domenica 24 ottobre 2010

Audrey, che dolce! Di mele



La torta di mele è un grande classico, come i film di Audrey Hepburn: Sabrina, Colazione da Tiffany, Vacanze Romane, prendete quello che preferite. Lei è sempre elegante e meravigliosa e non stanca mai. La torta di mele lo stesso. E' buona di mattina, inzuppata nel caffellatte, il pomeriggio, per il tè delle cinque, la sera, come dessert, magari accompagnata da una pallina di gelato alla vaniglia. Ieri ho preparato questa versione.



Torta di mele
250 gr di farina di grano tenero 00 bio
50 gr di fecola di patate
130 gr di zucchero
4 mele Golden
3 uova
70 gr di burro
1 dl di latte
1 bustina di lievito per dolci
cannella
1 cucchiaino di rum
mandorle in scaglie

Separare i tuorli dagli albumi. Sbattere i tuorli con lo zucchero, unire il burro fuso e formare una crema. In una terrina setacciare la farine e la fecola insieme al lievito, aggiungere il composto di uova, zucchero e burro, aggiungere il latte (q.b) e amalgamare bene il tutto. Sbucciare le mele, tagliarle a fettine piuttosto sottili. Unire due terzi delle mele al composto e aggiungere un po' di polvere di cannella. Montare a neve gli albumi e unirli al composto, amalgamando dal basso verso l'alto per non smontarli. Versare il tutto in una teglia imburrata o coperta di carta da forno. Condire con un cucchiaino di rum, cannella e zucchero le rimanenti fettine di mela. Aggiungere le fettine nella torta, disponendole a raggiera e facendole penetrare nella pasta verticalmente. Spolverizzare (se vi va) di scaglie di mandorle. Infornare in forno preriscaldato a 180 gradi per 50 minuti circa. Controllate la cottura con uno stuzzicadenti prima di spegnere: nel caso sia ancora troppo umida dentro, copritela con un foglio di alluminio per non bruciacchiarla e proseguite la cottura per altri 10 minuti. Buona! 

mercoledì 20 ottobre 2010

La Parmigiana: è tutto, come Forrest Gump

Quando ho parlato di Inception, ho detto di essere ancora a dieta. Chiaramente mentivo, più che altro a me stessa. Ho passato un weekend (e intendo da venerdì) senza alcuna restrizione dietetica, comprensivo anche di ottimo dessert cioccolatoso. Ma la regina vera è stata la parmigiana, che ho preparato sabato pomeriggio in vista della cena. Come definirla? Un piatto rotondo, completo, che ti fa credere per qualche istante che diventare vegetariano sia possibile, se si mangiano cose così. A quale film paragonarla? Ci vorrebbe una storia in cui ogni pezzo si incastra, un film che faccia al tempo stesso ridere, commuovere, sognare, piangere. Esiste? Certo. E' Forrest Gump. Lo hanno dato in tv qualche giorno fa e rivederlo è stato un piacere. Il Forrest/ Tom Hanks che si fa strada nella storia americana moderna con ingenuo e travolgente ottimismo non stanca mai. Quasi come la parmigiana. 
Vi lascio la mia ricetta: alcuni storceranno il naso, perché le melanzane non sono fritte. Sono consapevole che fritte siano molto più buone, ma abbiamo pietà a) dell'aria di casa mia: l'odore dopo una sessione di frittura permane nei miei 55mq a tempo indeterminato b) il mio fondoschiena. Non aumentiamo il carico calorico all'inverosimile.
Vi giuro che viene bene anche così. 

foto da web
Parmigiana di melanzane 

1,5 kg di melanzane
500 ml di passata di pomodoro
1 confezione di polpa di pomodoro (250 ml)
2 mozzarelle da 125 gr
150 gr di parmigiano reggiano grattuggiato
aglio 
basilico
sale 
olio e.v.o

Preparare il sugo con un soffritto di olio e aglio, polpa e passata di pomodoro, sale q.b. e basilico, cotti a fuoco medio per almeno mezz'ora. Nel frattempo lavare e affettare le melanzane e grigliarle sulla piastra. Una volta pronte condirle con un filo di olio e.v.o e sale. Tagliare a pezzetti la mozzarella e grattuggiare il Parmigiano. E ora passare alla composizione.
In una pirofila unta creare uno strato di melanzane, poi aggiungere il sugo, mozzarella, parmigiano, qualche fogliolina di basilico. Fare altri due strati uguali, finendo con una spolverata abbondante di Parmigiano. Infornare a 180 gradi per mezz'ora circa o poco più, vi accorgerete che è cotta quando il parmigiano e la mozzarella avranno fatto una crosticina dorata. Lasciatela riposare per un quarto d'ora prima di servire.

lunedì 11 ottobre 2010

Inception, piacevole polpettone. Anzi, polpettine. Al sugo.


Ero assente. Non dalla frequentazione degli schermi di vario tipo (pc, laptop, tv e cinema), quanto dai fornelli. Così è trascorso quasi un mese e il blog è rimasto fermo. Cercate di capire, ero a dieta. Lo sarei ancora, ma ho deciso di essere meno rigorosa e di non perdere troppo l'abitudine ai fornelli, quindi conto di farmi viva più spesso. 
Iniziamo con il film del momento. INCEPTION. Ebbene dopo aver letto varie interviste ante release in cui i giornalisti e gli stessi attori giuravano unanimemente che la visione del film era di una difficoltà estrema in quanto solo un'applicazione mentale costante poteva garantire la comprensione della intricatissima trama, sono rimasta un po' così. Sì, la successione degli avvenimenti è complessa, perché ogni scena costituisce il pezzo di un puzzle, o meglio di una matrioska. Ma una volta capito il principio, non è questa grande fatica intellettuale. Si tratta di un film piacevole a metà tra il thriller, la fantascienza e il film d'azione, ben costruito, se tralasciamo la totale mancanza del tratteggio caratteriale dei personaggi, appena abbozzati, Leonardo DiCaprio incluso. Per non parlare di Ellen Page, che in Juno brillava per simpatia e naturalezza e qui interpreta un'architetto genietta, l'ultima arrivata che capisce tutto al volo con un escamotage piuttosto basso. No, non psicanalizza affatto Dobb-DiCaprio, come lessi sulla copertina di una rivista femminile, né costruisce con lui un rapporto di fiducia, ma per scoprire cosa gli passa per la testa gli entra letteralmente dentro, violando uno dei suoi sogni e scoprendo così l'inghippo che tutti gli altri ignorano (che poi è Marion Cotillard in versione moglie assassina).
Il resto è sogno nel sogno nel sogno, con tempi che si accorciano e si allungano, forza di gravità che viene a mancare, certezze scientifiche mai spiegate, leggi della fisica violate, tanti combattimenti. E la certezza che  si possa instillare nella mente di qualcuno un'idea, fino a che quest'idea lo possieda del tutto.
Inception mi è davvero piaciuto, l'ho trovato avvincente e originale, ma non ditemi che si tratta di un film psicologicamente provante. E' comunque un polpettone.
E per restare in tema di polpettone, vi lascio la ricetta delle polpettine che ho fatto qualche tempo fa. Sono andata un po' a occhio con le dosi, ma cercherò di essere quanto più precisa nel riportare i passaggi. 

