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giovedì 2 dicembre 2010

L'arte di arrangiarsi: gattò di patate rivisitato e Matrimonio all'italiana

Dopo la torta, vi lascio la "nordic version" di un altro piatto a base di patate la cui origine si contendono francesi, che lo chiamano gateau, e napoletani, che lo hanno trasformato in gattò (meno sofisticato ma più confacente alla sostanziosità della pietanza). Il gattò di patate vero prevede salame e provola campana affumicata. Io l'altra sera non avevo né l'uno né l'altra, così mi sono ingegnata con dei sostitutivi. L'arte d'arrangiarsi d'altra parte è tipica dei napoletani, che quindi potrebbero apprezzare. Una napoletana doc, Sophia Loren, ha dato vita sullo schermo a un personaggio unico nell'arte di arrangiarsi, una figura mitica che proviene dal teatro di Eduardo De Filippo. Parlo ovviamente di Filumena Marturano e della versione cinematografica di Vittorio De Sica, Matrimonio all'italiana. Un grande classico che si rivede sempre volentieri, anche per l'accoppiata vincente Loren-Mastroianni. La trama? Per i pochi che non la conoscessero, la trovate qui.
Nel frattempo eccovi la ricetta del mio gattoncino:

700 grammi di patate
3 fette di prosciutto cotto
60 gr di scamorza affumicata
50 gr di formaggio grattuggiato tra parmigiano e pecorino romano
50 gr circa di gorgonzola
1 uovo
noce moscata
sale
pangrattato
latte q.b


Eh già ci ho messo il gorgonzola. Era lì che mi guardava, aperto da un po', e l'ho fatto fuori. Essendo un formaggio estremamente scioglievole, vi assicuro che ci stava bene. Ma andiamo con ordine. Tagliuzzate a pezzetti la scamorza affumicata e il gorgonzola. Cuocete le patate a vapore, schiacciatele, salatele, aggiungete la noce moscata a piacere, il formaggio grattuggiato e quello a pezzettini, e un uovo sbattuto. Mescolate bene il tutto, se viene troppo gnucco aggiungete qualche cucchiaio di latte. In una teglia di ceramica imburrata (non molto grande) versate metà del composto, adagiate il prosciutto a pezzetti e coprite con il resto del purè. Spolverizzate di pangrattato e fiocchetti di burro. In forno per circa 45-50 minuti a 180 gradi. Lasciatelo raffreddare un pochino prima di servire. Cià!

Sophia Loren e Marcello Mastroianni nel film


venerdì 26 novembre 2010

The Switch, in poltrona con nachos e guacamole



Wally (Jason Bateman) non è il principe azzurro: indossa maglioni orribili, è cinico, un po' nevrotico, ipocondriaco, dice quello che pensa anche se non ti fa piacere e quando si ubriaca diventa più cretino di un quindicenne. Per questo Kassie (Jennifer Aniston), pur considerandolo il suo miglior amico, lo scarta come donatore quando decide di avere un bambino da sola. Ma al "party d'inseminazione" non tutto va per il verso giusto. E quando sei anni dopo Wally incontra il piccolo Sebastian, animalista testardo e con tendenza a drammatizzare i propri malanni, scopre delle affinità elettive quantomeno sospette.... Se volete un film per trascorrere un'ora e mezza spensierata, potete scegliere Due cuori e una provetta, come hanno orribilmente tradotto il titolo originale The Switch, ovvero lo scambio. Certo, è un filmetto in cui più di una volta indovinerete gli sviluppi della trama e che banalizza totalmente un tema scottante come la fecondazione assistita, riducendo il tutto a una favoletta. Ma le scene con il bambino sono davvero divertenti, così come i personaggi secondari (il donatore "vichingo", l'amica pazza interpretata da Juliette Lewis e il collega-Jeff Goldblum) per cui godetevelo in santa pace, magari spiluccando qualche nachos con guacamole, come quella che Wally si tira addosso goffamente -ormai ubriaco- durante la festa organizzata da Kassie.

