze Romane a Sabrina. Ma ci sono tanti classici imperdibili... I capolavori del neorealismo come Roma città aperta di Rosellini, Sciuscià e Ladri di biciclette di De Sica. E poi Casablanca, con la tormentata storia d'amore tra Humphrey Bogart e Ingrid Berman. Ma anche le commedie, ve lo ricordate A qualcuno piace caldo, con i mitici Jack Lemmon e Tony Curtis accanto alla splendida Marylin?
Personalmente mi faccio conquistare -soprattutto a Natale- anche da pellicole sornione come Piccole Donne e La vita è meravigliosa di Frank Capra...

A Qualcuno piace caldo

Casablanca

Sabrina
Roma Città Aperta
La Vita è meravigliosa
E visto che il fascino del bianco e nero (che ogni tanto viene rispolverato anche in tempi moderni, si pensi a The Artist), vale anche in cucina, non posso che proporvi un dolce che è un grande classico e nasce proprio dall'accostamento cromatico e di sapore tra il cacao e la vaniglia. Sto parlando del plumcake marmorizzato. Lo avete mai preparato? Direi il non plus ultra per la colazione. Soffice, con un sapore di cacao che abbraccia la dolcezza della vaniglia... meraviglioso! A voi la ricetta.




Plumcake marmorizzato

200 grammi di farina 00
100 grammi di fecola di patate
180 grammi di zucchero
10 grammi di lievito per dolci
150 grammi di burro
cacao e acqua (o latte) qb 
4 uova
Essenza di vaniglia (qualche goccia)

Lavorare il burro ammorbidito a temperatura ambiente nella planetaria con la frusta a K, insieme allo zucchero: una volta che si sarà creata una crema, aggiungete le uova, una ad una e continuate a lavorare. Quando avrete un composto cremoso e gonfio, aggiungete la farina e la fecola setacciate con il lievito e continuate ad amalgamare. Aggiungete qualche goccia di essenza di vaniglia. Versate metà del composto in una terrina. A parte in una ciotolina mescolate due cucchiai di cacao setacciato con un po' di latte o acqua e poi unitelo all'impasto. Mescolate bene finché il cacao non sarà completamente assorbito.
Foderate uno stampo da plumcake con della carta forno bagnata e ben strizzata e cominciate a riempirlo. Cominciate con un paio di cucchiai di impasto "bianco", alternato ad altrettanto al cacao, finite uno strato e ricominciate fino a terminare i due impasti. Ora passate un coltello nel centro dell'impasto disegnando qualche ghirigoro per ottenere un effetto "lavorato" all'interno della fetta. 
Ora infornate per circa 45 minuti a 180 gradi. Una volta cotto lasciate raffreddare nello stampo per almeno 20 minuti prima di sformarlo. Tagliate a fette e gustate! 



mercoledì 20 febbraio 2013

Noi siamo infinito: le gratificazioni di fare da tappezzeria e quelle dei brownies




Quel momento nella notte in cui ci perdiamo a guardare le luci della città. Quell'attimo di un pomeriggio di primavera in cui, mentre camminiamo nel parco ascoltando la nostra canzone preferita, ci sentiamo felici e pieni di energia. O l'istante in cui, ridendo con gli amici, ci accorgiamo che non siamo solo "una storia triste".
Sono queste piccole epifanie le rivelazioni del senso della vita, della consapevolezza che non importa quale sia il nostro passato o il futuro che ci attende, perché qui e ora siamo, esistiamo e siamo anche noi parte dell'infinito.
E' questa la rivelazione commovente che ci regala The Perks of being a Wallflower, in italiano rititolato con la frase "forte" pronunciata dal protagonista Charlie, ovvero Noi siamo infinito, anche se la traduzione letterale sarebbe "Le gratificazioni dell'essere uno che fa tappezzeria". Un film di Stephen Chbosky, autore anche dell'omonimo libro.





Wallflowers sono quei tipi che non vengono notati e finiscono a fare da tappezzeria alle feste: non particolarmente prestanti, non bravi negli sport, non popolari. Timidi, alla ricerca di se stessi, a disagio nei propri vestiti, indecisi quando entrano in una stanza e percepiscono gli occhi altrui su di sé. Oscillanti tra la tentazione di nascondersi dal mondo e la voglia naturale di farsi degli amici, piacere alla gente, trovare il proprio posto.
Charlie è uno così. E in più, sta cercando di riprendersi dagli effetti che la morte per suicidio del suo unico amico Michael ha avuto sulla sua mente. Charlie sta per cominciare il liceo e sa già che sarà un incubo. Ma, inaspettatamente, dopo i primi pranzi da solo in caffetteria e gli sberleffi dei giocatori di football, Charlie trova degli amici. Patrick, un ragazzo dell'ultimo anno che adora mettersi in mostra con scherzi e imitazioni, e la sua sorellastra Sam, bella, vitale e apparentemente sicura di sè. Charlie viene "adottato" dai due fratelli, in un trio inseparabile, e introdotto al loro gruppo di amici. Ma presto Charlie capisce di non essere l'unico ad avere dei segreti e dei dolori profondi con cui fare i conti.




