lunedì 31 ottobre 2011

Tutti pronti per Halloween?

foto da Latelanera.com


Oggi è Halloween, ovvero "All Hallows Even", che sarebbe a dire la vigilia di Tutti i santi, festa in cui si rende onore ai defunti. Stasera in tutto il mondo si festeggia: trick or treat, feste in costumi macabri, storie di paura e film horror sono gli ingredienti più gettonati. Potrei forse lasciarvi senza una dritta cinematografica per la serata?

Da vedere con i vostri bimbi





Per chi preferisce le streghe moderne



Per gli amanti dei grandi classici horror









Per chi "non è Halloween senza zombie"



Per chi adora i musical



Per chi preferisce riderci su





Pronti alla vostra serata horror???

martedì 25 ottobre 2011

Arrietty, un piccolo e prezioso wagashi



Pensate a un giardino silenzioso, popolato da margherite, mughetti e papaveri, piante di alloro, cavallette e bruchi, un gatto grasso e un corvo dispettoso. In mezzo, una splendida residenza di campagna, coperta di foglie di edera bagnate dalla rugiada, che sotto il pavimento ospita, nascosta agli occhi di tutti, la casa segreta di una famiglia di piccoli gnomi. Tre "prendimprestito", per l'esattezza. Esserini di 10 centimetri, simili agli uomini: una sorta di lillipuziani, che di notte vanno in missione nelle case degli umani e "prendono in prestito" le cose che gli sono indispensabili. Uno spillo, un pezzetto di scotch, un fazzoletto di carta, una zolletta di zucchero, un biscotto.
Arrietty è una di loro. Ha quattordici anni, vive con i genitori ed è convinta che al mondo ci siano altri gnomi come lei, anche se non ne ha mai incontrati altri. Quella della sua famiglia è una lotta per la sopravvivenza: non devono farsi vedere dagli umani, pena la fuga e il trasloco verso un luogo più sicuro.
Nella vecchia casa, però, un giorno arriva Sho: un ragazzo coetaneo di Arietty, dal cuore gentile quanto debole, che infatti si trova lì in campagna per riposare prima di un delicato intervento. 
Una notte Sho scorge Arietty e vuole convincerla a fidarsi di lui. La piccola gnoma è allarmata e diffidente, e al tempo stesso attratta. Le rispettive solitudini li spingono l'uno verso l'altra e così i due diventano amici.





Ma la vita è complicata e il rapporto di fiducia che si instaura tra i due avrà delle ripercussioni sugli equilibri dei loro mondi.
Una favola bellissima, delicata, con uno stile narrativo tipicamente giapponese: si tratta di un cartone animato, ma non vedrete nessuno dei protagonisti cantare e ballare o parlare con animali umanizzati. Al centro della storia ci sono le difficoltà e le responsabilità che ogni individuo deve affrontare per crescere. Gli animali ci sono, ma mantengono la loro natura. E poi i disegni, sono splendidi: dettagliati, ricchi, morbidi. Se conoscete lo studio Ghibli di Hayao Miyazaki sapete già di che cosa sto parlando. La regia, stavolta, è di Hiromasa Yonebayashi, stretto collaboratore del maestro. 
Un'opera poetica, precisa, bella. Esattamente come le opere culinarie nipponiche, attente all'equilibrio estetico e alle geometrie oltre che al gusto, all'accostamento di sapori e consistenze. Pensate al sushi, oppure all'arte pasticcera dei wagashi. Sì, Arietty è un piccolo wagashi
Cosa sono i wagashi? Si tratta di dolcetti serviti generalmente con il té, in gran parte a base di riso glutinoso (mochi), marmellata e pasta di fagioli rossi di soja chiamati azuki (anko), gelatina kanten e frutta. Sono dei piccoli capolavori, che necessitano precisione, attenzione e arte. Per saperne di più vi rimando a un blog molto bello dedicato proprio a questi dolcini. Si chiama Wagashi stories, e proprio grazie all'autrice Wagashi stories ho scoperto tante cose di cui non avevo la minima idea. Come le creazioni delle pasticcerie Minamoto Kitchoan e Toraya, di cui vi lascio qualche foto. Giudicate voi stessi, e poi ditemi se, dopo ciò che vi ho detto, non vi viene voglia di correre a gustarvi Arietty.

Macchamochi da Kitchoan
Hakutohoshigure da Kitchoan
Yasaka da Toraya

Kankoubai da Toraya

Vi lascio con il trailer del film. Sayonara.