Per preparare la Guacamole vi servono:
1 avocado maturo
1/2 cipolla bianca
1 lime
sale
peperoncino
pepe

Alcune versioni di questa salsa mex comprendono salsa chili, pomodori, maionese, cumino... ma io preferisco la ricetta più semplice, più veloce da preparare e con più spazio per il sapore dell'avocado.
Tagliate a piccoli dadini la polpa dell'avocado: schiacciatene 2/3 e tenete da parte gli altri. Poi tagliuzzate a pezzettini mezza cipolla (se è piccola, se no anche meno!) e aggiungetela alla purea. Grattuggiate un po' di scorza di lime e unitela al composto, poi spremetene metà e unite anche il succo alla crema. Aggiungete una punta di peperoncino, sale e pepe e unite i dadini ancora interi. Mescolate e voilà, la vostra specialità messicana è pronta.
Se vi piace la versione con il pomodoro non dovete fare altro che tagliare anche quello a pezzetti piccolini e unirlo a tutto il resto. Se la crema viene poco amalgamata, potete aggiungere un cucchiaino di maionese o un cucchiaio di olio ma io lo sconsiglio, l'avocado è già così burroso!

Un'altra scena divertente del film si svolge in un ristorante: è l'incontro tra Wally e Sebastian. Il primo, convinto di suscitare grandi entusiasmi, ha ordinato un'anatra laccata alla pechinese. Ma il bimbo si oppone alle crudeltà inflitte alle anatre e non ha intenzione di mangiarla.... L'anatra laccata non l'ho mai cucinata e credo che sia pane per i denti di un vero chef: se volete provarci, però, potete dare un'occhiata alla ricetta, sul sito di Cucina Italiana; nel frattempo godetevi la scena.



venerdì 19 novembre 2010

Su Facebook è cartoon mania. E io vi propongo le crepes di Creamy


Yu e Creamy


Non so di chi sia la pensata, sta di fatto che con la presunta motivazione di celebrare la settimana dei diritti dell'infanzia in questi giorni Facebook è diventato un'immenso mosaico di foto dei cartoni animati che troneggiano al posto dell'immagine dei profili. I più entusiasti sono gli over 30 (fascia in cui, ahimè, mi colloco) che fanno a gara a scovare il cartone dimenticato e si accapigliano sui personaggi scelti, accusandosi di copiare o affermando di avere più diritto di accostarsi all'eroina o eroe di turno per a) somiglianza fisica b) nome c) passione conclamata.
Io nel mio piccolo ho fatto fatica a scegliere perché da piccola guardavo milioni di cartoni animati e andavo a periodi. Prima mi fissavo su Hilary, poi Mila, poi Lulù, poi Magica Emi. Detto questo, e volendo evitare Georgie che impera nei profili di metà delle ragazze (era una strafiga, tutte vorremmo essere come lei) ho optato per L'incantevole Creamy!
Creamy è stato uno tra i primi cartoni a lanciare il filone "ragazzina che sembra normale ma è speciale e si trasforma in ragazza più grande, più bella e con una dote incredibile". Nel caso di Yu-Creamy la dote era il canto e infatti la nostra amica diventava subito una misteriosa popstar.
Peccato che alla prima esibizione, quando le chiedono il suo nome, Yu, ancora stordita dalla trasformazione, dica la prima cosa che vede, ovvero "Creamy", la scritta sul chiosco dei genitori, degli ambulanti che vendono crepès! Perciò non resta che lasciarvi la ricetta delle crepès: una base molto versatile che potete riempire a piacere, praticamente con qualsiasi cosa! Parliamo della ricetta salata, però, perché ultimamente abbiamo un po' esagerato con i dolci.

