giovedì 1 agosto 2013

Before Sunrise, Sunset or Midnight, eat a Frozen banana pop


  
C'erano una volta Jesse e Celine, che si incontrarono su un treno e passarono insieme un'indimenticabile notte a Vienna, lasciandosi con la promessa di rivedersi nella stessa stazione sei mesi dopo. 
Quella promessa entrò nei nostri cuori, gonfi di speranza e romanticismo per una storia abbastanza speciale da farne un film, Before Sunrise (Prima dell'alba), ma sufficientemente verosimile da illuderci che, prima o poi, anche noi ragazze avremmo potuto vivere un incontro del genere (grazie Francy per avermelo fatto vedere). 



Con un po' di timore, per la paura di rovinare i bei ricordi e le aspettative riposte nell'amore tra Jesse e Celine, abbiamo affrontato la visione di Before Sunset, dove i nostri beniamini si rincontrano a Parigi, nove anni dopo la loro notte insieme. Capiamo subito che il loro secondo incontro viennese non è mai avvenuto, ma in qualche modo il film riesce a non farci rimanere delusi per questo e, anzi, a toccarci ancora una volta con un senso di verosimiglianza e realismo, all'interno di un contesto costruito perfettamente in ogni tassello. 



Jesse e Celine sono visibilmente emozionati e parlano, parlano, tanto quanto parlavano nove anni prima, andando in profondità, non essendo mai banali, nutrendosi l'uno della presenza dell'altro e portando alla luce sentimenti e risentimenti nascosti nelle pieghe di un'esistenza che è andata avanti e li ha fatti diventare qualcos'altro, rispetto ai venticinquenni spensierati della loro avventura viennese.



E ora. Ora il regista Richard Linklater e i meravigliosi Julie Delpy e Ethan Hawke (che hanno lavorato insieme alla sceneggiatura dei tre film) sono tornati al cinema con l'ultimo capitolo della storia d'amore infinita tra Jesse e Celine, Before Midnight.
E io non posso vederlo! Non posso vederlo perché il film, che è stato presentato al Sundance film festival a gennaio, poi a Berlino e ancora ad aprile al Tribeca esattamente 2 giorni (due giorni... arghhh!!!) dopo che avevo lasciato New York, che a giugno è uscito negli USA e a luglio in un sacco di altri paesi, non ha ancora una data di distribuzione per l'Italia.



Basta guardare qui per essere presi dallo sconforto. E non bastano momenti di autoindulgenza su barattolini di gelato variegato al caramello, golosi frozen banana pops o altre amenità culinarie a contrastare questo senso di frustrazione e abbandono che provo.
Mi avete lasciato orfana di Jesse e Celine, cari i miei distributori della cippalippa, e io non avrei alcuna remora a sfidare la legalità e usufruire di copie piratate, DVDrip o file CAM con l'audio sminchiato, pur di avere il piacere di ammirare ancora una volta le loro cerebralissime e divertenti conversazioni. Il problema è che non si trova.



E' mai possibile che non una Fandango, una BIM, una Mikado o per dire una Lucky Red non si siano accollati la distribuzione nel Belpaese di questo piccolo gioiello ambientato tra i tramonti sul mare della Grecia, consentendo a chi ha sognato con Celine e Jesse di ammirarli per un'ultima volta? Cosa devo fare io per sapere cosa succede a sti due, oltre a leggermi le recensioni entusiaste della stampa estera dove -ovviamente- il film è uscito???? Vi lascio con questa domanda e, se avete una risposta, non esitate a fornirmela, por favor! 

In cambio, io, vi regalo un Frozen Chocolate Banana pop. E cos'è? Beh immaginate banana congelata + cioccolato, su stecco. Una specie di magnum di banana
Non vi convince? Provare per credere. Goduria allo stato puro e persino a un contenuto livello calorico! 
In fondo è frutta, potrà mai far male? Sì c'è il cioccolato, vabbè, ma è fondente! Si sa che il cioccolato fondente fa bene alla salute, all'umore, al cervello! Se poi gli diamo una sferzata con il freddo, che ve lo dico affà!