Ma come fa a far tutto? E la torta al cioccolato, per la bake sale



Ok, il punto dolente di questo film forse è lei, Sarah Jessica. Parlo della Parker, ovviamente. Siamo abituate a vederla in abiti sofisticati e sexy, con accostamenti audaci, mentre sculetta per le vie della Big Apple su un paio di vertiginosi sandali Manolo Blahnik. Trovarla credibile nei panni di una mamma manager che la mattina annusa le camicette nell'armadio e si infila la prima che "non puzza" ed esce di casa, tra l'altro senza pettinarsi i capelli, è un po' dura. Se superate questo, Ma come fa a far tutto? è una commedia leggera che tratta un problema reale, quello della discriminazione e delle difficoltà che incontrano ogni giorno le donne che hanno l'ambizione di perseguire degli obiettivi professionali senza per questo voler rinunciare a creare -e curare, ed essere parte sul serio- di una famiglia. Kate Reddy (la Parker) lavora nel campo della finanza, è responsabile degli investimenti nella filiale di Boston in una società finanziaria di New York ed è pure brava. Ma, quando la sua proposta della creazione di un fondo pensione incontra il favore del capo, a New York (Pierce Brosnan), Kate dovrà iniziare a viaggiare ancora di più e a questo punto il già precario equilibrio familiare, che fino allora aveva retto seppur zoppicando (la figlia di sei anni già la puniva per le prolungate assenze con rifiuti e atteggiamento di sufficienza, mentre il piccolo Ben, di due anni, è ancora il cocco di mamma), scoppia. Ce la farà Kate a "far tutto" e rimettere insieme i pezzi, senza perdere l'amore del marito (Greg Kinnear)? A voi scoprirlo. 
Il film scorre via veloce, non è eccessivamente mieloso né gratuitamente drammatico, perciò si guarda volentieri, anche se non vale il cinema. Potete tranquillamente aspettare il dvd :-).   


La scena cult è quando Kate si ricorda che il giorno seguente la scuola della figlia ospiterà una "bake sale":  ogni mamma deve portare un dolce da vendere per beneficienza. Ma Kate è di ritorno dall'ennesimo viaggio, è sera tardi e nel minimarket aperto la notte trova solo una tortaccia di quelle già confezionate: cerca allora di camuffarla, riempiendola di zucchero a velo, infilandola in una teglia di vetro e schiacciandola tutta per adattarla alla forma del recipiente. Il risultato è disastroso, ma non quanto la gelatina Jell-o non rappresa della sua amica del cuore, madre single messa peggio di lei.




Io una tortina ve la lascio, ma non è comprata, l'ho fatta io! :-) Soffice soffice, perfetta per la merenda, accompagnata da un buon tè! Dolce ma non troppo e bella cioccolatosa. Yummi! Fotografarla è stata un'impresa, ho dovuto agguantarne una fetta prima che finisse tutta!


Torta al cioccolato e arance amare
80 grammi di cioccolato fondente
150 grammi di zucchero
100 grammi di farina 00
30 grammi di fecola di patate
1/2 bustina di lievito
70 grammi di farina di mandorle
50 grammi di burro
2 uova
latte qb
Una dozzina di mandorle pelate

Setacciare le farine (normale, mandorle e fecola), il lievito e lo zucchero in una scodella. Sciogliere il cioccolato a bagnomaria con il burro, togliere dal fuoco e aggiungere le uova, mescolando con una frusta. Unire la crema di cioccolato alle farine, se necessario aggiungere un po' di latte per amalgamare. Aggiungere quattro cucchiaiate di Fiordifrutta di arance amare e mescolare. Versare il composto in una teglia imburrata, guarnire la superficie con qualche mandorla e con qualche cucchiaino di marmellata stemperata con un po' di acqua o latte. Infornate a 180 gradi per 35 minuti circa. 

domenica 23 ottobre 2011

Tagliatelle alla crema di zafferano, una cena da Masterchef in 15min!


Non so voi, ma io in settimana, quando torno a casa dal lavoro, pur amando cucinare, all'idea di mettermi a pulir verdure, sminuzzare, tagliare, spadellare e soprattutto, poi, pulire e lavare pentole e piatti, vado un po' in crisi. Certo, se ho un piatto che mi frulla per la testa e voglio sperimentare, la stanchezza passa in secondo piano. Se però sono presa da qualcos'altro, mi accontenterei volentieri di un'insalata caprese, un toast o un passato di verdura. Il mio fidanzato, però, non sarebbe molto contento! L'altra sera, quindi, per propinargli qualcosa di buono senza stare in cucina delle ore, ho optato questo primo, una "ricetta scema" che vi consiglio perché molto gustosa, grazie al delizioso profumo dello zafferano; colorata, veloce e per nulla pesante perché un po' di ricotta può degnamente sostituire la panna! Eccola.

Tagliatelle con crema di zafferano e pomodorini
Dosi per 2-3 porzioni
250 gr di tagliatelle fresche
120 gr di ricotta
mezza cipolla
15-20 pomodorini ciliegini
1 bustina di zafferano
latte q.b.