Crepès salate
Preparate la pastella con:
20 gr di burro
200 gr di farina
1/2 litro di latte
4 uova
1 pizzico di sale




Setacciate la farina, aggiungete le uova e diluite con il latte versandolo a filo, aggiungete il burro che avrete sciolto a bagnomaria e il sale. L'ideale è lasciare riposare la pastella per un'ora in frigo. Poi scaldate una padella antiaderente unta con un pezzetto di burro e passate alla preparazione delle crepes. Versate un mestolino di pastella, quando la crepes è rappresa giratela (se serve aiutatevi con un coperchio, non siamo tutte grandi chef) e togliete dal fuoco. Andate avanti finché non avrete finito la pastella.
Potete riempirle come più vi piaccionoe chiuderle a fazzoletto oppure arrotolandole e poi passarle in forno sotto il grill o di nuovo qualche secondo in padella. Qualche idea per il ripieno? I classici ricotta e spinaci (che vanno saltati), cotto e fontina, quattro formaggi,. Ma anche salmone affumicato e robiolina alle erbe, o radicchio con besciamella e scamorza affumicata.



giovedì 4 novembre 2010

Film Blu. Soup a l'oignon




Film Blu, primo capitolo della trilogia Tre colori. Blu, Bianco, Rosso (1993) che il regista polacco Krisztof Kieslowsky ha dedicato al tricolore francese, è una storia di dolore.  Ma il colore blu è anche simbolo di libertà. La libertà di una persona che ha perso tutto e decide di annientarsi nella negazione dei ricordi, finché la forza di una scoperta inaspettata non le regala nuova consapevolezza e, strappandola al al torpore, la getta di nuovo nell'arena della vita. Juliette Binoche, che per questa interpretazione vinse la Coppa Volpi al Festival di Venezia, è straordinaria nel dipingere il tormento asciutto e senza orpelli della protagonista. La luce, i particolari blu e soprattutto la musica, il buio e i silenzi incarnano gli stati d'animo e li enfatizzano. Mentre la citazione finale dalla Prima lettera di San Paolo ai Corinzi ("Se non ho l'amore non sono niente, l'amore è paziente e pieno di bontà, sopporta tutto, spera tutto, non perisce mai") sulle note di una composizione musicale trionfale, segna la fine del lutto e il ritorno al mondo.
Il film è lento, poetico, francese. Non posso quindi che abbinarlo a una ricetta squisitamente francese, ovvero la zuppa di cipolle. Buonissima, facile e perfetta per una fredda sera d'autunno.

Ingredienti
500 gr di cipolle
1 litro di brodo vegetale
50 gr di burro
2 cucchiai di farina
parmigiano grattugiato
crostini o pane abbrustolito

Tagliate le cipolle a rondelle sottili e cuocetele nel burro senza farle imbiondire, ma stufandole a fuoco lento. Se volete potete sfumarle con un po' di vino. Versate due cucchiai di farina setacciata e cuocete per altri cinque minuti. Successivamente, aggiungete il brodo che avrete preparato con due carote, sedano e 1 cipolla oppure con un banale dado vegetale. Lasciate sobbollire per circa mezz'ora, aggiungendo acqua se la zuppa si restringe troppo. Dopo una spolverata di parmigiano grattugiato, infornatela per qualche minuto di grill: si formerà la crosticina. Servite accompagnata da crostini caldi.