Frozen Chocolate Banana Pops
Per 4-6 pops
2 banane non troppo mature
80 grammi di cioccolato fondente
1 cucchiaio di olio di semi (o altro olio insapore, come il mais, oppure, se volete aggiungere un saporino esotico potete usare l'olio di cocco)
4-6 stecchi di legno da ghiacciolo

Sbucciare le banane, tagliarle a metà o, se molto grandi, in tre pezzi. Inserire un bastoncino di legno in ogni pezzo. Mettere in frezeer per almeno mezz'ora (o meglio un'ora). Nel frattempo, sciogliere il cioccolato e l'olio in una ciotola a bagnomaria.
Rimuovere le banane dal freezer e, tenendo una banana alla volta, immergere nel cioccolato fuso, facendo attenzione che la banana sia completamente ricoperta di cioccolato. Lasciate rapprendere il cioccolato e riponete in frezeer per un'altra mezz'ora o fino al momento di consumare. 
Se rimangono in freezer a lungo ricordatevi di toglierle 5 minuti prima di mangiarle, o saranno molto dure (e gelide) all'interno. Gustate senza ritegno.  :-)

venerdì 26 luglio 2013

Kevin Spacey Day: 21


Oggi è il Kevin Spacey Day! E che roba è? Vi spiego. Un gruppetto di simpatici blogger appassionati di cinema ha deciso di celebrare un grande attore al mese, seguendo i compleanni e pubblicando le recensioni dei migliori film. Da questo giro anche io faccio parte della banda: inizio quindi da Kevin Spacey, nato il 26 luglio del 1959, che oggi compie 54 anni.
Vi state chiedendo perchè la faccia di Spacey è fotomontata su un fisico possente e sanguinario: il fatto è che molti cineblogger avrebbero preferito dedicare il Day di luglio a Silvester Stallone, ma poi il partito di Spacey ha prevalso e per prenderla a ridere è stato realizzato questo banner. :-)
Attore eclettico e di talento, il nostro amico Kevin non ha certo il fisique du role del bellone, perciò ecco che lo vediamo recitare spesso in ruoli da coprimario o, cosa che gli riesce molto bene, del cattivo, come nel caso di Seven o dei Soliti Sospetti, per cui vince il primo Oscar.
Ma il riconoscimento mondiale per Spacey arriva con l'Oscar per American Beauty, dove interpreta un infelice uomo di mezza età che perde la testa per un'amica della figlia adolescente.


La pellicola di cui vi parlo oggi, però, è 21, un film che intreccia gioco d'azzardo e matematica in cui Kevin non si smentisce e interpreta con bravura un professore dalla dubbia moralità che trascina nei guai il carino, intelligente e, almeno all'inizio, credulone Jim Sturgess.
Sturgess è Ben, brillante ma squattrinato studente del MIT che viene notato da il professor Mickey Rosa (Spacey) e per questo passa in men che non si dica dai tavoli della biblioteca a quelli dei casinò. Rosa, infatti, lo fa entrare nel suo illegale e segretissimo dream team di studenti matematici di talento che nei weekend volano da Boston a Las Vegas per sbancare i tavoli del blackjack attraverso un complicato sistema di conteggio delle carte.
All'inizio tutto sembra meraviglioso e Ben si lascia prendere sempre di più da questa attività, che lo porta a trascurare i vecchi amici (nerd) e lo studio a favore di Jill, la più bella del gruppo, e soprattutto dei soldi. Quando Ben comincia a forzare la mano, le cose non fileranno più lisce. A questo punto Kevin Spacey sfoggia la sua collaudata interpretazione del bastardo senza scrupoli e tira fuori tutta la crudeltà del professor Rosa. Ma Ben è pur sempre un cervellone e Rosa, con i suoi trucchetti nei casinò di tutta Las Vegas, nel corso degli anni si è fatto molti nemici. Tornerà a galla? Si vendicherà di Rosa?


Il film, del 2008, vanta una storia abbastanza originale, che offre buoni spunti (ispirata a fatti realmente accaduti), ma a volte si perde nell'imitazione dei classici del genere "azzardo", da Ocean's 12 a Casinò fino a La Stangata, ma resta comunque una visione piacevole. La regia è di Robert Luketic, nome che non vi dirà molto, dal momento che ha firmato più che altro commediole di livello medio basso, tipo Quel mostro di suocera, La rivincita delle bionde e La dura verità e in questo caso non dà un grande valore aggiunto. I momenti migliori del film? Quelli che vedono in scena Spacey a.k.a Professor Rosa a bistrattare Sturgess e a regolare i conti con la sua nemesi, Lawrence Fishbourne, ovvero il capo della sicurezza di uno dei casinò, che da anni lo tiene d'occhio...