Stufate la cipolla in poco olio e un po' d'acqua, aggiungete i pomodorini tagliati a metà -come preferite- e cuocete per qualche minuto. In una ciotola lavorate la ricotta con un po' di latte per renderla una crema. Versate in padella e continuate la cottura. Nel frattempo mettete l'acqua a scaldare e quando sarà bollente prendetene un paio di cucchiai e usatela per stemperare lo zafferano in una tazzina. Unite al sugo di ricotta e pomodori e avrete il vostro condimento. Scolate le tagliatelle al dente e spadellatele un minuto con il sugo. Cremose e delicate, saranno spazzolate in un baleno!
Lo so, niente di innovativo o sconvolgente (non per niente l'ho chiamata ricetta scema), ma in 15 minuti la cena sarà in tavola e i palati soddisfatti. O forse alcuni palati super raffinati avrebbero da ridire?
Mi immagino le facce dei tre giudici di Masterchef... "Qvesta secondo te è una ricetta?" direbbe Bastianich, probabilmente lanciandomi il piatto nel lavandino. "Un po' banalotta, no?" aggiungerebbe Barbieri facendo smorfie di insofferenza. Infine Cracco, dopo aver annusato il piatto, essersi infilato in bocca una forchettata con una mossa primordiale, mi lancerebbe un'occhiata dal basso verso l'alto: "Non è male, ma lo zafferano forse prevarica un po' troppo, rendendo tutto piatto".
Si fa per dire, a me sono piaciute, altrimenti non ve le proporrei ;-)


Breve riassunto per chi non ha mai visto il programma. Masterchef è un reality che da settembre sta andando in onda su Cielotv. 18 concorrenti (ormai ridotti a 12), semplici appassionati di cucina con il sogno di diventare chef, si sfidano per accaparrarsi il titolo che gli consentirà di realizzare la propria ambizione. Per fare questo devono superare una serie di prove culinarie e sottoporsi al giudizio di tre guru della cucina mondiale, gli chef stellati Bruno Barbieri e Carlo Cracco e il ristoratore italoamericano Joe Bastianich, tre personaggi alquanto cattivelli, da quanto ho avuto modo di vedere! 
Come dicevo, generalmente Cracco assaggia un boccone e trapassa con lo sguardo il malcapitato, come a scrutargli il fondo dell'anima; Bastianich ha la tendenza a chiamare schifezze quasi tutte le creazioni dei concorrenti e a lanciare oggetti con gesti inconsulti per dimostrare la sua delusione, Barbieri invece si limita a fare delle facce eloquenti e borbottare. Non sono mai contenti, ma in fondo li pagano per questo. Ogni tanto però, devono piegarsi all'evidenza di una torta ben riuscita o di un piatto praticamente perfetto. 
Io non ho ancora deciso per chi tifare, per ora sono indecisa tra il giovane Enea e il folle Federico. 
E voi, state seguendo il programma? Che ne pensate finora? 

martedì 18 ottobre 2011

Piovono polpette... di melanzane!


Questa sarà più o meno la faccia che farete quando assaggerete queste polpettine. Lui è Flint Lockwood, protagonista di Piovono Polpette, film di animazione del 2009 di cui vi parlerò tra poco.
Le polpette in questione invece sono davvero buone e anche facili. Sono a base di melanzane e non hanno nulla da invidiare alle classiche di carne: le ho composte a sentimento, per cui perdonate se le dosi non sono molto precise. Ah, vi vedo, voi che come me siete sempre lì a contare le calorie. Per una volta potete pure concedervelo un frittino... magari le fate nel weekend, senza esagerare nelle quantità. Anche se vi assicuro che farete fatica a non divorarle una dietro l'altra. (perdonate le foto, era buio e non ho potuto far di meglio).




Polpettine di melanzane 
Dosi per circa 20 polpettine
1 melanzana
120 gr di ricotta
1 fetta di mortadella
prezzemolo qb
pangrattato qb
sale
olio evo
olio di arachidi per friggere

Tagliare a dadini la melanzana e cuocerla in una padella antiaderente con poco olio e sale. Quando la melanzana sarà cotta, lasciatela scolare e intiepidire in uno scolapasta, per circa 15 minuti. Versate i dadini in una terrina, aggiungete la ricotta e mescolate, unite il prezzemolo finemente tritato, la mortadella tritata e pangrattato fino ad ottenere una consistenza che riusciate a manipolare con le mani. Formate delle polpettine, passatele nel pangrattato. Scaldate l'olio e, quando sarà ben caldo, friggete le polpettine su entrambi i lati finché saranno dorate. Scolatele sulla carta assorbente, salate e portate in tavola, accompagnando con quel che vi va! Io ho preparato dei semplici broccoli a vapore e degli involtini di petto di pollo ripieni con un pezzetto di mortadella e un dadino di pecorino, saltati in padella con pochissimo olio e un po' di rosmarino (semplici e sempre boni gli involtini!). 