Polpettine al sugo (x 6)
500 gr di carne trita scelta di vitellone
1 etto di prosciutto cotto
1 uovo
3-4 cucchiai di parmigiano reggiano grattuggiato
5-6 cucchiai di pangrattato
passata di pomodoro rustica
basilico
sale q.b.

Tritate finemente il prosciutto cotto e unitelo al macinato. Mescolate e aggiungete sale, parmigiano e l'uovo sbattuto. Infine legate il tutto con pangrattato. Impastate il composto in palline della grandezza di una noce. Mettete a scaldare una padella larga antiaderente e saltate delicatamente le polpettine, senza aggiungere olio (fanno già il loro grasso).. Una volta rosolate un pochino aggiungete la passata di pomodoro fino a coprirle, un pizzico di sale, qualche foglia di basilico e lasciate cuocere a fuoco lento per 20-30 minuti. Potreste accompagnarle a un purè di patate (o patate lessate, che assorbono il sughino).
Buon appetito!


mercoledì 15 settembre 2010

Riso, mazzancolle e verdurine

L?altra sera ho preparato un riso semplice che è venuto bene ed ha mantenuto freschezza anche il giorno dopo a pranzo (ho fatto una porzione tonda tonda di troppo): riso con mazzancolle, carote e zucchine.
In una wok, dopo aver soffritto mezza cipolla in poco olio, ho cotto le zucchine e le carote a tocchetti aggiungendo un cucchiaio di salsa di soia. Successivamente ho scottato in una padella antiaderente delle mazzancolle già sgusciate, sfumandole con un goccio di rum. Una volta cotte le ho unite alle verdure nella wok.
Ho unito del riso Thaibonnet biologico, che ho bollito per 15 minuti e ha tenuto bene la cottura e poi ho saltato tutto insieme nella wok per un paio di minuti. Un piatto semplice ed equilibrato, da accompagnare a un vino bianco. 
E quale film godersi dopocena? Per mantenersi sulla via della leggerezza potrebbe andare bene una commedia come The Bounty Hunter, ignobilmente tradotto in italiano come Il cacciatore di Ex. Che c'entra? Bounty hunter, in inglese, significa cacciatore di taglie e in questo film Gerard Butler, ex poliziotto finito a dare la caccia a chi non si presenta alle udienze per la cauzione, si troverà all'inseguimento dell'odiata ex moglie, Jennifer Aniston, giornalista d'assalto supermagra e in tacchi a spillo. Alle situazioni grottesche e al prevedibile riavvicinamento fra i due fa da sfondo un mini giallo: senza pretese, ma piacevole. Come il mio riso.


mercoledì 25 agosto 2010

PS I love you: stucchevole come la baklava


Dopo aver casualmente assistito in tv al trailer del film Giustizia Privata, mi sono ricordata di che uomo affascinante sia Gerald Butler, l'attore scozzese che avevo già ammirato (con bava alla bocca) in 300. Girovagando su Youtube ho scoperto che il ragazzo, oltre a un'innegabile prestanza fisica, è anche dotato di modi decisamente accattivanti e senso dell'umorismo: basti vedere alcune ospitate tv come quelle al David Letterman Show, dove fa ridere con racconti della sua infanzia in Canada e disavventure sui set cinematografici. 
Per questo semplice quanto basso motivo ho dato una controllatina a Imdb e ho deciso di guardare P.S. I love you: una commediola sentimentale che lo vede protagonista insieme a Hilary Swank. Se dovessi usare una metafora per il film, direi probabilmente che si tratta di una baklava. Un dolce che più dolce non si può, persino  stucchevole.
Gli amanti di questo dolce di origine greca (molto diffuso anche in Turchia e negli stati arabi e del mediterraneo) non se ne abbiano a male se dico con convinzione che la baklava "is not my cup of tea!": mandorle, noci, burro, zucchero, miele... tutte cose ottime, ma che mescolate assieme mi danno un senso di pesantezza già al secondo boccone. 
La commedia è così: inizia con dialoghi che vogliono dipingere la quotidianità della coppia e invece risultano artificiali e subdolamente costruiti per spezzarti il cuore quando, 5 minuti dopo, il bel Gerald esce di scena causa morte prematura per un tumore al cervello. 
Il film è tratto da un libro di Cecelia Haern, ormai scrittrice affermata, che ambienta la storia nella natia Irlanda. La pellicola made in Usa, per non rinunciare alla bellezza delle scogliere e dei paesaggi di Galway, ha trovato un escamotage: Gerry era un figone irlandese e aveva conosciuto Hilary mentre lei era in viaggio con la scuola. Colpo di fulmine: tanto era bastato perchè lui si innamorasse al punto da emigrare in America.
La vedova visiterà la verde Irlanda secondo il volere del defunto marito, che continua a parlarle tramite una serie di epistole scritte per lei prima della scomparsa. Non entro nei dettagli della corrispondenza postuma, che sono poi l'idea centrale del film, sappiate solo che si tratta di un concentrato di cliché concepiti per toccare le corde del pianto a dirotto. 
Hilary Swank, tanto caruccia, non rende proprio. La commedia romantica, evidentemente, non la fa risaltare quanto una bella sudatona sul ring. Niente a che vedere insomma con il brio di Kate Hudson o la sexy goffaggine di Sandra Bullock.
Per fortuna la tapina amava tanto il marito e per tutto il film ha le visioni: così noi possiamo goderci qualche assaggio di Gerald.