Curiosi delle recensioni degli altri film di Kevin?
Eccovi l'elenco completo dei partecipanti al KS Day e dei relativi post.

martedì 2 luglio 2013

Gazpacho rosso sangue per la crudele poesia di Stoker



Stoker, il nuovo film di Chan-wook Parkè una crudele poesia. E' un tripudio di immagini perfette, di inquadrature meravigliose, di scelte visive spiazzanti che mi hanno totalmente conquistata. La storia, a pensarci, ha un po' di lacune, alcuni dettagli assolutamente inverosimili, eppure il film riesce a mantenere alta la tensione e, proprio quando sembra che sia finita la magia, colpirti in viso con nuove svolte, richiamando nuovamente la tua attenzione. 
Durante la visione si resta ammirati da una simbologia carica di significati, dalle scelte curate dei setting, della musica e dei costumi indossati dai protagonisti, che riescono nel quasi impossibile intento di ricreare le atmosfere hitchcockiane, senza per questo ridurre il film a una brutta copia delle pellicole del maestro. 
Ma qui c'è molta più violenza e perversione che in Hitchcock, anche se il sangue appare di rado, solo in qualche pennellata. Piuttosto domina il buio, il silenzio, la sensazione di pelle d'oca che si ha entrando in una bellissima casa troppo grande per chi ci vive.
Come domina il pallore sul volto della protagonista India (Mia Wasikowska), unito ai suoi vestiti anni 50 e ai capelli insolitamente scuri, tanto scialbi da farla sembrare una specie di Mercoledì cresciutella. 
Nicole Kidman, dalla bocca irrimediabilmente compromessa in seguito agli interventi estetici che lei nega, è tuttavia ancora elegante e soave, perfetta nei panni della vedova un po' annoiata e superficiale, una madre che non riesce ad amare sua figlia perché non la comprende. 
Forse il "cattivo" Matthew Goode non è la scelta più azzeccata del cast, ci sono visi più sensualmente inquietanti di quello di un ragazzone con gli occhi azzurri come biglie, ma certo non si può dire che se la cavi male nella parte.
In due parole, la trama: il giorno del 18esimo compleanno di India, lei e la madre scoprono che il capofamiglia Stoker è morto. Ha avuto un incidente e l'auto si è carbonizzata con lui all'interno. Al funerale si palesa Charlie, fratello più giovane di Stoker, di cui nessuno ha mai sentito parlare. La moglie, lusingata dall'avere intorno un bell'uomo giovane di grandi maniere, lo invita a rimanere. Da subito fra lui e India si crea un ambiguo e inspiegabile legame, fatto di attrazione e repulsione. Con la vicinanza dello zio, India scoprirà cose inimmaginabili su di sé e, camminando su tacchi alti e con il fucile in spalla, farà il suo personale percorso verso l'età adulta.
Gelosia, paura, violenza, morte, pulsioni oscure: tutto si fonde in questo film, che vi consiglio di vedere, anche se non subito prima di andare a dormire, mi raccomando!



Cosa c'è di meglio di un gazpacho rosso sangue da abbinare a questo film? Certo niente a che vedere con gli schizzi alla Tarantino, ma il sangue si prende in un certo senso la sua rivincita anche in questo film (prima di giudicare, guardatelo fino alla fine).
Non indugio oltre e vi lascio la ricetta!


Gazpacho
1 kg di pomodori maturi
1 cetriolo
1 peperone verde
1 peperone rosso
1 cipolla
olio evo
sale
pepe
aceto (opzionale)
aglio (opzionale)
peperoncino


Lavare le verdure, sbucciare i pomodori. Sbucciare il cetriolo e metterne metà in un frullatore insieme ai pomodori. Idem per i peperoni (qui potete fare anche due terzi nel frullatore, un terzo a dadini). Aggiungere anche la cipolla, un po' di peperoncino fresco (o in polvere) e se vi piace anche l'aglio (io non l'ho messo, crudo per me è troppo forte). Unire 4-5 cucchiai di olio di oliva, frullare il tutto per bene. Salare e pepare. Lasciare riposare in frigo almeno tre ore. Servire in ciotoline fonde, accompagnato dalla verdura a dadini che andrà aggiunta nel gazpacho fresco. A piacere aggiungere un altro filo d'olio. Se è troppo denso per i vostri gusti oppure avete intenzione di servirlo come bevanda fredda per l'aperitivo, potete diluirlo con acqua fredda fino a raggiungere la consistenza desiderata. 

giovedì 27 giugno 2013

Riso con mazzancolle e zucchine al profumo di menta, zenzero e limone


Questa ricetta l'avevo pensata per il contest di Curtiriso promosso dalla Cucina Italiana, ma siccome non sono una brava foodblogger :-), non mi sono accorta che era già scaduto (venerdì scorso, per l'esattezza). Però questo riso è buono, estivo, delicato... allora ve lo propongo lo stesso, no? 