The Perks of being a Wallflower ci porta nel mondo degli adolescenti negli anni 90 (tempo in cui lo ero anche io!), quando i ragazzi si regalavano musicassette mixate in casa con lo stereo e la scena grunge stava per esplodere. Lo fa in un modo delicato e autentico e, pur trattando tematiche come la droga, la solitudine, l'emarginazione, gli abusi sessuali, riesce a non diventare patetico e condiscendente. Sa farti innamorare dei protagonisti, personaggi sfaccettati, profondi, intensi e complicati come sono gli adolescenti negli anni del liceo. E arriva perfino a farti trattenere il fiato.
Ezra Miller è favoloso nel ritratto dell'effervescente e tormentato Patrick, Emma Watson finalmente si spoglia dei panni di Hermione Granger e, in un inedito accento statunitense, veste quelli della bella del liceo che nasconde mancanza di autostima, insicurezze e solitudine. Logan Lerman (uno che recita da quando era in fasce, pare.. qualcuno lo ha visto in Percy Jackson, ammetto di non aver avuto il piacere) è perfetto per la parte di Charlie, questo ragazzo dal cuore immenso, ferito, timido ma colmo di voglia di vivere, con dentro una forza che aspetta solo di uscire e di liberarsi di un vecchio, terribile peso.
Guardate questo film, tuffatevi nelle atmosfere dei vostri diciassette anni, nelle ansie, nelle insicurezze e nei batticuori più assoluti che si possono provare, ridete, commuovetevi e ricordatevi che "noi siamo infinito".




Charlie prova per la prima volta l'effetto delle droghe grazie a un brownie molto particolare. Un brownie "corretto", che lo rende improvvisamente loquace e sincero. Questo genere di brownies appare anche in Motel Woodstock, pare che quindi in America siano il dolce prediletto in cui infilare facilmente marijuana o altre sostanze da sballo. Io la ricetta di questi brownies miracolosi non ce l'ho, ma posso rimandarvi alla mia ricetta classica o alle alternative bionde e a quelli con lamponi. Le trovate tutte cliccando  qui. Buona visione!

Charlie assaggia il suo primo brownie.. stupefacente

sabato 9 febbraio 2013

Plumcake salato con prugne e pistacchi di Rachel Khoo, dalla Ville Lumiere




Rachel Khoo è una giovane cuoca britannica che vive a Parigi. E' diventata celebre proprio per la sua scelta di abbandonare la vita che conduceva a Londra, dove si occupava di pr e di moda, per trasferirsi, senza lavoro o altri appoggi, nella capitale francese. Qui ha seguito un corso di pasticceria di tre mesi al Cordon Bleu mentre lavorava come au pair girl in una famiglia e poi ha cominciato a mantenersi organizzando workshop di pasticceria e lavorando in una libreria. Oggi ha all'attivo tre libri di cucina, due pubblicati in francese e l'ultimo, The Little Paris Kitchen, in inglese. Quest'ultimo, presto diventato best seller mondiale, le ha aperto le porte della BBC, che l'ha ingaggiata per un omonimo programma dedicato alle ricette parigine rivisitate dalla ragazza.
Le sue fattezze carine, frutto di una mescolanza etnica tra Cina, Malesia e Austria, unite all'adorabile accento inglese e all'allure shabby chic della sua minicucina parigina rendono davvero piacevoli i suoi video e invogliano a testare le sue ricette. E così ho fatto, con un plum cake salato davvero particolare, perfetto per un aperitivo o come stuzzichino da servire con l'antipasto. 
Ecco a voi la ricetta.



Plumcake salato con prugne, pistacchi e formaggio
250 grammi di farina 00
1 bustina di lievito per torte salate (15 gr circa)
80 grammi di pistacchi, spezzettati grossolanamente (io: 40 grammi di pistacchi, 40 grammi di mandorle)
100 grammi di prugne, a pezzetti (io 70 grammi, ne avevo poche)
150 grammi di formaggio di capra (io Brie)
4 uova
150 ml di olio di oliva 
100 ml di latte (io ho messo 70 ml di olio + circa 150 ml di latte)
50 grammi di yogurt bianco
aggiunta mia: una manciata di olive nere (per compensare la scarsità di prugne) 
1 cucchiaino di sale
1 grattugiata di pepe

Preriscaldate il forno a 180 gradi e rivestite una teglia da plum cake con carta da forno. Tagliate il formaggio a tocchetti, sminuzzate grossolanamente i pistacchi e le prugne secche. In una ciotola mescolate la farina, il lievito, il formaggio, le prugne e i pistacchi. In un altro contenitore sbattete le uova fino a che non saranno chiare e gonfie. Versate quindi gradualmente l'olio, il latte e lo yogurt. Salate e pepate. Unite gli ingredienti solidi ai liquidi, mescolate velocemente come fareste per dei muffin, perché l'impasto deve risultare un po' grezzo. Versate il tutto nella teglia da plum cake, cuocete per circa 40 minuti (controllate la cottura con uno stecchino di legno). Lasciate raffreddare nella teglia. Una volta freddo sformate, tagliate a fette e servite. Bon appetit. 