venerdì 29 ottobre 2010

Dieci Inverni: i pizzoccheri


Dieci Inverni: è questo il tempo necessario perché Camilla (Isabella Ragonese) e Silvestro (Michele Riondino), conosciutisi per caso una sera gelata su un vaporetto diretto a Venezia, scoprano di amarsi. Il film (del 2009) è l'opera prima di Valerio Mieli: gioca con il tempo e ci mostra le vite dei due ragazzi a spot, nei momenti clou della ricerca di se stessi e del loro rapporto tormentato, che passa da curiosità reciproca ad amicizia, poi alla freddezza e finalmente all'accettazione che quella "cosa" che sentono l'uno per l'altra è, forse, quello che la gente chiama amore e cerca per una vita. A fare da sfondo a questa recherche ci sono ghiaccio, nebbie, l'acqua fredda dei canali veneziani, i parchi e le strade innevate di Mosca, dove Camilla si trasferisce per un periodo e dove i ragazzi torneranno anche per il matrimonio di un'amica comune. Un'atmosfera da copertina e tazza di tè, da pranzo invernale in cui mangiare una di quelle specialità di montagna ricche di burro (senza troppe remore).
Per questo vi lascio la ricetta dei Pizzoccheri alla Valtellinese, uno dei miei piatti invernali preferiti, che ho cucinato proprio ieri sera. A me piacciono con molta verdura: mi dà l'illusione che siano più sani. Tre cose sono fondamentali perchè la ricetta possa essere definita valtellinese: il formaggio dev'essere Casera o Bitto, la verdura principale dev'essere la verza e nel soffritto ci va la salvia, non rosmarino o altri odori.

foto dal sito del comune di Senago
Dosi x 4 persone
320 gr di pizzoccheri della Valtellina
200 gr di patate
400 gr di cavolo verza
3-4 cubetti di erbette surgelate oppure 250 gr di erbette fresche o coste
150 gr di formaggio Casera della Valtellina
150 gr di Parmigiano reggiano grattuggiato
aglio
burro
olio e.v.o.
salvia

Tagliate le patate a piccoli cubetti e le verze (potete tagliarle grossolanamente oppure solo sfogliarle) e lessatele in acqua salata per almeno mezz'ora. Quando le patate saranno quasi cotte, aggiungete nella stessa pentola i pizzoccheri (ma se come me avete problemi di fornitura di pentole e non ne avete una abbastanza grande, potete anche lessarli a parte) e i cubetti di erbette surgelati. Lasciate cuocere circa 15 minuti (per chi usa Pizzoccheri Moro: c'è scritto che cuociono in 12-15 min, in realtà sono pronti in minimo 15 ma anche 18 minuti. Non so voi ma il pizzocchero troppo al dente a me fa senso).
Nel frattempo tagliate la Casera a dadini, grattuggiate il parmigiano e preparate un soffritto con due spicchi d'aglio tagliati a pezzetti, 50 gr di burro e un po' di olio evo (la ricetta vera vorrebbe almeno 1 etto di burro ma io cerco di alleggerire almeno questo passaggio) e 5 o 6 (almeno) foglie di salvia.
Quando i pizzoccheri sono pronti, scolateli con la verdura. Versatene una parte in una pirofila, aggiungete metà della casera e del parmigiano e versate un po' del condimento. Aggiungete l'altra metà di pasta e verdura e ancora formaggio e olio. Mescolate molto bene, magari con la pirofila (se di quelle che resistono al calore) su un fornello a fiamma bassa, per aiutarvi ad amalgamare gli ingredienti. In alternativa potete preriscaldare il forno e dare alla pirofila due-tre minuti di grill ventilato.
A questo punto godetevi questo piattone gustoso e completo... magari accompagnato da un vino rosso.
Buon appetito!

martedì 26 ottobre 2010

La pasta al forno del Pranzo di Ferragosto

L'autunno è entrato nel vivo, ma l'altra sera in tv hanno dato Pranzo di Ferragosto. Si tratta di un piccolo film di Gianni Di Gregorio che, come ho letto qui è nato quando il regista si è divertito a immaginare cosa sarebbe accaduto se avesse accettato di badare alla madre dell'amministratore di condominio nella giornata in cui nessuno al mondo vorrebbe trovarsi in città, ovvero Ferragosto. Ambientato in una Roma assolata e deserta (almeno sulle strade che costeggiano Trastevere), si tratta di un tributo al neorealismo che sfoggia un cast over 60 di vecchiette non professioniste che fanno morire dal ridere. Una piccola perla dolceamara, da gustare con una bella pastaforno come quella che la zia Maria del film prepara per cena. 
Lei, alla maniera terronica, abolisce la besciamella ci mette la mozzarella, ma io sono brianzola, quindi eccovi la versione che fa mia madre (quindi vi potete fidare).