Riso con zucchine e mazzancolle al profumo di menta, zenzero e limone
Dosi per due

160 grammi di riso Chicchi selvaggi Curtiriso
225 grammi di mazzancolle precotte
3 zucchine (2 se grandi)
4-5 foglie di menta
limone biologico
radice di zenzero qb
1 cucchiaino di curry o curcuma

tempo di preparazione: 1 ora circa




Sgusciare le mazzancolle (tranne 4 o cinque da utilizzare come guarnizione dei piatti). Metterle a marinare con fettine di zenzero, succo di un limone e parte della buccia grattugiata. Nel frattempo tagliare a dadini le zucchine, cuocerle con un paio di cucchiai di olio in una wok. Verso fine cottura aggiungere le foglioline di menta spezzettate e il sale. Mettere a bollire l'acqua, colorarla con un cucchiaino di curry o curcuma, lessare il riso per circa 13 minuti. Scolare il riso e saltarlo nella wok con le zucchine. Scolare i gamberi, recuperando il succo di limone e zenzero, filtrarlo e versarlo nel riso. Saltare per un minuto, impiattare aiutandosi con un coppapasta. Guarnire con le mazzancolle non sgusciate, una fogliolina di menta e un po' di buccia di limone grattugiata. E' ottimo anche freddo!

mercoledì 26 giugno 2013

Gatsby style, moda e cibo dal sapore retrò

Avete amato il Grande Gatsby? O forse non l'avete ancora visto? In entrambi i casi, non potrete ignorare il fatto che la nuova pellicola di Baz Lurhmann abbia risvegliato la mania per gli anni 20 e per la moda "flapper girl".Per copiare i look di Carey Mulligan e trovare anche qualche ispirazione culinaria direttamente dalla New York di inizio XX secolo, potete leggere il mio nuovo articolo su Letteradonna.. e non dimenticate la gallery  (in fondo all'articolo) con abiti, scarpe, accessori!




Ecco la ricetta della Waldorf Salad, che trovate anche nell'articolo su Letteradonna:

INGREDIENTI. 1 cespo di lattuga, 1 mela Granny Smith, 1 sedano rapa, 80 gr di gherigli di noce, 100 grammi di maionese, 1 limone, sale, pepe nero, acqua minerale qb.

PROCEDIMENTO. Pulite la lattuga, eliminando le foglie più esterne. Lavate le foglie in acqua fredda, sgocciolatele e asciugatele delicatamente. Spezzettate le foglie di lattuga. Tritate i gherigli di noce grossolanamente. Lavate e asciugate il sedano rapa, tagliatelo a fiammifero, scottatelo per qualche minuto in acqua bollente, scolatelo e asciugatelo. Spremete il succo di un limone. Sbucciate e tagliate a spicchi sottili le mele, mettetele in una ciotola e bagnatele con metà del succo di limone. Amalgamate la maionese con il succo di limone rimasto, un pizzico di sale e 2 cucchiai di acqua minerale naturale, in modo da ottenere una  salsina fluida. Condite mele, sedano e noci con la salsa, disponete su una ciotola sopra un letto di lattuga. Finite con sale e pepe e servite.

lunedì 24 giugno 2013

Torta di riso romagnola




E' passato tanto tempo, lo so; sto un po' trascurando il blog, ma non vi preoccupate che non mollo il colpo: ho solo rallentato un pochino. Sto facendo raramente i miei amati dolci e per il resto si va di pollo e insalatine, dato che ho sul groppone almeno tre chili da smaltire regalo di questo interminabile inverno, insieme probabilmente a un po' di gonfiore a causa dei maledetti antistaminici (almeno mi illudo che sia così). Detto ciò, un'occasione di accendere il forno c'è stata ed eccomi qui a raccontarvi di questa torta di riso, dolce tipico romagnolo. Morbido morbido, con il tocco croccante delle mandorle e dei pinoli e i profumi avvolgenti di cannella, vaniglia e Cointreau (nella versione originale l'Amaretto di Saronno che io non avevo).