Parigi è certamente una città di grande fascino, culinario e non. Il suo stile regale ma anche un po' decadente, la rende nell'immaginario collettivo la città più romantica al mondo, un luogo dove la modernità non ha cancellato del tutto le buone abitudini del passato e dove il ritmo non è mai eccessivamente frenetico. Impressione forse valida solo per chi non vive lì? Può essere, sta di fatto che la Ville Lumiere rimane una delle città d'Europa dove tutti noi accetteremmo a occhi chiusi un trasferimento per lavoro.. o sbaglio? Per il momento, eccovi una carrellata di film che hanno reso omaggio a questo luogo meraviglioso (anche per la sua cucina). 

Julie & Julia
Julia Child impara a cucinare proprio nella capitale francese


Ratatouille
E' ambientata a Parigi la storia del topolino Remy, il cui sogno era cucinare


Parigi
Vite di persone normali che abitano nella capitale francese


French Kiss
Un'americana (quasi) canadese vola a Parigi decisa a riprendersi il fidanzato che l'ha abbandonata per una francesina. Qui incontrerà il ladro Luc.


Il favoloso mondo di Amelie
Amelie vive in un mondo tutto suo e è in cerca di amore.


Midnight in Paris
Un meraviglioso viaggio di fantasia di uno scrittore americano nella Parigi della Belle Epoque 


Moulin Rouge
La storia d'amore tra Christian e Satin, tra ballerine e bohemiens, all'epoca d'oro del Mouline Rouge


Les Miserables
Ora al cinema il musical tratto dal romanzo di Victor Hugo, per cui Hugh Jackman e Anne Hathaway sono candidati all'Oscar

giovedì 7 febbraio 2013

Torta Pan di Stelle. Per un dolce compleanno.





La ragione di questo video è che lunedì era il compleanno del mio fidanzato e gli ho organizzato una festa a sorpresa, con un po' di amici. Per soffiare le candeline ho preparato una torta che è una bomba, su suggerimento della mia amica Giorgia che come sapete dà il meglio di sè nei dolci. 
Si tratta di una ricetta che ho trovato sul sito di Mysia, l'ho seguita quasi alla lettera (almeno una piccola modifica la dovevo fare!)
Le foto sono pessime, ero di frettissima (ho preparato tutto da sola, nel pomeriggio prima della festa e la mia cucina non è proprio luminosa, ecco). Prendetele giusto come testimonianza del fatto che l'ho davvero preparata! Al di là delle foto, però, si tratta proprio di un trionfo: soffice, dolce, intensa. Cioccolato, caffè, nutella e panna si mescolano in bocconi da pura goduria. Devo aggiungere altro? 


Torta pan di stelle
500 grammi di biscotti Pan di stelle
400 grammi di nutella (io 300 grammi)
500 grammi di panna 
50 grammi di zucchero a velo (dovessi rifarla, ridurrei a 30gr)
200 ml di caffé (nella ricetta originale: 150 ml di latte, 1 tazza di caffè)
cacao amaro


La torta è molto dolce quindi io vi suggerisco di fare come me :-) e usare il caffè puro (un po' allungato con acqua magari) e non il latte, poi vedete voi, va a gusti. Preparate quindi una caffettiera da due, versate il caffè in una fondina e diluitelo con un goccio di acqua. Montate la panna con lo zucchero a velo. Prendete una tortiera a cerniera, imburrate base e bordi. In un pentolino mettete a sciogliere a bagnomaria la Nutella (lasciatela pure nel barattolo, sigillato). Iniziate a fare uno strato di biscotti. Imbevete velocemente i biscotti da entrambi i lati e disponeteli sul fondo. Non dovete lasciare buchi, coprite gli spazi con biscotti a metà o spezzettati quanto serve. 
Versate un po' di nutella sciolta e spatolatela con delicatezza sui biscotti. Passate alla panna montata, fate uno strato con circa un terzo della panna, livellate dolcemente e proseguite con un secondo strato di biscotti, poi di nutella, ancora panna, biscotti, nutella e panna. Finite con una spolverata di cacao amaro. Se vi piace, potete decorare con delle stelline di pasta di zucchero (no, non l'ho fatto :-)) Lasciate riposare in frigo per almeno due o tre ore. Togliete la cerniera dal bordoe guarnite, se volete, con dei Pan di stelle (scenografico, ma scomodo per tagliare le fette!) Tagliate, servite e... godete! Con misura però... E' davvero corposa quindi ne basterà una fettina, giuro. Forse. 

giovedì 31 gennaio 2013

Quattro attori... appetitosi. Tutti per voi.