PS: per chi volesse cimentarsi nella baklava, vi rimando alla ricetta di Cavoletto di Bruxelles. Ma comprate la pasta filo, in casa non si può fare! 
foto dal web

sabato 22 maggio 2010

La Doppia Ora e il pasticcio ferrarese. Ovvero niente è come sembra

foto dal web
A guardarlo sembra una torta. La superficie dorata della pasta che profuma di dolce non lascia dubbi. Poi lo tagli e scopri che nasconde un ripieno di pasta, precisamente maccheroncini pasticciati con besciamella e ragù di carni, funghi e tartufo. Fuori dolce, dentro salato, si tratta del pasticcio ferrarese, una ricetta che risale alle corti estensi. Un sapore che appare inedito grazie all'originalità degli abbinamenti: lo stesso accade con l'opera prima di Giuseppe CapotondiLa doppia ora. Il film, con Ksenia Rappoport e Filippo Timi, lascia piacevolmente disorientati: mantiene alta la tensione, gioca bene con i particolari (uno su tutti la doppia ora che dà il titolo alla pellicola, ovvero il momento in cui sull'orologio l'ora coincide con i minuti), snoda una trama che poi viene sorprendentemente capovolta e rifinita da nuove rivelazioni. Qualcosa di diverso dai soliti film italiani: qui dominano intreccio e intensità delle emozioni, con ammiccamenti al mondo degli spiriti e alla tradizione del giallo.

Riporto il link alla ricetta del pasticcio ferrarese sul sito Cookaround. Eccola  



Season finale per Fringe: da gustare con la torta di ricotta

Giovedì 20 maggio in America hanno trasmesso la seconda parte di Over There, puntata numero 22 della seconda stagione di Fringe. Se siete tra gli aficionados della creatura di J.J.Abrams, prima di cliccare sul tasto play vi consiglio di mettervi comodi nell'angolo preferito del divano con gli appropriati mezzi di sostentamento a portata di mano, in modo da godervi a pieno questa season finale ricca di emozioni.
Una fetta di torta potrebbe fare al caso vostro. Vi lascio quindi la ricetta di questa alla ricotta, abbastanza leggera e dal sapore delicato, e anche molto veloce da preparare. In onore alla simpatica Astrid, che quando è nervosa si dedica alla cucina e in questo episodio, durante l'assenza dei nostri, sfornerà dolci per un esercito.

TORTA ALLA RICOTTA E LIMONE
12 cucchiai di farina (200 g)
2 cucchiai di maizena
150 g cucchiai di zucchero
1 confezione di ricotta da 250 gr
1 limone non trattato
50 g di burro fuso o olio di semi
3 uova
1 busta di lievito vanigliato

Sbattere le uova con lo zucchero, aggiungere la farina setacciata e il lievito. Aggiungere la ricotta, il succo di un limone, la scorza grattuggiata del limone (bio, se no ci intossichiamo), e il burro fuso. Amalgare bene e versare in uno stampo imburrato. Cuocere in forno a 180 gradi per 45 minuti circa.


martedì 18 maggio 2010

La pasta al pesto come i classici dell'estate

Anche se quest'anno la stagione calda fa fatica ad ingranare, siamo alle porte dell'estate. La stagione dei capelli lasciati asciugare al vento, delle ciabattine infradito e delle sere luminose con le finestre aperte. Sembra ancora tutto molto distante, ma a breve l'estate ci colpirà in pieno volto e sarà tutto come sempre. La gente  che invade le strade e lespiagge e le programmazioni televisive che chiudono la serranda e vanno in vacanza. Allora prenderà il via la saga dei film fatti mille volte, dalla Principessa Sissi a Ghost, da Top Gun Dirty Dancing. E, diciamo la verità, un po' ci piacciono queste replicozze. Nelle sere più pigre, immobilizzati dall'afa, ci abbandoniamo davanti alla tele, assaporando un ghiacciolo, e ci rivediamo con gusto un film di cui sappiamo a memoria le battute.
E' un po' come con la pasta: cerchiamo di non mangiarla tutti i giorni, di alternarla al pollo grigliato con bietoline e insalata o magari al piacere salutare ed esotico del sushi, ma in fondo rimane la nostra preferita. Come ci soddisfa lei, pochi piatti sanno fare. Allo stesso modo ogni tanto ci piace sentire che "nessuno può mettere Baby in un angolo", non importa se i maestri del cinema sono altri: una scorpacciata di romanticismo, avventura e magia è quello che ci vuole in quel momento. 
Così torniamo al nostro piattone di pastasciutta. Bandita dalle diete, adorata dalle masse, pratica, buona e per nulla ripetitiva. Recentemente ho preparato la pasta alla maniera ligure, con pesto e verdure, e ci siamo leccati i baffi. Eccovi la ricetta.

foto da web
PESTO
50 gr di basilico
4 cucchiaio di parmigiano reggiano
2-3 cucchiai di pecorino romano
50 gr di pinoli
olio quanto basta
1 spicchio d'aglio (potete anche non metterlo)
Tritare i pinoli, aggiungere il formaggio grattuggiato e le foglioline di basilico ed eventualmente l'aglio e frullate tutto per qualche secondo con il robot, oppure armatevi di pazienza e iniziate a pestare nel mortaio. In entrambi i casi, si aggiunge l'olio a filo fino a creare una purea densa e cremosa. Io non ho messo sale perché il pecorino romano è molto saporito, doveste farlo solo con il grana aggiungete un pizzico.
A parte lessate 1 patata e 200 gr di fagiolini.
Preparare la verdura tagliata a pezzetti in una terrina, condirla con il pesto. Lessate 200 gr di spaghetti e una volta cotti mescolateli nel condimento. Semplice, buona, dritta al punto. W il pesto!

venerdì 30 aprile 2010

Le insidie di Fringe e quelle del curry (verde)

Sorry my dear. So di parlare a un pubblico inesistente, ma rimane il dovere di scusare un'assenza di quasi un mese dalle pagine del blog, dai film e dalle ricette. Sono stata lontana anche dalle sale cinematografiche, devo dire la verità. Poca roba attraente, al momento, popola gli italici schermi (o io sono solo pigra? maybe).
In compenso ho fatto il pieno di serie tv. Così ho deciso di recuperare cominciando a parlarvi della serie Fringe, creatura di J.J. Abrams (per quelli a cui questo nome non dice niente, è la mente dietro a Lost e Alias) e, per farlo, la accompagnerò a qualcosa di esotico, una ricetta thailandese, che ho sperimentato solo con le gambe sotto il tavolo, in realtà. Per poterla cucinare io stessa dovrò fare un raid in qualche negozio di specialità alimentari orientali. Sto parlando del pollo al curry verde thailandese.
Ma andiamo con ordine.
Fringe è una serie televisiva a metà tra il poliziesco e il fantascientifico. Parla della divisione dell'FBI, che indaga su improvvise morti e catastrofi per ragioni scientificamente improbabili e quanto mai inquietanti. Protagonista, la bionda Olivia Dunham (Anna Torv), che recupera da un manicomio il vecchio dottor Walter Bishop (Jhon Noble, superb!) per aiutarla, trascinando in una spirale di enigmi e omicidi - esplosioni- teletrasporti e quant'altro anche il figlio di Walter, Peter, aka Joshua Jackson (il celebre Pacey Witter di Dawson's Creek, notevolmente migliorato sul fronte aspetto fisico, ndr).
In USA è ora in onda la seconda stagione, mentre Italia1 ha da poco cominciato a trasmettere la prima. La trama orizzontale di ogni puntata è quasi sempre ben collegata alla trama verticale che ci svela pian piano i ruoli di Olivia, Walter e Peter in un universo misterioso, terrinbile e al tempo stesso magico. Magico come solo una cucina allegra e al tempo stessa insidiosa (attenzione alla dose di piccante!!) come quella thai.
Volete provare il pollo al curry verde? Ecco la ricetta, da servire con riso al vapore profumato al gelsomino (meraviglioso).