Ingredienti 
(per una tortiera da 26 cm)

250 grammi di riso originario
1 litro di latte
buccia di limone biologico
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
1 cucchiaino di cannella
70 grammi di uvetta 
1 manciata di mandorle spellate
20 grammi di pinoli
3 uova
150 grammi di zucchero
70 grammi di burro
1 fetta biscottata
1 bicchierino da liquore di Cointreau (o amaretto)

Tempo: 1 ora di preparazione + 1 ora e 15 min per la cottura 

Mettere a bagno le uvette in acqua calda.
Porre un litro di acqua sul fuoco.
Quando l'acqua bolle, versare il riso nell'acqua, mescolare, coprire e lasciare in ammollo per un quarto d'ora.
Scaldare un litro di latte con la buccia di un limone biologico.
Scolare il riso dall'acqua, aggiungerlo al latte bollente e mescolare.
Aggiungere 50 grammi di zucchero.
Lasciare cuocere il riso per circa mezz'ora, mescolando di tanto in tanto: alla fine avrà la consistenza di un risotto.
Togliere la buccia di limone.
Aggiungere al riso un cucchiaino di estratto di vaniglia e un cucchiaino di cannella, mescolare e versare in un piatto largo o una terrina per far raffreddare.
Una volta freddo, procedere a montare le uova con il restante zucchero.
Sciogliere a fuoco dolce il burro, tranne una piccola noce, da usare per imburrare la teglia.
Aggiungere il riso al composto di uova e zucchero e mescolare, unire il burro e girare ancora.
Unire le uvette strizzate.
Unire una manciata di mandorle tritate all'impasto
Cospargere la teglia imburrata con del pangrattato o con una fetta biscottata sbriciolata.
Versare il composto nella teglia e cospargere di pinoli.
Cuocere a 190 gradi per un'ora nella parte bassa del forno.
Una volta che la torta è cotta, estrarla dal forno, cospargerla con un bicchierino di liquore (Amaretto o Cointreau) e rimettere in forno spento, chiuso, per far evaporare l'alcol. Si formerà una crosticina.
Estrarre dopo 15 minuti. Lasciare raffreddare, togliere dalla teglia e poi.. buon appetito!

per stasera niente film.. ma prometto di tornare presto! :-)

giovedì 30 maggio 2013

Il Grande Gatsby: let the party begin (con lo champagne)!





Baz è tornato. Tra luccichini e fuochi d'artificio, fondali digitali e simbolismi, feste definitive animate da fiumi di champagne e musiche potenti, pose teatrali e macchine truccate, costumi sfarzosi e gioielli ancora di più, il regista australiano Luhrman dà la sua interpretazione de Il Grande Gatsby, rendendo moderno e fumettoso uno dei classici della letteratura americana del 1900. Luhrman dipinge un enorme tela fatta di immagini meravigliose e, pur non scostandosi dalla trama del romanzo, lo reinventa in chiave attuale e certamente più commerciale. Operazione riuscita? Sì e no. Visivamente il film è un gioiello, ma forse è un troppo compiaciuto nella perfetta bellezza della sua messa in scena e fallisce un tantino nel farci emozionare e provare empatia per i protagonisti. In ogni caso una visione piacevole e, se avete amato Romeo + Juliet e Moulin Rouge, non potrete che apprezzare ancora una volta la geniale vena creativa di Lurhmann, tornato nel suo dopo la parentesi polpettonesca di Australia.



Siamo nei ruggenti anni 20 e Jay Gatsby è un nome conosciuto in tutta New York: dire Gatsby vuol dire feste, stupende e interminabili feste che ogni weekend animano una maestosa villa a Long Island. Tutta la New York che conta e quella che semplicemente vuole folleggiare si presenta da Gatsby il sabato sera: senza invito, non ce n'è bisogno. L'unico invito personale mai spedito da Gatsby lo riceve Nick Carraway, nuovo vicino di casa del misterioso personaggio, trasferitosi a New York per cercare fortuna nel mondo della finanza. Sarà Nick a narrare la vicenda -come avviene nel libro- e a farci scoprire gradualmente, nei limiti di quanto gli è concesso, la figura di Jay Gatsby.

A little party never killed anyone...

Gatsby, che ha gli occhi e il sorriso di un sempre affascinante Leonardo Di Caprio, è un mistero: su di lui circola ogni tipo di leggenda e sono in molti a domandarsi la vera origine della sua ricchezza. Il motivo per cui Gatsby dà le feste, senza peraltro poi prendervi parte, è uno solo: reincontrare il suo amore di gioventù, Daisy, che abita proprio in una villa sull'altra sponda del fiume, ed è la cugina di Nick.