L'ultima volta che ho fatto il post con i miei abbinamenti cibo abiti da red carpet, in occasione dei Golden Globe, qualcuna mi ha fatto notare che sì, va bene guardare i bei vestiti delle attrici e invidiarle per la loro forma splendida e gli outfit da gran galà, ma in fondo voi che mi leggete siete quasi tutte donnine e volete anche rifarvi un po' gli occhi con qualche maschietto degno di nota. 
Perciò stavolta parliamo di quattro attori che amo. 
Sono carini, ma non belli belli in modo assurdo. Sono star, ma non così universalmente adorati come, che so, Brad Pitt. Sono bravi. Eccoli qua, tutti per voi.

Jim Sturgess


Jim è nato a Londra nel 1981. Canta e suona, infatti inizialmente sognava una carriera in ambito musicale e fa parte tuttora di una band. E' stato scelto proprio -anche- per le sue doti canore dalla regista Julie Taymor per interpretare Jude, il protagonista del musical beatlesiano Across the Universe, che ho adorato. E poi, con quella faccia da furbetto allegro, ci ha conquistato con 21, film ambientato tra il MIT e Las Vegas, tra dottorandi in matematica e gioco d'azzardo, ma soprattutto con One Day, adattamento dell'omonimo romanzo in cui recita con Anne Hathaway. Oggi è al cinema con La Migliore offerta di Tornatore e Cloud Atlas dei fratelli Whachowsky, in cui interpreta vari ruoli, tra cui quello di un orientale (ed è truccato come tale! Della serie come rovinare un bel ragazzo..).

James McAvoy




James non è proprio il prototipo del figaccione. Ha un naso importante, la pelle bianchiccia (dopotutto stiamo parlando di uno scozzese) e non è manco molto alto. Ma, almeno secondo me, la sua faccia buca lo schermo. E' un attore molto comunicativo. In Espiazione ci ha commosso fino alle lacrime, ne L'ultimo Re di Scozia ci ha mostrato la perdita dell'innocenza (e dell'arroganza), in Becoming Jane ci ha semplicemente fatto sognare. E' sposato con Anne Marie Duff, e questo mi porta a dire che in fondo abbiamo tutte una chance di sposare una superstar di Hollywood.. no dico.. questa qua ..pure 9 anni più vecchia)... 

Joseph Gordon-Levitt





Che dire di questo ragazzo? Lo adoro. Adoro i film che fa, il suo tono allegro e gentile nelle interviste e la sua faccia simpatica, che non rientra proprio nei canoni dei belloni di Hollywood, con quegli occhi un po' orientali e le fossette nelle guance. Joseph, californiano, ha cominciato a recitare da bambino, diventando famoso con Una famiglia del terzo tipo; nell'adolescenza ha avuto il rifiuto e ha abbandonato le scene, ma l'amore per la recitazione lo ha poi riportato al cinema, stavolta per una serie di film indipendenti di qualità che gli sono valsi la definizione di "stella nel firmamento del cinema indie" del New York Times. E dopo 500 giorni insieme (delizioso) è arrivato al successo vero, quello di film come Inception, The Dark Knight Rises, 50/50 e Looper. Tanto che è stato scelto per condurre lo show comico più importante d'America, il Saturday Night Live. E ha divertito (e scandalizzato) il mondo con la sua imitazione di Magic Mike in un vero e proprio streaptease surreale. Come si fa a non volergli bene?

Joshua Jackson



Joshua Jackson vince il premio Brutto Anatroccolo dell'anno. Chi non lo ricorda, paffuto e con i capelli tagliati a chierica, nel telefilm che lo rese celebre, Dawson's Creek? Interpretava Pacey, finto sfigato che poi zitto zitto si faceva le più fighe, da Andy (che però poi diventa pazza), a Joey, letteralmente soffiata sotto il naso a quel rimbambito del suo amico regista. Joshua ha appena terminato un'avventura lunga 5 stagioni in coppia con la bellissima Anna Torv (la vedete nella foto con il vestito viola) recitando in Fringe, serie sci-fi che si è mossa tra universi paralleli e passato e futuro. Smagrito, ben pettinato, alto e ha pure una bella voce calda, a differenza del doppiatore che lo ha segnato con Dawson's Creek (lo stesso che fa Ciuchino di Shrek, per intenderci): che gli vuoi dire? Imparando dal suo personaggio Pacey, infatti, il furbo Joshua s'è cuccato una delle più belle attrici in circolazione, quella sleppa di Diane Kruger, tedeschina dal viso spettacolare e dal corpo di più (nella foto, indossa un abito azzurro e un baschetto). Quando si dice una bella coppia. Aspettiamo però un qualche salto di qualità per il Joshua cinematografico, che tipo dieci anni fa sembrava partito bene con un thriller sulle confraternite universitarie (The Skulls) e poi s'è perso un po' via in commediole mai distribuite in Italia e horror perdibili. Ora arriveranno un'altra commedia, In amore si vince, al fianco di Bruce Willis (non è data sapere la data di distribuzione italiana) e Inescapable, un thriller politico con una buona dose di action e spionaggio, in cui Joshua interpreta un diplomatico in Siria che tenterà di aiutare Adib, ex agente segreto siriano costretto a tornare in patria dopo il rapimento della figlia. Per il momento, godiamoci il suo sorrisetto sornione.