Torniamo al film! Il protagonista, Flint, vive in un paesino la cui economia si fonda sulla pesca di sardine e lascia poco spazio ai sogni e alla creatività. Invece lui fa l'inventore e per questo è considerato un freak, uno svitato buono a nulla. Tutti lo snobbano fino a che, a causa di un incidente, manda in orbita la sua ultima creatura, una macchina che trasforma l'acqua in cibo e che comincerà a far piovere dal cielo polpette, appunto, ma anche gelati, biscotti, spaghetti, polli arrosto e gelatine e tutti scopriranno le gioie dell'abbuffata gratis. Flint diventerà una star... Eppure non tutto andrà per il verso giusto e Flint, insieme alla reporter Sam, dovrà impedire che quello che all'inizio sembrava una giocosa meraviglia si trasformi un pericolo terribile per la comunità supernutrita. Un film carino e giocoso, soprattutto nella parte con il cibo gigante, anche se siamo lontani da i capolavori di ritmo e humor della Disney Pixar. I vostri bambini apprezzeranno! 


domenica 16 ottobre 2011

Un dolce dal NuovoMondo: Zucchini Bread


Dolci americani: è questo il tema del carinissimo contest di Caia, Usa Sweet Usa. Cheesecake, apple pie, muffins, brownies, cookies, pancakes & co.... potevo forse tirarmi indietro? E così è iniziata la ricerca di un dolce che fosse un americano al 100%, ma abbastanza originale e, perché no, pure sano. Sano un dolce made in Usa, direte voi, quando mai s'è visto? Beh non avete fatto i conti con il Zucchini bread! Cugino del banana bread, è una specie di plumcake speziato che contiene zucchine grattugiate e frutta secca (generalmente si usano noci pecan, ma io le ho sostituite con le mandorle). 
Storcete il naso? Non sapete cosa vi perdete! Profumato, delicato, umido e reso piacevole da sgranocchiare grazie alla frutta secca... e poi c'è dentro la verdura, quindi ribadisco la mia teoria dell'altra volta, è sano di principio :-) (ma se leggete gli ingredienti vi accorgerete che lo è per davvero!). Eccovi la ricetta. 

My Zucchini Bread
2 uova
50 gr di burro
170 gr di farina
30 gr di farina di mandorle
1 cucchiaino di lievito per dolci
1/2 cucchiaino di bicarbonato
100 gr di zucchero bianco
50 gr di zucchero di canna
1 grattugiata di noce moscata
1/2 cucchiaino di zenzero
1 cucchiaino di cannella
circa 220 gr di zucchine (1 grossa o due piccole)
100 gr di mandorle spezzettate



Come vi ho anticipato, ho sostituito le noci della ricetta originale con le mandorle e una parte della farina (15%) con la farina di mandorle. Grattuggiate la/le zucchina/e e tenetele da parte. Lavorate il burro morbido con lo zucchero bianco e quello di canna fino a formare una crema, unite le uova una alla volta e montate. A parte mescolate la farina, la farina di mandorle, la cannella, la noce moscata, lo zenzero, il lievito e il bicarbonato. Unite tutto alla crema di uova burro e zucchero, mescolate bene. Strizzate le zucchine, unitele al composto. Prendete le mandorle e tritatele grossolanamente, aggiungete e mescolate ancora. Versate in uno stampo da plum cake e infornate a 180 gradi per circa 45 minuti. Il vostro zucchini bread è pronto!

Il contest Usa Sweet Usa

Non tutti sanno che le zucchine sono originarie del Nord America, come le loro cugine zucche. Come per mais e pomodori, insomma, dobbiamo ringraziare le terre americane, ma furono gli italiani, solo molti anni dopo, che si dedicarono alla coltivazione e all'utilizzo in cucina di questo meraviglioso ortaggio. Tanto che ancora oggi gli americani per chiamarlo usano una storpiatura dell'italiano zucchina : "zucchini", appunto.
Italia e America sono insomma unite nel destino della zucchina, giunta al successo grazie a noi, ma nata nel "Nuovo mondo". Quel Nuovo Mondo che è stato ed è ancora oggi meta prediletta per chi cerca una vita migliore, un posto dove realizzare i propri sogni, una terra promessa dove fare fortuna.


Proprio di quest'avventura, di un viaggio della speranza da un piccolo paese della Sicilia fino a New York, all'inizio del 900, racconta Nuovo Mondo, di Emanuele Crialese, regista che in questi giorni propone al cinema la sua nuova fatica, Terraferma, film ancora una volta dedicato ai temi dell'immigrazione. Protagonista è Salvatore, che, rimasto vedovo in una terra misera e senza prospettive, chiede al cielo un segno per scogliere ogni dubbio e partire verso il nuovo mondo, portando con sè figli e anziana madre. Alcune cartoline di propaganda con i contadini ritratti accanto a polli giganti e verdura enorme lo fanno decidere. Si parte. Il film si svolge in gran parte nel "non luogo", che è la nave che trasporta il carico di disperati verso le speranze della giovane America. Sulla strada di Salvatore ci sarà l'incontro con Charlotte Gainsburgh, dama inglese caduta in disgrazia e decisa ad arrivare in America da donna accasata, che propone a Salvatore di sposarla. Una figura di donna moderna, che mantiene la sua classe e il suo essere eterea anche tra le brandine condivise della terza classe. 