Daisy, interpretata da Carey Mulligan, è una ragazza aristocratica, ora sposata con un ex campione di polo a sua volta tanto ricco quanto ottuso. Non ha dimenticato Gatsby, ma quando si ritrovano, dopo un breve idillio, la nostalgia, la codardìa e la paura dell'ignoto prendono il sopravvento e le impediscono di accontentare un Gatsby che "pretende troppo" e ha il folle sogno, impossibile, come gli dice anche Nick, di ripetere il passato.





Due parole sul cast: non amo molto Tobey Maguire, ma nel ruolo di Nick, silenziosa spalla di Gatsby e narratore della storia, se la cava alla grande. Idem per Carey Mulligan, che io trovo abbastanza insopportabile con quel fare da madonnina infilzata, ma devo riconoscere che qui il ruolo della snobbettina viziatina indecisa le viene piuttosto bene. Sarà un caso? Certo, al suo posto avrei visto meglio un'attrice più bella in senso classico, naturalmente algida e raffinata (Oh Nicole, se avessi avuto 10 anni di meno Baz avrebbe scelto ancora te! ...). Leo invece, che dire, molto bravo, come sempre... chissà se l'Academy prima o poi si accorgerà di lui?





Belle alcune intuizioni visive, come i grandi occhi che tutto scrutano del cartellone nel cantiere al confine tra Long Island e New York, simili a quelli raffigurati sulla prima edizione del romanzo di Fitzgerald, o la luce verde che illumina il porticciolo della casa di Daisy, intenso e continuo richiamo per Gatsby. Notevole anche la colonna sonora, in pieno stile luhrmaniano, con brani di Lana Del Rey e Florence Welch ( i miei preferiti), brani jazz, fox trot e charleston rivisitati, ma anche hip hop e rap come il brano di Jay Z e Kayne West.




Culinariamente cos'è questo Gatsby? Un banchetto imbandito di ogni ben di Dio, una tavola colma di assaggi colorati e diversi, per tutti i gusti, innaffiato da fiumi di champagne che scorrono su coppe di cristallo. Champagne, di ogni marca, preferibilmente la più costosa. Nel film bevono Moet & Chandon, certamente un product placement. Sapete quali sono gli champagne più venduti al mondo? Eccoli... avete un preferito?

Moet & Chandon

Nicola Feuillatte

Perrier Jouet

Taittinger
Veuve Cliquot
G.H. Mumm
Cristal Louis Roederer
Pommery

Gatsby ha scelto:



Trailer!


domenica 26 maggio 2013

Cannes: vince la Francia. Anche sul red carpet, tra rosso, bianco e blu

Lea Seydoux, Abdellatif Kechiche e Adele Exarchopoulos ricevono la Palm d'Or per La Vie d'Adele

Oggi è stata consegnata la Palma d'Oro al Festival di Cannes ed è d'obbligo commentare i risultati. Sono un po' sparita ultimamente: non ho smesso di guardare film ma sto cucinando poco (tentativi di dieta, poi  miseramente naufragati) e quindi non avevo molto materiale da condividere con voi. Ma ora vale la pena riassumere i premi assegnati dalla giuria:

Palma d'oro: Abdellatif Kechiche (La vie d'Adèle)
Grand Prix Speciale della Giuria: Inside Llewyn Davis, fratelli Coen
Premio alla regia: Amat Escalante (Heli)
Premio della giuria: Horikazu Kore-Eda (Like Father Like Son)
Migliore sceneggiatura: Jia Zhangke (A touch of sin)

Migliore attrice: Berenice Bèjo (Le passè) 
Migliore attore: Bruce Dern (Nebraska) - ritira il premio il regista Alexander Payne


Difficile esprimere un giudizio sui film, avendo visto solo La Grande Bellezza di Sorrentino, che rimane a bocca asciutta, così come lo straordinario Tony Servillo nel ruolo di Jep Gambardella, perso in una Roma da Dolce Vita, decaduta a suon di festini e solitudini.
Pare che il film di Kechiche, che racconta la parabola di una storia d'amore tra due ragazze, dalla nascita al suo naufragio, abbia messo d'accordo un po' tutti. Non ci resta che aspettare di vederlo sul grande schermo.
Nell'attesa vi proporrò una carrellata dai red carpet di Cannes, ma senza abbinamenti cibosi. I vestiti sono tanti, troppo, e tutti da commentare! Cliccate sulle foto per ingrandirle.