Pollo al Curry Verde

Ingredienti per 4 persone
300gr. di petto di pollo, 1 cucchiaio di olio di soia, 2 cucchiai di pasta di curry verde, 70cl. di latte di cocco, 5 rametti coriandolo, il succo e la scorza di mezzo lime, un rametto di basilico thailandese, una falda di peperone verde, 1 mela.

Far scaldare l’olio e far cuocere appena i petti di pollo tagliati a striscioline, appena diventano dorati toglierli dal tegame. Nella stessa pentola far sciogliere la pasta di curry per circa 3 minuti, poi aggiungere il latte di cocco e far cuocere per 5 minuti a fiamma media. Aggiungere il basilico, il coriandolo il succo del lime, la mela a tocchetti, il pollo e far andare ancora insieme per altri 8 minuti o fino a quando il pollo sarà cotto e la salsa leggermente rappresa. Servire nei piatti e guarnire con la scorza del lime e qualche striscia di peperone verde; accompagnare con riso bianco a vapore.

giovedì 1 aprile 2010

Le frittelle di Amelie

Oggi è una giornata triste.
La "mia" Amelie non esiste più. D'ora in poi niente sarà come prima.
Mi resta comunque il ricordo del suo meraviglioso mondo, che era magico, allegro e poetico quanto quello della protagonista del film di Jeanne-Pierre Jeunet. Con questa citazione, vi lascio in dono la ricetta delle sue frittelle di semolino alla veneta. Siamo fuori stagione, perchè è Pasqua e queste si mangiano a Carnevale, ma sono divine in qualsiasi momento dell'anno e poi me la ricordano tanto.

Frittelle di semolino

foto dal web
Un litro di latte fresco, 250 gr di semolino, 100 gr di farina 00, 3 uova intere, la scorza di limone non trattato, 5 cucchiai di zucchero, 50 gr di burro,  50 gr di uvetta,1 bicchierino di liquore all'anice.

Portate il latte a ebollizione e poi versate il semolino, mescolando. Lasciate cuocere per circa 5 minuti sempre mescolando e poi lasciate intiepidire. A parte montate a neve i 3 albumi con un pizzico di sale. Alla polentina di semolino incorporate tuorli, scorza di limone grattugiata, 5 cucchiai di zucchero, il burro sciolto, la farina, un bicchierino di liquore all'anice, l'uvetta.
Mescolate tutto e infine aggiungete gli albumi. Friggete il composto versandolo in olio di semi, a cucchiaiate: appena sono dorate sgocciolatele e fatele asciugare su carta assorbente. Finitele spolverizzandole di zucchero a velo e servitele calde.

Ciao nonna, questo Valse d'Amelie di Yann Tiersen è per te.

mercoledì 24 marzo 2010

La perfezione in un concerto (con costolette)

C'è chi insegue un sogno tutta la vita. C'è chi ha perso la speranza di realizzarlo, ma poi, all'improvviso, grazie a una coincidenza inaspettata sente riaccendersi la fiamma della passione sopita. Per i protagonisti de Il Concerto, questo sogno è la musica, e più precisamente Tchaikovsky. Per realizzarlo sfideranno in modo tragicomico il governo russo, gli impresari del Bolshoi e quelli parigini del Theatre du Chatelet, e affronteranno i fantasmi del loro passato.
La perfezione della musica e lo sfarzo di Parigi,  uniti alla naturale eleganza di Melanie Laurent, fanno pensare a panini serviti con riccioli di burro, patate duchessa e verdurine gratinate al forno con salsa bechàmel: al tempo stesso la simpatica cialtroneria dei russi protagonisti del film, capitanati dall'ex direttore di orchestra del Bolshoi Andrei Filipoi e dall'amico violoncellista ora guidatore di ambulanze, suggerisce qualcosa di più corposo e saporito, per niente complicato, adatto i gelidi inverni dell'ex Unione sovietica. Come le costolette di maiale alla normanna.


Ingredienti:
6 costolette di maiale
80 g di burro
succo di 1 limone
250 ml di panna
1,2 kg di mele golden

Dovrete saltare le costolette nel burro, con un po' di pepe e sale. Appena cotte, dopo circa 10 minuti, mettetele da parte al caldo. L'unica difficoltà della ricetta sta nel seguente passaggio, ovvero eliminare il grasso rappreso dalla padella e poi aggiungere al sugo di cottura il succo del limone e la panna. Nel frattempo dovrete cuocere le mele in poca acqua e, una volta cotte, passarle al setaccio per ottenere una purea. Disponete le costolette su un piatto da portata, coprite con la salsa di panna e limone e servite accompagnato dal purée di mele.
Per dilettarvi, potete cucinarle ascoltando il concerto per orchestra e violino del nostro amico Petr'Ilic (Tchaikovsky).

sabato 20 marzo 2010

Lasagne vegetariane: in cucina come Julie & Julia

Come anticipato qualche giorno fa, volevo concludere la visione del film Julie & Julia e ci sono riuscita. La commedia, dal taglio decisamente femminile, fa venir voglia di cucinare. Cosa che mi è servita, dato che oggi dovevo cimentarmi per la preparazione del pranzo domenicale con i genitori. Le storie (vere) della cuoca che insegnò la cucina francese agli americani e della blogger che nel 2004 per un anno ripercorse tutte le ricette del libro Mastering the art of French Cooking della Child si snodano in modo parallelo e attraverso circostanze in qualche modo analoghe: entrambe troveranno la loro strada nella vita cucinando. Io non credo che la mia via sia ai fornelli, ma lo sforzo fatto oggi merita l'abbinata a questo film culinario. Ho preparato una versione tutta mia della lasagna, che inizialmente doveva essere semplicemente ai carciofi, e poi si è arricchita di due strati di carote e zucchine causa appassitura prematura dei maledetti carciofoni che mi ha costretto a buttarne alcune parti.