Allora, piacciono anche a voi oppure no? Avete scelto il vostro preferito? :-) Aspetto i vostri commenti! 

sabato 26 gennaio 2013

Clementine: un personaggio, una canzone... e un plum cake supersoffice



Le clementine sono dei frutti meravigliosi: piccole, profumate, dissetanti, facili da sbucciare! Ma ci mettono pochissimo a guastarsi e allora diventano mollicce e virano verso una dolcezza stucchevole che me le rende indigeste. Nel frigo ne erano rimaste un po', non più mangiabili ma nemmeno allo stadio "pattumiera". Così le ho riciclate in un meraviglioso plumcake. E' una ricetta molto semplice, non bisogna certo essere grandi cuoche per prepararla, però dà molta soddisfazione per il suo sapore delicato e soprattutto per la sua morbidezza e sofficità. 




Plum cake alle clementine
200 grammi di farina
40 grammi di fecola di patate
200 grammi di zucchero
8 grammi di lievito
130 grammi di succo di clementine
80 grammi di burro
3 uova
la buccia grattugiata di un limone bio

per la glassa (opzionale)
100 grammi di zucchero a velo
succo di mezzo limone
acqua calda qb

Fondete il burro in un pentolino, a fuoco dolce. Montate a lungo le uova con lo zucchero. Quando avrete ottenuto un composto ben gonfio e chiaro, aggiungete la farina setacciata con la fecola e il lievito, il burro fuso raffreddato e il succo di clementine e mescolate bene. Incorporate al composto la buccia grattugiata di un limone non trattato... e avete già finito! Versate in uno stampo per plumcake rivestito di carta da forno.Infornate per 45 minuti a 180 gradi. Se la crosta si colora troppo a metà cottura coprite con un foglio di alluminio. Una volta cotto lasciate raffreddare e guarnite, se vi piace, con una glassa fatta di zucchero a velo, qualche goccia di acqua calda e succo di limone. 



Clementine è anche un nome inglese, che mi piace molto (Clementina in italiano suona un po' meno bene...) e mi ricorda due cose: l'unica canzone di pseudo-successo della carriera solista di Mark Owen (membro dei Take That, ndr, la canzone la potete mettere come colonna sonora cliccando qui), e la protagonista di Eternal Sunshine of the Spotless Mind (Se mi lasci ti cancello) il visionario film di Michel Gondry dedicato all'importanza dell'amore e dei ricordi. Kate Winslet è Clementine, una ragazza dal carattere esuberante che lavora in un negozio di dischi e ama sperimentare colori improbabili sulla propria testa. Joel (Jim Carey) scopre che Clementine, dopo la fine della loro relazione, si è sottoposta a una procedura per cancellare dalla mente i loro ricordi comuni. Joel decide quindi di fare lo stesso. Nel lungo e complicato processo della cancellazione riviviamo i loro momenti più felici e quelli critici. Ma nulla è perduto per chi è fatto per stare insieme!


Un film delizioso: intricato, surreale e romantico, che se non avete mai visto dovete assolutamente recuperare! Vi lascio con il trailer.


sabato 19 gennaio 2013

Muffin ai mirtilli rossi e burro di cacao. E un film magico (Re della terra selvaggia)

Ci sono pomeriggi, come questo in cui fuori fa freddo e nevica, dove la cosa migliore è godersi la comodità e il calduccio di casa, magari in compagnia di un tè caldo e di un muffin. Ieri ho preparato questa versione, con dei cranberries essicati, lo yogurt e il burro di cacao al posto del burro o dell'olio di semi. La resa è ottima, l'impasto rimane morbido e soffice: eccovi la ricetta!



Muffin ai mirtilli rossi e burro di cacao
260 grammi di farina
100 grammi di zucchero
50 grammi di burro di cacao (io Venchi)
8 gr di lievito per dolci
1 bustina di vanillina
1 uovo
230 ml di yogurt bianco cremoso
70 grammi di mirtilli rossi (cranberries) disidratati
grappa q.b.
1 pizzico di sale

Mettere i cranberries in una ciotola e bagnarli con un goccio di grappa e acqua calda; lasciarli a bagno 20 minuti. Sciogliere il burro di cacao a fuoco dolce in un pentolino. Miscelare farina e lievito con lo zucchero e la vanillina. In un altro recipiente sbattere l'uovo con un pizzico di sale e aggiungere lo yogurt e poi il burro di cacao fuso, appena sarà abbastanza raffreddato. Strizzare i cranberries, gettarli nella miscela di farina e zucchero, mescolare bene e poi unire tutti gli ingredienti solidi ai liquidi, amalgamando velocemente e non troppo. Posizionare i pirottini nella teglia per muffin, riempirli con un paio di cucchiaiate di impasto per pirottino. Infornare a 180 gradi per circa 20 minuti (fate la prova stecchino).
Et voilà!