Il viaggio si conclude a Ellis Island, dove tutti gli aspiranti "amerigani" sono sottoposti a controlli igienici e valutazioni psicologiche. Saranno abbastanza intelligenti e sani per essere accolti in terra statunitense? Ve lo lascio scoprire...

giovedì 13 ottobre 2011

Chicken Tikka, cena degna di un Millionaire!



Se dico India cosa vi viene in mente? Io non ci sono mai stata, ma penso a spezie dagli intensi profumi, colori sgargianti, sari decorati, tatuaggi di henné e gioielli d'argento. E poi c'è il cibo: riso, pollo, verdure e legumi, tante spezie, cheese naan... yum!
Un classico della cucina indiana, diffusissimo ormai in tutto il mondo (tutti gli indian take away lo propongono!) è il chicken tikka. Si tratta di bocconcini di pollo marinati in yogurt e spezie e poi cotti nel forno tandoori oppure alla griglia, anche sotto forma di spiedini. L'importante è che la botta di calore sia forte, anche se bisogna fare attenzione a non seccarlo. La carne, grazie all'ammollo nello yogurt, rimane molto tenera.
Un'ulteriore elaborazione di questo piatto è il chicken tikka masala, in cui i bocconcini, marinati e cotti, vengono poi passati in un sugo a base di pomodoro, cipolla, innumerevoli spezie, un po' di panna ed eventualmente peperoni. Quello che ho preparato io, però, è la ricetta base.

Chicken Tikka
400 gr di petto di pollo
300 gr di yogurt (io ho usato quello greco, ma diluito con un po' di latte perché è denso)
coriandolo fresco
zenzero fresco (io 2 cucchiaini di quello in polvere)
2 cucchiaini di Garam masala* (o curry)
1 cucchiaino di paprika
1 spicchio di aglio
1 punta di peperoncino
sale

*In Italia viene chiamato normalmente curry il mix di spezie che contiene curcuma, coriandolo, cumino, zenzero etc. In India il termine usato per indicare questo mix è invece masala. Le miscele più diffuse sono il Garam masala e il Tandoori masala: se non sapete dove comprarli o vi trovate a improvvisare il piatto, va benissimo il mix che troverete al super con il rassicurante e noto nome di curry. :-)



Tagliare il petto di pollo in bocconcini. In una ciotola capiente versare lo yogurt e condirlo con le spezie, il coriandolo tagliato finemente e il peperoncino. Aggiungere anche l'aglio sminuzzato. Versare il pollo nella crema di yogurt e spezie, mescolare bene, coprire con una pellicola e lasciar riposare per almeno due ore (consigliabile anche tre-quattro). 



Scaldare la piastra, versare un po' alla volta i bocconcini sgocciolati e cuocere a fiamma viva. Mantenere la carne umida spennellandola di tanto in tanto (su entrambi i lati) con un po' di marinata. Impiattare, salare e servire a piacere con contorno di riso e/o verdure speziate (le ricettine delle verdure le proviamo un'altra volta!) 
La ricetta è anche molto leggera, visto che non c'è nemmeno un goccio di condimento (volendo potete aggiungerlo alla marinata, ma a dire il vero non trovo che sia utile!)




E se penso a un film che è un tripudio di colori, odori (anche se immaginati), sensazioni, immagini forti e avventura, proprio ambientato in India, penso a The Millionaire, di Danny Boyle



L'avrete visto tutti! La vita incredibile e avventurosa di un giovane proveniente dalle immense baraccopoli di Mumbai, ripercorsa nella mente dal protagonista che, come in una favola pop, si sta giocando tutto il suo futuro in un quiz televisivo, Who wants to be a Millionaire, appunto (format internazionale da noi trasmesso su Canale 5 e condotto da Gerry Scotti). Per ognuna delle domande che lo porteranno fino al jackpot finale, c'è un anedotto o un ricordo -non sempre felice - che lo aiuta a rispondere. Non manca l'amore, per una compagna di giochi e sventure divenuta poi bellissimo ostaggio di un malavitoso. Ma se siamo in una favola, ci vuole un lieto fine... giusto?

Il film ha un buon ritmo e un intreccio interessante. Riesce ad affrontare in modo originale e persino divertente tematiche delicate come la miseria delle baracche, gli scontri etnici tra indu e musulmani, la mutilazione dei bambini costretti a elemosinare per le vie di Mumbai e la facilità dei soldi che però porta alla perdizione, per chi sceglie la via dell'illegalità. Da vedere! Vi lascio il trailer.