Ingredienti:
1 confezione di lasagne ultrasottili (io ho comprato quelle del ranocchio... IMO le migliori)
7 carciofi (ma ne sono rimasti sì e no 5)
3 carote
3 zucchine
parmigiano reggiano grattuggiato q.b.
burro o olio
1 cucchiaio di farina
sale q.b.
e per la besciamella:
latte 1 litro
farina 100 gr
burro 25 gr
noce moscata e sale q.b.

Pulite i carciofi, tagliateli a fettine piuttosto sottili e i gambi come preferite, alla julienne o a rondelline. In una wok fate sciogliere un pezzetto di burro (o 2 cucchiai d'olio, ma in questo caso uso il burro a causa dei prossimi passaggi, voi potete farli o meno) aggiungere un cucchiaio di farina e lasciare addensare, e poi allungare il tutto con un mestolo d'acqua. Cominciate a cuocere i carciofi, aggiustate di sale, aggiungete acqua quando necessario finchè non saranno morbidi (mezz'ora circa).
Tagliate carote e zucchine alla julienne o fate come me che dopo i carciofi ero già sdrenata e affettateli usando il robot da cucina. Fate saltare per dieci minuti in padella, io ho usato anche qui il burro per non scostarmi dal sapore dolce dei carciofi e della besciamella.
Pronte le verdure, fate la besciamella. Preparate il roux: sciogliete il burro nella casseruola, aggiungete 100 gr di farina e lasciate tostare qualche secondo. Ora viene il difficile: aggiungere il latte senza formare i grumi. L'ideale sarebbe continuare a mescolare mentre si versa, ma questo non vi mette al riparo dalla formazione dei temibili suddetti. Per fortuna siamo nel 2010 e tutte le cuoche moderne possiedono un Minipimer. NO? E va beh, un frustino, almeno. Ok: dopo aver versato il latte e sciolto il più possibile i grumi, fate una passata con il Minipimer o chi per esso. Ora tutto andrà liscio. Lasciate arrivare a bollore, abbassate un po' la fiamma e fate addensare una decina di minuti. Aggiungete un paio di pizzichi di sale, e una grattuggiata di noce moscata et voilà, fatto.
Prima di assemblare, lasciate raffreddare un po' la besciamella o vi scioglie la pasta.
Ora procedete agli strati.
Sporcate la pirofila di besciamella. Primo strato di pasta. Besciamella. Carciofi. Parmigiano grattuggiato. Pasta. Besciamella. Zucchine e carote. Parmigiano.... e così via fino a concludere con un pasta ricoperta da besciamella e parmigiano. Mettete in forno per circa mezz'ora, lasciate decantare qualche minuto prima di servire. :-)
bye

La brava moglie scopre il chili. Piccante.

Sembrerò ripetitiva, ma per chi sta seguendo la serie, è doveroso un aggiornamento su The Good Wife. L'ultima puntata ha dato luogo a una svolta inaspettata: è scattata la scintilla tra Alicia e Will (foto). Insomma la "brava moglie" ha ceduto, e a quanto pare, le è piaciuto. Chiaramente il bacio appassionato è stato seguito da - Oh mio dio cos'ho fatto- fuga -nuovo ripensamento del tipo "ma sì, in fondo.. mio marito s'è fatto 18 volte quella escort là".. ma mal riuscito... bad timing Alicia!- per concludersi con un'altra mossa a dir poco ardita... col marito Peter.
Ora sono decisamente sulle spine per gli sviluppi, se ce ne saranno. Eh già perchè Alicia si è già tirata indietro: d'altra parte Will è il suo capo. "E' perchè sei sposata?". Risposta: "Mi piace lavorare qui"... ahia! In qualunque modo evolva questa situazione, appare piuttosto dura anche per Peter (che adesso gioca a fare il religioso.. mah).
Volendo fare un paragone gastronomico, per questa puntata mi sento di tirare in ballo la cucina messicana, anzi, un classico della tradizione Tex-Mex. Sto parlando del chili con carne, simbolo indiscusso della piccantezza.
Se vi va di provare a prepararlo, per prima cosa dovete fare la salsa di chili (a base di peperoncini piccanti). Ecco la ricetta da Turisti per caso.

2 spicchi di aglio
2 peperoncini piccanti secchi
1peperoncino fresco piccante (in mancanza 3 peperoncini secchi)
1 peperoncino fresco dolce (in mancanza, 1/2 di peperone)
1 cucchiaio di murciano (peperone messicano in polvere), in mancanza, 1 cucchiaio di paprica piccante,
olio di arachide, o, se preferite di oliva.

I semi dei peperoncini secchi aumentano di molto il piccante, lasciateli se volete ottenere più piccantezza oppure toglieteli. Se siete indecisi, potete toglierli e poi aggiustare gradualmente la piccantezza aggiungendo gocce di Tabasco.
Tagliate a dadini gli ingredienti più voluminosi e mettete tutto in un un frullino o in un recipiente adatto a un pimer a immersione. Frullate aggiungendo l'olio a poco a poco finchè non si forma una crema.

foto dal web
Poi è la volta della carne. Per quattro persone vi servono:
1 kg di carne di bue (polpa di spalla) tagliata a dadini di circa 3 cm di lato
2 etti di carne di manzo tritata
200 gr di pancetta tagliata a dadini
1/2 Kg di pelati tagliati a pezzettini
1 cipolla affettata sottilmente
1 peperone rosso tagliato a dadini
1 cucchiaio raso di concentrato di pomodoro
1 foglia di alloro.

Condite i dadini di carne con la pasta chili impastando con le mani carne e condimento.
Poi fateli riposare in frigorifero da un massimo di una notte (o una giornata) intera a un minimo di mezz'ora a seconda di quanto amate il piccante. Mettete i dadini di pancetta a rosolare in un tegame di ghisa con un filo di olio a fuoco bassissimo. Quando hanno ceduto tutto il grasso toglieteli e metteli da parte.
Nel grasso fate rosolare a fuoco più alto i dadi di carne conditi con la pasta chili mescolando continuamente. Quando cominciano a scurire,unite la cipolla e abbassate la fiamma.
Non appena la cipolla è appassita, unite la carne tritata, la pancetta rosolata, il peperone, l'alloro e i pomodori e fate insaporire mescolando spesso.
Poi aggiungete il concentrato di pomodoro sciolto in mezzo bicchiere d'acqua e continuate la rosolatura. Quando diventa indispensabile, coprite di acqua, salate tenedo conto che il sugo dovrà restringersi molto e fate cuocere a fuoco lento per un'ora e mezza. Ricordate che l'umido deve risultare molto denso. A fine cottura, aggiungete fagioli rossi già lessati (300 gr per 4 persone) assieme a un mestolo del loro brodo di cottura e fate insaporire per un quarto d'ora.
Servite con l'accompagnamento di riso a grana lunga lessato (e molte bevande).