Mentre vi gustate la vostra merenda, vi do un'anticipazione cinematografica. Il 7 febbraio uscirà in Italia un film da non perdere. Si tratta di Re della terra selvaggia, il cui titolo originale è Beast of the Southern Wild. E' una favola magica che ha come protagonista Quvenzhané Wallis, una bambina che a soli 9 anni grazie alla sua interpretazione è diventata la più giovane attrice mai nominata al Premio Oscar come protagonista. Il film, firmato dal regista Benh Zeitlin, è stato selezionato da Robert Redford per il Sundance Film Festival, dove ha vinto il Gran Premio della Giuria, oltre al Premio per la Migliore Fotografia. Subito dopo ha vinto un'altra serie di importanti riconoscimenti e oggi è candidato a 4 premi Oscar (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura e miglior attrice protagonista). Tra i fan del film c'è nientemeno che il presidente Obama. 




Veniamo alla trama. Il film è ambientato in una comunità ribelle soprannominata Bathtub (la Grande Vasca), che vive a ridosso del delta di un fiume nel Sud degli Stati Uniti, tagliata fuori dal resto del mondo da una diga. Siamo in un futuro non identificato che ricorda i paesaggi alluvionati della New Orleans post Katrina. Hushpuppy, una vivace bambina di cinque anni, vive con Wink, papà severo ma affettuoso. Wink, che ha contratto una grave malattia, sta preparando Hushpuppy a vivere in un mondo dove non ci sará piú lui a proteggerla. Inoltre il Bathtub è alla vigilia di una catastrofe di epiche proporzioni: gli equilibri naturali si stanno infrangendo, i ghiacci si sciolgono e sul territorio stanno tornando in vita gli Aurochs, misteriose creature preistoriche ibernate nei ghiacci e liberate dal disgelo. A Hushpuppy non resta che cercare di sopravvivere e di mettersi alla ricerca della madre, che per lei è solo un vago ricordo. 


Sono molto curiosa di vedere questo film che ha conquistato la critica e il pubblico e americano: segnatevi la data del 7 febbraio, quando uscirà in Italia. Nel frattempo, godetevi il trailer!


lunedì 14 gennaio 2013

Star food: Golden globes, che gusto!

Lo avevo detto che il nostro Ben era stato bravo. E infatti il suo Ar-go-fuck-yourself  (chi non ha visto non capirà, pace) ha portato a casa il premio come miglior film ai Golden Globes, e lui quello di miglior regista.
La mia amata Jessica (Chastain) vince come miglior attrice drammatica mentre la rivelazione dell'anno, Jennifer Lawrence, si becca il premio come miglior attrice in una commedia.
Prevedibilmente premiata Anne Hathaway ne Les Miserables, dopo essersi sudata il premio con una dieta da meno 11 kg e -si sa- a Hollywood queste imprese pagano sempre. Anche il suo compare di set Huge-Hugh Jackman vince come miglior attore in una commedia o musical, mentre il solito secchione Daniel Day Lewis porta a casa il globo come miglior attore drammatico per Lincoln.
Django Unchained di Tarantino è stato premiato per la sceneggiatura e per il miglior attore non protagonista, il mitico Christoph Waltz. Michael Haneke premiato per il film straniero con Amour.
Qui trovate tutti i premi. Alcuni di questi film non sono ancora arrivati in Italia: giudicheremo quindi più avanti. Per ora, godetevi i nostri consueti abbinamenti golosi dal red carpet. Credevate vi potessi lasciare senza? Non sia mai...
Ho dovuto sceglierne alcuni, c'erano moltissimi abiti rossi e altrettanti neri ma ne ho scelto solo uno per tipo. Molte altre avrebbero meritato ma il tempo è quel che è! Enjoy e ditemi chi è la vostra preferita!

Jessica Alba
Invitante come una pescuccia in un abito color corallo firmato Oscar De la Renta.. stupendo!



Jennifer Lawrence
La rivelazione dell'anno calca il red carpet in un abito rosso fragola a campana firmato Dior



Anne Hathaway
Sceglie la semplicità di un candido Chanel, prezioso e irresistibile.


Jessica Chastain
Semplicità con una lunga scollatura e color del cielo per l'abito firmato Calvin Klein scelto dall'attrice



Naomi Watts
In questo Zac Posen color rubino la bionda australiana si mostra chic ed elegante come sempre 


Kate Hudson
Ha dichiarato di aver scelto il comfort con questo splendido abito nero impreziosito d'oro di Alexander McQueen. Alla faccia della comodità!