Eleganza in bianco


La mia non-passione per Carey Mulligan è cosa nota, ma non si possono fare grandi critiche al suo Dior rosa pallido in seta, sfoggiato per la prima del Grande Gatsby. Certo poteva osare qualcosa in più con i capelli (Carey, perché ti ostini con il biondo platino che ti slava?) e accessori. Cindy Crawford splende in un Roberto Cavalli dal collare prezioso e ci mostra che una top model rimane una top anche quando si avvia verso i cinquanta... E che dire di Jessica Chastain? Elegantissima con maniche lunghe e strascico, in un modello di Versace impreziosito da collana di Bulgari, collezione Elizabeth Taylor con mega zaffiro e diamanti.

Red carpet, red dress



Il vestito da sera rosso è un grande classico ad effetto, ma si può declinare in versioni totalmente diverse. Georgia May Jagger, supertop figlia di Mick, va sul sicuro con un abito a sirena e strascico firmato Cavalli. Isla Fisher punta sulle balze con un Oscar de la Renta più giocoso. Impeccabile come sempre anche Dita Von Teese, che sceglie gli intarsi di Elie Saab, una garanzia.

Rapsody in Blue


Lea Seydoux, attrice protagonista de La vie d'Adèle che si porta a casa la Palma d'Oro, sceglie un abito di Luis Vuitton che riproduce la volta celeste, dal cielo chiaro del pomeriggio al blu notte tempestato di stelle della parte finale della gonna. Sembra ispirato al cielo notturno anche l'abito Prada di Milla Jovovich, che osa un top con spalline sottilissime e fianchi nudi. Non per tutte, diciamo. Infine, ruggisce ancora la bellezza di Sharon Stone, infilata in un Roberto Cavalli con scollatura a dir poco profonda.

Two colors is mei che uan


Il gioco di contrasti tra bianco (o lilla) e nero è stato un altro trend di questo red carpet. Jennifer Lawrence sfoggia un modello di Dior direi impeccabile, Julianne Moore invece poteva fare di meglio rispetto a questo Dior che non mi fa impazzire, con gonna di organza e sandali argentati con tanto di mignoli che scappano dalla scarpa (argh)! Emma Watson, protagonista di The bling ring della Coppola, indossa un Chanel Couture semplice e delicato.

Fascino italiano


A rappresentare l'Italia Valeria Golino, Sabrina Ferilli e Isabella Ferrari: tutte e tre in abiti scuri molto eleganti e discreti, sui quali non ho trovato riferimenti: vi convincono?

Preziosi ricami e merletti


Lana Del Rey, autrice della canzone Young & Beautiful per il film Il Grande Gatsby arriva in un vestito bianco e nero tutto merletti, della stilista austriaca Lena Hosche: un look romantico completato da splendidi orecchini Chopard. E tutto ricamato è anche l'abito meraviglioso di Dior indossato dalla giurata Nicole Kidman per uno dei look più belli di questo red carpet: elegante ma originale, colorato e primaverile, con tanto di scarpa fluo e capelli cotonati e raccolti alla perfezione.   Infine Berenice Bejo ritira il premio come miglior attrice in un abito blu di merletti.

Cristalli e perline, so chic


L'attrice cinese Fan Bingbing appare elegantissima in un Elie Saab tempestato di perline, color giallo pastello, tanto delicato quanto d'impattoo è invece il suo rossetto arancione. Freida Pinto sceglie un prezioso abito di Sanchita, intarsiato con ricami di libellule e farfalle e completa il look con sandali Jimmy Choo. Eva Longoria, affezionata agli strascichi, gioca con i ricami dorati di Zuhair Murad.

Tutte in riga!


La bellissima attrice cinese Zhang Ziyi indossa un abito senza spalline firmato Dior: grandi geometrie, sia nel taglio che nelle stampe, per essere eleganti ma non seriose. Marion Cotillard invece sfoggia un abito con righe nere gialle e blu, dalla collezione Cruise di Dior, che ricorda una tela di Mondrian, abbinato a cotonatura anni 60: lei è sempre bellissima, ma forse ci sono stati look più azzeccati.

Watch me as I bloom


L'attrice indiana Sonam Kapoor osa un bouquet di rose formato gigante, su gonna a ruota da vera principessa, firmato Dolce e Gabbana: ci piace perché ha riso tutto il tempo del red carpet, mostrando di divertirsi giocando con il suo vestitone consapevolmente esagerato. Splendido, infine, il ricamo prezioso di foglie e fiori sull'abito di Zhang Ziyi, in Giambattista Valli abbinato a decolletes gialle di Louboutin. Wow.
Attendo i vostri commenti... buona serata!

foto: Getty Images

martedì 7 maggio 2013

The Americans: le spie russe che mangiano brownies e polpettone vi conquisteranno