giovedì 18 marzo 2010

Caffelatte per cena, perchè ho Saturno Contro

Stasera me lo merito. E' cosa buona e giusta che mi autoinfligga la cena-colazione.
Da bambini era un classico. La mamma non aveva voglia di cucinare e ti rifilava la tazza di caffelatte, o meglio ancora, la tazza con un cucchiaio di Nesquik o Ovomaltina, che sei troppo piccola per il caffè vero.
E tu glielo perdonavi perchè ti lasciava inzupparci dentro i tuoi biscotti preferiti. Quale bambina davanti alla scelta BIScotto o BIStecca sceglierà mai la seconda?
E' uno di quei giorni dove il cosmo sembra lavorare per far accadere cose improbabili quanto chiaramente fastidiose. Dal ristoratore imbroglion-ubriacone del pranzo al gradasso pr che trasforma un ignaro motociclista in crash test dummy, per finire con "ops ho sbagliato giorno la riunione era IERI", che ti getta nella disperazione e nella sensazione che stai irrimediabilmente invecchiando. O forse esiste anche la demenza juvenile?
Per crogiolarmi in questo circolo vizioso non c'è niente di meglio che uno sciopero dei fornelli e, invece, di un film che i fornelli, o meglio, la cucina, la rende protagonista mentre riassume nel titolo l'andamento astrologico planetario della giornata: Saturno Contro.
Lo so, oggi Ozpetek è al cinema con Le Mine Vaganti, ma non l'ho ancora visto e non faccio come i critici che scrivono di ciò che non sanno. In compenso ho visto Scamarcio raccontare 10 volte la storia delle liti con Ferzan per colpa dei capelli tagliati troppo dalla parrucchiera mentre riposava sul set. E va beh caro Riccardin dal ciuffo, vedrai che i boccolini ti cresceranno. Al contrario della voglia di vedere l'ennesima opera gay di Ozpetek che dopo Le Fate Ignoranti e La Finestra di fronte ha intrapreso una parabola discendente. Ma chissà, magari questo Mine Vaganti, al contrario di Saturno Contro, stupirà positivamente. Allora perchè ci propini Saturno, chiederete voi (chi, poi?) giustamente??
Perchè mi fa gioco con la storia della sfiga celeste e del caffelatte per cena, ed è la degna conclusione di un improbabile giovedì.

mercoledì 17 marzo 2010

I soliti arancini di Montalbano

Stasera avevo altri piani. Pensavo che vi avrei regalato una ricetta originale dopo essermi sparata Julie & Julia, il film sulla cucina e sul mondo della rete da cui ho preso in presito la foto per l'intestazione. Ma per problemi... "tecnici" la visione è stata interrotta a metà.
Mi sono così ritrovata a fare zapping tra un canale e l'altro. E cosa ti trovo, tra l'Isola dei presunti famosi, La ricerca della felicità di Muccino e Tetris di Luca Telese? Il Commissario Montalbano. Che, per dirla con parole sue, si dovrebbe davvero "levare dai cabasisi". Siamo infatti giunti a qualcosa come la nona replica dei primi episodi. Zingaretti che urla "Montalbano sòòòno" nel tentativo di sembrare siculo non ha più alcun appeal. Le uniche a non aver stancato sono le immagini della spiaggia e del mare davanti alla sua villozza. E, chiaramente, i cibi deliziosi che fanno comparsate veloci, a suggerire la genuinità della terra siciliana.
In particolare, il Commissario va pazzo per gli arancini. In uno degli episodi mollava la fidanzata a Parigi per starsene al paese suo a magnare i fritti del peccato in santa pace. Roba da fondamentalisti gastronomici.
Per la ricetta degli arancini (o arancine, a seconda della zona della Sicilia) ci affidiamo alla ricetta proposta da un ballerino palermitano alla Prova del cuoco (ai tempi d'oro della Clerici).. vien voglia di sperimentare.


lunedì 15 marzo 2010

Un caffè per sorseggiare The Good Wife

Alicia Florrick (Julianna Marguiles, diventata famosa grazie a E.R.) è una brava moglie. Anzi, fenomenale. Come definireste una che, dopo l'arresto del marito, celebre procuratore distrettuale coinvolto in uno scandalo politico e sessuale, prende le redini della famiglia e si butta a capofitto nel nuovo lavoro di avvocato (chiaramente con il matrimonio Alicia aveva sacrificato la propria carriera a quella lanciatissima del marito e ai figli) e rimane accanto al fedifrago durante la sua carcerazione e il processo? E quando si prospetta l'ipotesi degli arresti domiciliari, è anche disposta ad accoglierlo a casa. Certo, Peter si dovrà sudare il suo perdono.
Prima di tutto, Alicia ha cominciato a lavorare e ci ha preso gusto: erano 13 anni che non metteva piede in aula, ma è chiaro che la ragazza ha talento. Secondo, da Stern, Garner & Lockhart Alicia finalmente ha scambi con persone interessanti: la detective Kalinda, il collega con il quale deve competere per il posto da junior associate, la chichissima Diane e soprattutto Will, vecchio amico della Law School, grazie al quale ha ottenuto il posto. Con lui c'è stima, ammirazione, e una certa -latente- chimica, appena accennata e rispettosa delle regole implicite del rapporto fra colleghi e vecchi amici. Se in questo c'è un'evoluzione, è appena percettibile, tanto da assomigliare alla vita vera. La CBS sta trasmettendo The Good Wife dallo scorso autunno: le puntate non sono ancora arrivate in Italia.
C'è da scommettere che le avventure di Alicia andranno avanti ancora per molto, perchè la serie è veramente ben scritta. Niente a che vedere con i clichè spesso propinati dalle produzioni giuridico-procedurali (per fare un esempio recente Justice, inguardabile). Devo dire che questa serie ha forse una sola pecca: la gente non mangia mai. L'unica cosa commestibile che appare è il caffè. Chiaramente mug in stile Starbucks.
E allora non resta che sorseggiare una enorme tazza di "Latte", come gli americani chiamano il latte macchiato e goderci le avventure di Alicia (tifiamo tutti per lei... e tra Peter e Will, la mia paletta si alza per il secondo... ricordate il coraggioso Knox Overstreet de L'attimo fuggente? Sì, quello che soffiava la ragazza al quarterback di turno. Ecco, è proprio lui, Josh Charles). Se volete saperne di più, leggete la recensione di Movieplayer.it o andate sul sito della Cbs.


mercoledì 10 marzo 2010

Un tè (e un muffin) con Alice

Alice si perde tra tazze di tè, armature alla Giovanna d'Arco e brucaliffo e stregatto che non sono altro se non la brutta copia dei personaggi creati da Walt Disney nel 1951. Il viaggio immaginifico che ci aspettavamo da Alice in Wonderland di Tim Burton e dal suo attore feticcio Johnny Depp delude, nonostante la visione in 3D. Non c'è magia in questa interpretazione del ritorno di Alice a Sottomondo e quello che vorrebbe essere una parabola di formazione diventa il viaggio sconclusionato di una ragazza che non si rassegna a fare ciò che il mondo si aspetta da lei. Ci mancano il cappellaio veramente matto e il leprotto bisestile che, cantandoci Buon non-compleanno, ci offrivano del tè. Anche "soltanto mezza tazza".
Per accompagnare la visione consiglio una tazza di darjeeling intera. E un muffin ai mirtilli di cui lascio la ricetta.