Sienna Miller
IN versione principessa dei fiori in un insolito abito firmato Erdem, sui toni del rosa.



martedì 8 gennaio 2013

Panettone gastronomico, antipasto ...astronomico



Avete finito di mangiare? Io sì.. almeno credo.. Da ieri sto cercando di darmi una regolata.. cose leggere, verdura, frutta e niente dolci. Ma prima di affogare in un mare di dispiacere per mancanza di serotonina vi lascio la ricetta del panettone gastronomico. Mica pizza e fichi. Quello che se lo comprate dal panettiere vi costa più di 10 euro e in pasticceria o in gastronomia già farcito.. non lo voglio nemmeno sapere.
Farlo è semplice. Orsù dunque, al prossimo cenone di Capodanno (o perché no, settimana prossima se avete la fortuna di avere il fisico a-la-Kate Moss) fatelo voi. Ecco gli ingredienti!

Panettone gastronomico (per 8-10 persone)

250 grammi di farina forte (Manitoba)
250 grammi di farina 00
15 grammi di lievito di birra fresco
1 cucchiaio colmo di zucchero
250 grammi di latte parzialmente scremato
100 ml di acqua
2 uova
100 grammi di burro
10 grammi di sale
+ 1 uovo per spennellare
+ 10 gr di burro per la cupola

Scaldare leggermente il latte con l'acqua e togliere il burro dal frigo. Nella ciotola della planetaria sciogliere il lievito in poco latte con un cucchiaio di zucchero, unire le uova sbattute e una prima parte di farina, amalgamare a bassa velocità. Aggiungere i restanti liquidi e la farina setacciata. Impastare bene per circa 5 minuti a velocità due (nel kitchen aid) e poi concludere con un minuto a velocità 4. A questo punto l'impasto sarà ben incordato. Aggiungere il burro a pezzetti, gradualmente, unendo il successivo solo dopo che il pezzo precedente è stato assorbito. Aggiungere il sale e amalgamare ancora. Dopo una decina di minuti l'impasto sarà pronto. Lasciare nella ciotola a lievitare in un posto tiepido e asciutto.
Dopo circa tre ore, sgonfiare delicatamente l'impasto (che sarà come nella prima foto sotto) e impastarlo su una spianatoia con poca farina. Effettuare due o tre pieghe all'impasto e poi questo movimento che (ho scoperto) si chiama pirlatura e consente di raccogliere l'impasto in una palla perfetta senza molta fatica. Mettere il panettone nello stampo, coperto, a lievitare nuovamente.
Dopo un paio d'ore l'impasto sarà come questo che vedete nella terza immagine del collage.


Una volta lievitato, spennellate un po' di uovo sbattuto suulla cupola del panettone e operate delicatamente una incisione a croce al centro, dove posizionerete un cubetto di burro. E' ora di cuocere il panettone: dritto in forno preriscaldato a 180 gradi, per circa 50 minuti. Il risultato lo vedete nella quarta foto sopra!
L'ho conservato nella carta di un altro panettone, il giorno dopo l'ho tagliato (questo l'ha fatto mio padre, veramente.. non è tanto semplice affettare bene gli strati) ricavando 10 fette. Era bello morbido, profumato ma non pesante, adattissimo alla farcitura.
Abbiamo guarnito con strati di maionese e salmone affumicato, salsa tonnata (maionese, tonno e capperi frullati) e mascarpone con patè di olive. Mi raccomando, non si farciscono tutti gli strati ma si fa uno strato farcito, uno liscio a coprire, un altro liscio che costituisce da base per lo strato successivo.. e via dicendo. Sembra banale, ma mi è capitato di andare decisa su un panettone e tirare su una sfilza di dieci strati alta come un grattacielo perché era stato farcito su tutti i livelli... ingestibile! Quando prendete un pezzetto deve essere un piccolo sandwich, insomma: lo vedete qui sotto nelle foto dove lo sto farcendo (con mani unte, eh eh eh)



Ovviamente potete farcirlo come più vi piace: gamberetti e salsa rosa, uova di lompo e burro, ma anche crema di prosciutto e ricotta (o altri formaggi morbidi), verdure e caprino, crudo e maionese e via dicendo. Chi più ne ha più ne metta. Una volta iniziato sarà difficile smettere di mangiarlo perché, come le ciliegie, un pezzetto tira l'altro (ma è un po' più deleterio delle ciliegie!). Oggi niente film.. sono di fretta.. godetevi il panettone! :-)