Nel pieno della Guerra Fredda, il KGB si serviva di agenti speciali russi infiltrati sul territorio americano per operazioni di spionaggio, recupero informazioni, studio del nemico, sabotaggi ed eliminazione di personaggi scomodi a Mosca. Queste spie erano addestrate al punto da riuscire a integrarsi totalmente nella società USA, facendosi passare per sorridenti incarnazioni del sogno americano.
The Americans è la nuova serie di FX che racconta la storia di Elizabeth e Philip Jennings, due di queste spie russe. Siamo nel 1981: i due fingono agenti di viaggio, hanno due figli (veri) da un matrimonio (fasullo) combinato dal KGB, che da Mosca li ha spediti a vivere insieme come statunitensi doc in un sobborgo di Washington DC.



Stan Beeman invece è un agente dell'FBI appena assegnato alla sezione controspionaggio: vicino di casa dei Jennings, diventerà loro amico nella vita e loro inconsapevole nemesi sul lavoro.
L'FBI da un lato, gli agenti KGB della Rezidentura moscovita a DC dall'altro e quelli in diretto contatto con Mosca, lavoreranno l'uno contro gli altri in un intreccio di tradimenti, doppi giochi, inseguimenti, intuizioni, scoperte, rischi e pericoli.


The Americans racconta una pagina di storia americana (e mondiale) recente e la rende intrigante, spettacolare e appassionante grazie alla storia personale di personaggi sfaccettati che si muovono sul filo di una moralità discutibile. Le spie russe sono i cattivi? Certo fanno ciò che devono, senza farsi troppi scrupoli, perché mossi dalla convinzione di agire per un bene più alto, quello della Madre Russia (una convinzione che potrà forse traballare per qualche secondo, ma non cede mai). Ma sono anche persone che vivono il dramma di una relazione in cui i confini tra realtà e finzione, amore e dovere, si fanno labili e sfumati: la loro umanità ci porta, inesorabilmente, ad affezionarci a loro e a sperare che la facciano franca e non vengano catturati.



In questo gioco di ricatti, violenze e sangue gli Americani (i buoni?), giocano le loro carte senza tirarsi indietro e accettando via via compromessi morali sempre più pesanti, dimostrandosi a loro volta disposti a tutto per combattere il nemico silenzioso che viene dal freddo (e spacca svariati culi) e difendere la Madrepatria (ma soprattutto l'amico, il collega, la famiglia).



Elizabeth e Philip sono interpretati da Keri Russell e Matthew Rhys, noti ai più per i loro ruoli nelle serie Felicity e Brothers& Sisters. Per capire il loro controverso rapporto bisogna considerare che i  Jennings sono stati spediti in America come marito e moglie senza essere mai stati insieme, anzi, senza nemmeno essersi conosciuti prima. Elizabeth è la dura e pura del duo, disposta a vivere la relazione nell'ambito della copertura, ma, almeno in principio, restia a considerare reale l'unione con Philip. Philip è il più integrato nella società americana : ha adottato completamente lo stile di vita dei "nemici" e questo gli attira, a volte, critiche da parte della moglie. Se ne accorgono anche i figli, Paige e Henry: la mamma è rigorosa, intransigente, poco espansiva; Philip è a tutti gli effetti un American dad, affettuoso e divertente, ma non per questo meno spietato e determinato quando si tratta di portare a termine una missione.



Il vero divertimento della serie, quindi, oltre all'intreccio di spionaggio che ci tiene in tensione puntata dopo puntata (con forse solo una parentesi di rallentamento attorno a metà serie) è l'evoluzione della dinamica tra loro, in un tira e molla di fiducia e sfiducia, attrazione e insofferenza. Philip ed Elizabeth resteranno insieme? I figli sospetteranno qualcosa? Ve lo lascio scoprire da soli! La prima serie è terminata in America ed è stata confermata una seconda stagione che dovrebbe partire a gennaio 2014. Le domande che ha lasciato aperte sono molte... E io già non vedo l'ora!



Il cibo in questa serie ha un ruolo interessante: Elizabeth deve fare la mamma americana e lo fa anche a tavola. Offre brownies ai nuovi vicini, porta a cena il "suo famoso polpettone", prepara colazione con latte e cereali colorati ai suoi bambini e confeziona sandwiches da portare a scuola per il pranzo. Non si fa mai parola di piatti tipici russi nella famiglia Jennings. Una scena interessante, però, riguarda il caviale: Elizabeth e Philip lo assaggeranno per la prima volta in seguito a una serie di coincidenze, per merito del vicino Stan. In Russia era troppo costoso per poterselo permettere...



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