Blueberry muffin
400g di farina
175g di zucchero
1 cucchiano di lievito
Un po' di scorza d'arancia grattuggiata (bio)
2,5 gr di sale
280 ml di latte
2 uova sbattute
85g di burro sciolto
250g di mirtilli

foto dal web
Preriscaldate il forno a 200 gradi e ungete una teglia con buchi per 12 muffin. In una scodella mescolare la farina, lo zucchero, il lievito, la scorza di arancia e il sale. In un altro recipiente, mescolate il latte con il burro e le uova.Versate il composto al centro delle farine e girate finchè gli ingredienti non sono amalgamati. Aggiungete i mirtilli mescolando delicatamente e riempite i buchi della teglia con un cucchiaio. Cuocete per 15 - 18 minuti finchè i muffin non risultano leggermente dorati. Lasciate raffreddare nella teglia per qualche minuto e tirateli fuori, magari aiutandoli con una spatolina che faccia leva sul bordo esterno.
Trasferite i muffin su una griglia a raffreddare e poi.. mangiateli! Preferibilmente in giornata.

venerdì 22 gennaio 2010

Soul Kitchen, una moussaka per l'anima

Soul Kitchen, cibo per l'anima: il film premiato al Festival di Venezia non delude le aspettative suscitate dal titolo, rubato a una canzone dei Doors. Una carrellata incessante di avvenimenti che portano alla deriva il candido Zinos, proprietario del ristorante che dà il nome alla pellicola, che prima perde tutto, dalla fidanzata alla salute al Soul Kitchen stesso, ma poi si prende la rivincita con un'infilata di riscatti finali.
Il tutto è accompagnato da cibo prima pessimo e poi eccelso -grazie allo chef integralista Akin- alcol, musica, che spazia dalla tecno al funky e dalla tradizionale greca al soul, e situazioni esilaranti.
Soul Kitchen assomiglia a uno di quei piatti sostanziosi della tradizione culinaria greca, come l'origine dei due fratelli protagonisti. Una moussaka, direi: saporita, gustosa e goduriosa. Ma tocca punte di raffinatezza somiglianti al dessert di crema alla corteccia che prepara Akin, provocando un'ondata di amore di massa.

Eccovi la ricetta della Moussaka nella versione di Giallozafferano

Ingredienti: 1 spicchio d'aglio, una spolverata di aneto, un pizzico di cannella, pepe q.b., carne di agnello 400 gr. 1 cipolla, 1kg di melanzane, mezzo bicchiere d'olio d'oliva, 80 gr di pecorino, polpa di pomodoro 300 gr, 1/2 bicchiere di vino rosso, 1/2 litro di besciamella.

foto dal web
Lavate e tagliate le melanzane a fettine di ½ centimetro per il verso della lunghezza.Versate un po' d'olio in una padella e quando sarà ben caldo fate appassire la cipolla finemente tritata e l'aglio unendo poi, anche la carne d'agnello tritata. Fatela rosolare, schiacciandola spesso con una forchetta e, quando inizierà ad assumere un bel colorito, aggiungete il vino rosso, il pomodoro, il sale, il pepe e un pizzico di cannella. Fate cuocere per circa 45 minuti aggiungendo a metà cottura l'aneto.
Mettete un po' d'olio in una padella e friggete le melanzane fino a farle diventare belle dorate da tutte e due le parti e lasciatele raffreddare per circa 10 minuti. Ungete ora una pirofila con un po' di burro, disponete sul fondo la metà delle melanzane, versateci sopra la carne e coprite con le restanti melanzane.
Coprite il tutto con la besciamella, spolverate col pecorino tutta la superficie e infornate per 45 minuti a 190° finchè la superficie diventerà di un bel colore dorato.

venerdì 15 gennaio 2010

I brownies del Motel Woodstock

Brownies alla marijuana. Quale cibo più adatto poteva citare Taking Woodstock? Ma non ingannatevi. I brownies alla marijuana fatti da Vilma, travestito ed ex marine ora votato alla vita hippy, non sono fini a se stessi, anzi. Ang Lee li usa come espediente narrativo per creare lo scontro aperto Elliot Tiber e i suoi genitori, ebrei scappati dall'Europa dell'Est al tempo del nazismo e super personaggi.
L'evento collettivo di Woodstock, celeberrimo concerto dell'agosto 1969, è narrato dalla prospettiva personale e inedita di Elliot.
All'inizio Elliot è solo alla ricerca di un modo per estinguere il debito del Motel sgrarrupato che i genitori possiedono nelle campagne fuori New York. Ma quando giunge la notizia che gli organizzatori di un'importante manifestazione musicale si sono visti ritirare l'autorizzazione dalla municipalità di Wallkill, Elliot offre loro il motel come base e presenta loro il vicino che gli affitterà un terreno di 600 acri.
Woodstock diventa per Elliot un'opportunità personale, un segno del destino per rovesciare le sorti della sua vita e prendere consapevolezza di ciò che veramente vuole: lasciare il Motel, tornare a fare il decoratore, smettere di nascondere la propria omosessualità. Elliot non vedrà nulla del concerto, ma non è questo il punto. Il punto è la vitalità e l'energia, l'ingenua gioia utopistica che sprigiona da quella folla di giovani, che lo coinvolge, lo scuote e lo cambia per sempre.


Ma non perdiamoci la ricetta dei brownies! senza marijuana... :-)

150 gr di farina bianca "00"
foto dal web
175 gr di cioccolato fondente
175 gr di burro
140 gr di noci
3 uova intere
175 g di zucchero
1 fiala di estratto di vaniglia




Fondere a bagnomaria il cioccolato con il burro. Togliere dal fuoco e incorporare lo zucchero, le uova, la farina, l'estratto di vaniglia e le noci spezzate molto grossolanamente. Versare il composto in una larga teglia imburrata e infarinata. Deve risultare alto circa 2 cm. Infornate e cuocete a 180 gradi per 40 min. Una volta freddo, tagliare il dolce in rettangoli e spolverizzateli a piacere di cacao dolce.

giovedì 14 gennaio 2010

Una pizza per digerire Nemico Pubblico


Le cose più interessanti del Nemico Pubblico di Michael Mann sono, a mio avviso, il Borsalino e il cappotto su misura che Johnny Deep indossa per calarsi nei panni del fuorilegge John Dilinger.