sabato 5 gennaio 2013

In the loop for Looper



I motivi che potrebbero convincervi a vedere Looper sono gli stessi che potrebbero portarvi a passare oltre senza dare una chance a questo film che mescola fantascienza, thriller e action. Sto parlando di effetti speciali che vantano l'utilizzo della prossemica per il make up del protagonista, viaggio nel tempo come espediente narrativo, un numero sostenuto di inseguimenti e sparatorie e il sempre ganzo Bruce Willis.
Se a questo punto siete pronti a proseguire, affronterete un film intricato e con un buon ritmo in cui l'intreccio, sebbene con qualche incoerenza e leggerezza, è ben costruito e tiene incollati allo schermo. Qualcuno ha scritto che Looper è il "Matrix di questo decennio", ma trovo che un'etichetta del genere sia innanzitutto troppo generosa e in secondo luogo sviante: in questa pellicola c'è molto più di Terminator (il primo, il numero 1) che del film dei fratelli Wachowksy, unito al gusto per intricate trame "a puzzle" dei film di Christopher Nolan.
Non siamo certo ai livelli di Inception, ma questa creatura del regista Rian Johnson se la cava, grazie anche ai protagonisti: Joseph Gordon Levitt, che interpreta Joe da giovane, e Bruce Willis, lo stesso Joe con 30 anni di più sulle spalle. Per rendere credibile l'interpretazione dello stesso personaggio da parte di due persone fisicamente così diverse e non potendo Bruce prendere le fattezze tonde e lo sguardo dal sapore orientale di Gordon-Levitt, è stato quest'ultimo a trasformarsi (o almeno a tentare di farlo) in un Willis sbarbatello.
Il make up gli ha regalato una mascella ingrandita, un naso più largo e diritto, labbro più basso e sottile, orecchie ritoccate non so come e sguardo completamente snaturato da un'arcata sopraccigliare ricostruita e lenti a contatto verdi. Ci piace questo Joseph Gordon Levitt conciato come un manichino della Rinascente? No, oviamente è molto meglio  al naturale e per quanto il trucco sia di altissimo livello, si percepisce che la sua faccia abbia un che di plasticoso. Però c'è anche da dire che questo attore (che è ufficialmente uno dei miei beniamini, dopo averlo visto in Batman e 50/50) riesce a ricordare davvero Willis nella mimica facciale e nel modo di muoversi. In una scena in cui si trova a colloquio con il suo "capo", una specie di boss della malavita futura, Levitt sfoggia quel ghigno un po' beffardo e il sopracciglio ammiccante del primo Willis, quello di Die Hard e Il quinto elemento, per intenderci.

Joseph Gordon Levitt "willisizzato" per Looper
...e nelle sue sembianze abituali

La storia è questa: siamo nel 2044, il viaggio nel tempo non è stato ancora inventato ma da qui a 30 anni lo sarà. I signori della mala del futuro hanno pensato bene quindi di creare un sistema per cui, quando vogliono disfarsi di qualche personaggio scomodo, lo catturano e lo mandano indietro nel tempo ammanettato e incappucciato, dove dei killer di basso profilo, i loopers, provvedono alla sua immediata esecuzione. Per ogni cadavere i loopers sono ricompensati con lingotti d'argento legati al corpo del malcapitato. Il looper si chiama così perché prima o poi, avendo accumulato troppe informazioni sui suoi datori di "lavoro", arriva il giorno in cui deve chiudere il cerchio (the loop, appunto) uccidendo il se stesso del futuro. In cambio riceve una buonuscita in lingotti d'oro e il resto della sua esistenza vissuto alla grande, nel lusso.
Quando Joe deve chiudere il suo cerchio però qualcosa va storto: il se stesso del futuro è molto sveglio e, approfittando di un attimo di esitazione, riesce ad aggredirlo e fuggire. A guidarlo è la disperazione e la voglia di vendetta: vuole trovare il capo della mala che sta chiudendo tutti i cerchi ed è responsabile della morte della moglie di Joe, avvenuta durante la sua cattura. In mano ha una data e ora di nascita e tre target, tre bambini di 10 anni che potrebbero essere il suo nemico del futuro. Joe giovane è invece consapevole di dover uccidere il se stesso del futuro appena possibile, mentre la malavita gli sta già dando la caccia. E nell'inseguimento presto si trovano coinvolti Emily Blunt e suo figlio, che vivono in una casa di campagna segnata sulla mappa da Joe-Willis per qualche motivo sconosciuto...





Insomma, Looper è buon thriller fantascientifico e se vi piace il genere - e non vi aspettate il Matrix di questo decennio- non resterete delusi.
Cosa c'è da mangiare in questo film? C'è poco tempo per stare a tavola. E l'unico momento in cui vediamo il cibo è quando i due Joe si danno appuntamento alla tavola calda. L'ordinazione è quanto di più insano e americano ci possa essere. Bisteccona con patatine fritte e uova strapazzate. Guardate qua che sleppazze di carne.



Io penso di mangiare questa dose di carne rossa forse in un mese intero.. abbinata alle uova e alle french fries poi, mi sa che è una dieta che va bene solo per un Looper braccato dalla mala!
Il film esce nelle sale italiane il 31 gennaio: buon loop!

Chi ben comincia... il mio parere sui film visti tra fine e inzio anno

Il tempo per scrivere dei film che guardo scarseggia sempre, così ho deciso di fare un post riepilogativo dei tioli visti nell'ultimo p...