domenica 9 ottobre 2011

Oltre il vetro: un campanile, il cielo blu e i muffin alla carota


Din, don, dan. Sono le 7 e 30: puntuale come ogni mattina, il campanile della chiesa inizia a far dondolare su e giù le enormi campane di ferro battuto, che compongono una canzoncina dedicata a Maria Vergine. L'orecchio semi addormentato si desta definitivamente e fa scattare il mio cervello. "Oh, no... ancora 10 minuti", imploro. No, è ora di alzarsi... anzi, è già tardi, mi devo sbrigare! A fatica scosto la coperta, abbandono la posizione distesa e poso i piedi a terra. Sarà almeno una bella giornata? Scosto le tende azzurre, spalanco gli infissi cigolanti e poi, con un colpo deciso, apro le persiane: meraviglioso! La temperatura finalmente assomiglia a quella autunnale e il cielo è tappezzato di nuvole blu e rosa. Mi ricordo che per colazione potrò mangiarmi un delizioso quanto leggero muffin alla carota e sorrido. Butto uno sguardo al campanile, così bello tra le nuvole colorate, e penso che oggi posso persino perdonarlo per il tormento continuo che mi dà.




Il campanile che vedete nella foto è quello della chiesa Santa Maria alla Fontana a Milano, che si trova a meno di 100 metri da casa mia. Una chiesa rinascimentale attribuita da diverse fonti a Leonardo Da Vinci ma anche a Bramante e Cristoforo Solari. Pare che invece il progetto della chiesa sia dell'architetto Giovanni Antonio Amadeo. La chiesa fu costruita in seguito alla scoperta di una fonte di acqua dalle proprietà taumaturgiche: pare che il governatore francese che stava in città all'inizio del 1500, fu guarito grazie a quest'acqua. Decise quindi di costruire un luogo di culto annesso a un istituto dove le persone abbienti potessero soggiornare per curarsi. Purtroppo oggi nella "fontana" non scorre più quell'acqua miracolosa, perché nel 1800 la falda fu inquinata da un incendio scoppiato in una fabbrica di bitume adiacente alla chiesa. Oggi quindi dagli undici ugelli presenti nella chiesa fuoriesce semplice acqua di rubinetto: insomma, nessuna speranza di un piccolo miracolo! 
La chiesa è molto bella, così come il campanile, che però è anche piuttosto fastidioso.. O forse, più che il campanile, è chi lo imposta per suonare in continuazione (rintocchi all'ora, al quarto, alla mezza + canzoncine varie... maledetto parroco) che è fastidioso... 


Questa storiella e questa foto le ho pensate e postate per partecipare al Blog candy di Cranberry di Cappuccino & Cornetto, che si intitola Oltre il vetro e invita tutti a raccontare cosa vediamo fuori dalla nostra finestra. Eccoti accontentata, Cran! 


Il Blogcandy di Cranberry


Oggi quindi niente film, ma perché rinunciare alla consueta ricettina? I muffin leggeri e buonissimi di cui parlavo prima, per esempio?? Eccoli qua! Per me i muffin sono la svolta: soddisfano i miei improvvisi raptus da "baking" senza avere fra i piedi un dolce enorme che, povera me che sacrificio, mi tocca spararmi nei giorni successivi. In più i pirottini limitano la porzione (sempre se si ha il self control di mangiarne uno solo). Insomma i muffin ti fanno togliere lo sfizio ma non attentano troppo alla linea: che meravigliosa invenzione! Questi, cmq, sono sani -c'è la verdura dentro, volete dire di no??- e strepitosi.. provare per credere!



Muffin alle carote
Dosi x sei muffin (se siete in tanti, raddoppiate, triplicate...)
100 gr di carote grattugiate
50 gr di farina di mandorle
100 gr di farina 00
lievito 1 cucchiaino e una punta
60 gr di zucchero
5 cucchiai di olio di arachidi
1 uovo
5 cucchiai di latte
2 cucchiai di gocce di cioccolato
1 pizzico di sale


Come di consueto per i muffin, mescolare tutti gli ingredienti solidi in una ciotola (farina, lievito, zucchero, pizzico di sale) e quelli liquidi in un'altra (uovo sbattuto, latte, olio). Grattugiare 100 gr di carote (peso delle carote pulite e pelate). Unire in una sola terrina tutti gli ingredienti e due cucchiai di gocce di cioccolato fondenti. Mescolare poco, mettere due cucchiaiate del composto in ogni pirottino e cuocere in forno a 180 gradi per circa 15-20 minuti (prova stecchino sempre valida). 
Buona serata!

martedì 4 ottobre 2011

Strudel di farro con mele e pesche. At The Office



Che dovessi inventarmi come utilizzare la famosa farina di farro, lo sapevate già. Ho quindi deciso di dare fondo al sacchettone di farro integrale bio creando una pasta frolla e facendo un mega simil-strudel con un ripieno di mele, sì, ma anche delle ultime pesche che, in frigo da un po' troppo, cominciavano ad avvizzire. Io, se non si era capito, sono della filosofia "non si butta via niente" e per non buttare, spazio alla sperimentazione di nuovi abbinamenti e all'invenzione di nuove ricette. A volte i risultati sono sorprendenti!
Non perdo tempo, vi lascio la ricetta.