Un rapinatore dell'Indiana che negli anni 30 divenne una leggenda negli Stati Uniti, perchè consacrato da una morte violenta: fu freddato senza arresto nè processo all'uscita di un cinema da un agente dell'Fbi che lo seguiva da anni. Atmosfere alla Al Capone, inseguimenti, rapine, sparatorie, e poco di più.
Elegante forse nella realizzazione, ma poco appassionante.
foto dal web


Per digerirlo, ci vuole proprio una pizza. Di quelle napoletane, con i pomodori San Marzano e la mozzarella di Bufala. Vi risolleverà.

martedì 12 gennaio 2010

500 giorni insieme (al tartufo)

500 days of Summer è stato tradotto in italiano 500 giorni insieme, facendo cadere, come spesso accade, il gioco di parole che il titolo contiene. Tanto valeva risparmiarsi la traduzione pessima del nome della protagonista (Summer diventa Sole). Il film, a ogni modo, è un piccolo pasticcino. Non di quelli troppo dolci, o troppo pieni di crema che una volta addentati  vi tradiscono sporcandovi tutta la faccia. Ma uno di quelli che si gustano in un boccone solo, il cui sapore dolceamaro non dimenticherete facilmente. Direi un tartufino.
La storia di Tom che si innamora di Summer che invece vuole solo divertirsi non si limita a capovolgere lo stereotipo "la donna ama, l'uomo fa lo stronzo" ma racconta una storia in cui tutti possono identificarsi, con un tocco di ironia e un sapiente uso dei flashback, della musica, della luce... e persino dell'Ikea.
Da assaporare.


Ricetta dei tartufini
Ingredienti :
200gr di cioccolato fondente
10 cl di panna liquida
1 baccello di vaniglia
30gr di burro ammorbidito
5 cucchiai di cacao amaro

Spezzetta il cioccolato e mettilo in una scodella. Con un coltello, fai delle piccole incisioni sul baccello della vaniglia nel senso della lunghezza e sfrega con un cucchiaino. In una casseruola, incorpora panna liquida e vaniglia e fai bollire. Versa la panna nella tazza dove c'è il cioccolato. Aggiungi il burro ammorbidito e mescola con un mestolo di legno. Metti il composto in frigo perché s'indurisca. Versa 5 cucchiai di cacao in un recipiente, poi prendi il composto raffreddato ed estraine piccole quantità aiutandoti con un cucchiaino. Fai delle palline con le mani. Arrotola le palline nel cacao delicatamente. Fai raffreddare in frigo per circa 2 ore.

Bistecca e patatine per Terminator Salvation

Questo quarto episodio aveva il compito di salvare la saga di Terminator dalla bruttezza e dall'inutilità in cui era caduta con Terminator 3 - Le macchine ribelli, del 2003, riportandola ai tempi d'oro della regia di James Cameron, ideatore del primo e del secondo film. Nonostante l'eccesso di effetti speciali e di scontri a fuoco, nonché del superficiale tratteggio psicologico di alcuni personaggi, Terminator Salvation, firmato dal regista McG (un nome d'arte di cui non so dare giustificazione) potrebbe esserci riuscito.
foto Simon Food Favorites
La pellicola fa omaggio ai classici della fantascienza, con ambientazioni a metà tra Blade Runner e Mad Max, e recupera il tema portante dell'ambiguità del rapporto uomo macchina. Interessante il personaggio interpretato da Sam Worthington (oggi al cinema con Avatar), ex condannato a morte cui la scienza ha dato una seconda vita, un secondo eroe che fa da spalla ed è funzionale al Jhon Connor interpretato da Christian Bale. Il resto, è combattimento uomo-cyborg, da gustarsi con una bella bistecca e patatine fritte (e Coca Cola, of course) o, per una dinner in stile davvero americano, con un hambuger, rigorosamente sbranato sul divano.

lunedì 11 gennaio 2010

In Treatment e la torta di cioccolato (ma senza burro)

Paul Weston ha divorziato. Ha lasciato Kate e la sua famiglia nel Maryland ed è tornato a Brooklyn. Non sembra passarsela tanto bene, a giudicare dalle mani che gli tremano quando parla della sua citazione per negligenza, a un anno dalla morte del paziente Alex. Eppure è ancora lì, pronto ad ascoltare, suggerire, scoprire il significato di comportamenti che sembrano cliché ma nascondono segreti, insomma, ad analizzare e aiutare i suoi nuovi pazienti con i consueti capolavori dialettici che rendono innovativa e interessante In Treatment.
Gli appassionati avranno già ingurgitato i 35 episodi della seconda stagione della serie targata HBO con protagonista Gabriel Byrne.A chi deve ancora godersela, invece, consiglio la visione armati di una fetta di torta al cioccolato, scudo perfetto allo sguardo smarrito di un Paul quasi depresso e alla tristezza di malattie e nevrosi dei protagonisti.
La torta al cioccolato, però, dopo i panettoni delle feste, meglio farla leggera: senza burro.

Eccovi la ricetta:

Torta al cioccolato senza burro

10 cucchiai di zucchero
15 cucchiai di farina
3 cucchiai di cacao amaro in polvere
mezza bustina di lievito
50 gr di cioccolato fondente
3 uova
latte (q.b.)
olio (un cucchiaio)
mandorle tritate (50 gr)

Rompere le uova, mettendo i tuorli in una ciotola e gli albumi in un'altra. Aggiungere lo zucchero ai tuorli e mescolare bene. In una terrina setacciare la farina insieme al cacao e al lievito, aggiungere il composto di uova e zucchero, un cucchiaio d'olio e un po' di latte, circa un bicchiere, fino a creare una pasta cremosa e omogenea. Aggiungere il cioccolato fondente spezzettato grossolanamente e gli albumi montati a neve. Mescolare bene.
Imburrare una tortiera e versarvi il composto. In superficie versare un po' di zucchero sciolto in qualche cucchiaio di latte e le mandorle tritate. Infornare in forno preriscaldato a 180 gradi per circa 35-40 minuti.

Buona visione (e buon appetito)!

Chi ben comincia... il mio parere sui film visti tra fine e inzio anno

Il tempo per scrivere dei film che guardo scarseggia sempre, così ho deciso di fare un post riepilogativo dei tioli visti nell'ultimo p...