Strudel di frolla con farina di farro e ripieno di mele e pesche
500 gr di farina di farro integrale 
250 gr di zucchero di canna
100 ml di olio di arachidi
40 gr di burro 
2 uova
50 ml di acqua
1 cucchiaino di lievito per dolci
2 cucchiai di cannella
2-3 mele
2 grosse pesche noci
50 gr di arachidi
2-3 biscotti frollini
3-4 cucchiaiate di marmellata Fiordifrutta Melograno Rigoni di Asiago

Lavorare con le fruste elettriche il burro ammorbidito e l'olio con lo zucchero di canna. Aggiungere le uova, uno alla volta, e continuare a lavorare il composto. Aggiungere la farina di farro setacciata con il lievito e la cannella. Aggiungere l'acqua. Impastare il composto e creare una palla che farete riposare in frigo un'oretta. Nel frattempo pulite e tagliate a tocchetti la frutta, sbucciate le arachidi e tritatele grossolanamente. Aggiungetele alla frutta, insieme a un altro cucchiaio di cannella e qualche cucchiaio di Fiordifrutta al melograno. Stendete la frolla con un mattarello tra due fogli di carta forno -non troppo sottile-, sbriciolatevi sopra i frollini (in modo da creare una base che assorba il liquido della frutta), riempite con il composto di frutta e marmellata, chiudete i due lembi laterali e sopra e sotto. Cuocete in forno a 180 gradi per 40-45 minuti Io ho poi decorato con un po' di frolla avanzata creando un fiorellino :-)

E' morbido e friabile, il farro gli regala un sapore rustico, ma se non vi piace basterà sostituirlo con una normale farina 00. Un dolce ottimo per la colazione, ma anche per gli spuntini e la merenda... E' perfetto, per esempio, per alleviare la giornata lavorativa con un dolce break... e vi consentirà di ingraziarvi anche i colleghi. I miei, perlomeno, oggi hanno apprezzato! 


E visto che parliamo di uffici, come dimenticare la serie britannica cult The Office, che ha poi generato una versione francese, una brasiliana e anche una statunitense: si tratta di un mockumentary, ovvero un falso documentario, sulla vita in un ufficio... Brutte luci e colori volutamente slavati, abiti di pessimo gusto, protagonisti non proprio "telegenici" capitanati e vessati dal politically un-correct David Brent fanno da sottofondo a un umorismo decisamente british... Ma vi sfido a non trovare neanche un po' di questi tipi strani in alcuni personaggi che girano per la vostra azienda.. Guardatene qualche puntata e mi saprete dire! Qui, alcuni "best moments":



Con questa ricetta partecipo al contest di Montagne di Biscotti:



domenica 2 ottobre 2011

In the "Kitchen". With a book (by Banana Yoshimoto)


Oggi niente ricette, ma rimaniamo in cucina. Questo disegnino me l'ha ispirato la lettura del famosissimo libro di Banana Yoshimoto, Kitchen, che da anni volevo leggere (senza poi riuscirci mai).
L'ho letto in una giornata: è breve e scorrevole. Una storia semplice, ma profondamente toccante, vista attraverso gli occhi della protagonista Mikage. Una ragazza che, dopo la morte della nonna, si ritrova sola al mondo: un po' per caso e un po' per comodità, va a vivere a casa di un conoscente coetaneo e della sua bellissima madre-padre (un travestito, padrone di un locale gay). Il tempo -e le cene- condivise con loro, da semplice fuga dalla tristezza diventeranno per Mikage la salvezza da un'inesorabile solitudine. E forse le faranno trovare l'amore.



Il romanzo, che si intitola così per l'amore-ossessione della protagonista per la cucina -intesa come locale della casa, oltre che come cibo-  pesca dal linguaggio e dal mix di realismo alternato a situazioni surreali presente negli shojo manga, rendendolo così innovativo rispetto alla narrativa giapponese precedente (è del 1989): ha una scrittura molto visiva, che infatti mi ha fatto pensare subito ai fumetti e ispirato una serie di tavole, che per ora esistono solo nella mia testa... chissà che dopo il disegno di oggi possa andare oltre e buttarmi davvero nell'impresa di disegnare un mini-manga...
Ho scoperto che esistono anche due film tratti da questo libro, uno di produzione cinese e uno giapponese, ma a quanto pare sono introvabili. Per ora ho reperito solo l'inizio del film giapponese del 1989 di Yoshimitsu Morita, presente su Youtube (QUI). Mikage e l'altro protagonista, Yuichi, sono molto diversi da come me li immaginavo (lei troppo eterea, lui invece sembra gay). Non so se lo guarderò mai.
Per ora vi auguro una buona domenica sera, ci rivediamo tra qualche giorno con una nuova ricetta+film!

giovedì 29 settembre 2011

Nuovi amori: Frida e le fajitas messicane



Ho un nuovo amore. Si chiama Frida. No, non il locale vicino casa mia. Parlo di Frida Kahlo. Ah, bella scoperta, direte voi, è la pittrice messicana più famosa al mondo. I suoi quadri densi di colore e intensi, ma crudi e terribili mi sono sempre piaciuti, e adesso, dopo aver visto Frida, il biopic a lei dedicato beh, li ho finalmente capiti. Se anche voi la apprezzate già, non potete che guardarlo. La regista è una donna, Julie Taymor, e se vi è piaciuto Across the Universe sapete già di chi si tratta. Le immagini e i quadri sono importantissimi nel film e illustrano le fasi della vita dell'artista, caratterizzata da sofferenza fisica, solitudine e amori infelici (uno, in realtà, quello per Diego Rivera, famoso pittore di murales con venti anni più di lei che la sposò ma non riuscì a esserle fedele per una, a suo dire, "genetica predisposizione al tradimento"). La protagonista è Salma Hayek, "imbruttita" per l'occasione con un non credibilissimo monociglio, ma credibile nella sua interpretazione di questo personaggio passionale, ribelle e non convenzionale. Frida, messicana di Coyoacàn nata nel 1907, iniziò a dipingere intorno ai 18 anni, dopo un terribile incidente in cui l'autobus su cui lei viaggiava si schiantò contro un taxi. L'incidente, che le provocò innumerevoli fratture oltre che un danno irreparabile all'apparato riproduttivo -un corrimano si staccò dal bus e la trafisse, entrando dal fianco e fuoriuscendo proprio lì.. ahiaaa!! -, la costrinse a letto per diversi mesi e anche in seguito la condannò a dolori continui, per i tentativi di "riparare" alle lesioni subite con una serie di interventi chirurgici più dannosi che utili. Racconto questo non per gusto sadico, ma perché essenziale per capire la pittura fortemente autoriferita della Kahlo, caratterizzata dall'autoritratto, da situazioni di solitudine e da continuo ricorso a elementi simbolici. La pittura diventa per lei una necessità, una terapia, un senso.



Il film ripercorre dalla gioventù alla morte la vita di Frida, che si inserisce nel solco della Storia grazie a grandi incontri, di natura amorosa - e bisessuale: amanti di Frida furono, ad esempio, una celebre fotografa dell'epoca e di Trozsky, esule dalla Russia di Stalin- e ricorre spesso a disegni, simboli, allegorie, che lo rendono fresco e piacevole. Insomma, a me è piaciuto!

E allora di cosa possiamo parlare se non di cibo messicano, più nel dettaglio di fajitas?



Queste della foto le ho preparate una sera, in cui ho fatto una cena a base di fajitas + insalata greca e tzatziki, ma di solito le servo come da tradizione, accompagnate da guacamole, crema di fagioli messicani, dadini di pomodoro e formaggio edamer grattuggiato; ognuno si compone la sua fajita con gli ingredienti che preferisce... o con tutti insieme.

Fajitas di pollo
Per 4 persone:
8 fajitas pronte da scaldare sulla piastra
600 grammi di pollo (o metà pollo e metà manzo)
3 peperoni rossi e gialli
cipolla
1 cucchiaino salsa Worchester o Tabasco
birra 
olio
sale
pepe
spezie (paprika o cumino, coriandolo fresco)

Tagliate la carne a striscioline e lasciatela marinare nella birra almeno per due-tre ore, con il succo di un lime e, se vi piace, il coriandolo fresco. Soffriggete la cipolla sminuzzata con poco olio in un'ampia padella antiaderente o su una piastra capiente, aggiungete i peperoni a striscioline, aggiustate di sale e pepe. Quando la cottura è quasi ultimata aggiungete la carne, la salsa Worchester o Tabasco, il cumino o la paprika e cuocete a fiamma viva. Servite caldo, insieme alle fajitas passata alla piastra e agli accompagnamenti di cui sopra.

Guacamole leggera con yogurt greco
1 avocado
mezzo cipollotto
1 vasetto di yogurt greco da 170 gr
sale
olio 
poco peperoncino

Tagliate l'avocado a pezzetti. Tre quarti li frullate con yogurt e un po' d'olio. Alla crema aggiungete la cipolla sminuzzata, poco peperoncino, il quarto di avocado a dadini, sale e pepe e, a piacere, pomodoro a tocchetti (io non lo metto).

Crema di fagioli
1 latta di fagioli messicani
mezzo cipollotto
peperoncino
sale
olio

Scolare i fagioli, metterne da parte un terzo scarso. Fate un soffritto di cipolla in poco olio e con un opo' di peperoncino, a cui aggiungerete i fagioli; salate e lasciateli cuocere finché non saranno spappolati (o potete passarli al minipimer, che si fa prima). Aggiungete i fagioli interi e servite.

Spalmate la fajita con le salsine, aggiungete la carne coi peperoni, arrotolate e... Hasta la vista


Chi ben comincia... il mio parere sui film visti tra fine e inzio anno

Il tempo per scrivere dei film che guardo scarseggia sempre, così ho deciso di fare un post riepilogativo dei tioli visti nell'ultimo p...