Pasta al forno x 4 persone
400 gr di pappardelle all'uovo
besciamella (preparata con un litro di latte, farina, burro e noce moscata. Trovate la ricetta QUI)
500 gr di carne trita scelta di manzo o vitellone
1 piccola salsiccia di maiale
1 carota
1 cipolla
1 gambo di sedano
500 gr di polpa di pomodoro
olio e.v.o
basilico
sale
zucchero
parmigiano reggiano grattuggiato

Per prima cosa preparate il ragù. Fate soffriggere la cipolla tritata con il sedano e la carota, aggiungete la carne e la salsiccia sbriciolata e lasciate cuocere per una decina di minuti, sfumando con un po' di vino (bianco o rosso, va bene tutto). Aggiungete la polpa di pomodoro, sale, 1 cucchiaino di zucchero, basilico e lasciate cuocere a fuoco medio per mezz'oretta o più. 
Preparate la besciamella. 
Lessate le pappardelle e scolatele al dente. 
Versate un po' di pasta nella pirofila e conditela con il sugo e poi la besciamella. Fate un'altro strato, mescolate tutto molto bene e poi spolverizzate di abbondante parmigiano. Infornate a 180 gradi per 20 minuti. 
Si presenta meno "ordinata" della lasagna, ma ugualmente ottima.

mercoledì 20 ottobre 2010

La Parmigiana: è tutto, come Forrest Gump

Quando ho parlato di Inception, ho detto di essere ancora a dieta. Chiaramente mentivo, più che altro a me stessa. Ho passato un weekend (e intendo da venerdì) senza alcuna restrizione dietetica, comprensivo anche di ottimo dessert cioccolatoso. Ma la regina vera è stata la parmigiana, che ho preparato sabato pomeriggio in vista della cena. Come definirla? Un piatto rotondo, completo, che ti fa credere per qualche istante che diventare vegetariano sia possibile, se si mangiano cose così. A quale film paragonarla? Ci vorrebbe una storia in cui ogni pezzo si incastra, un film che faccia al tempo stesso ridere, commuovere, sognare, piangere. Esiste? Certo. E' Forrest Gump. Lo hanno dato in tv qualche giorno fa e rivederlo è stato un piacere. Il Forrest/ Tom Hanks che si fa strada nella storia americana moderna con ingenuo e travolgente ottimismo non stanca mai. Quasi come la parmigiana. 
Vi lascio la mia ricetta: alcuni storceranno il naso, perché le melanzane non sono fritte. Sono consapevole che fritte siano molto più buone, ma abbiamo pietà a) dell'aria di casa mia: l'odore dopo una sessione di frittura permane nei miei 55mq a tempo indeterminato b) il mio fondoschiena. Non aumentiamo il carico calorico all'inverosimile.
Vi giuro che viene bene anche così. 

foto da web
Parmigiana di melanzane 

1,5 kg di melanzane
500 ml di passata di pomodoro
1 confezione di polpa di pomodoro (250 ml)
2 mozzarelle da 125 gr
150 gr di parmigiano reggiano grattuggiato
aglio 
basilico
sale 
olio e.v.o

Preparare il sugo con un soffritto di olio e aglio, polpa e passata di pomodoro, sale q.b. e basilico, cotti a fuoco medio per almeno mezz'ora. Nel frattempo lavare e affettare le melanzane e grigliarle sulla piastra. Una volta pronte condirle con un filo di olio e.v.o e sale. Tagliare a pezzetti la mozzarella e grattuggiare il Parmigiano. E ora passare alla composizione.
In una pirofila unta creare uno strato di melanzane, poi aggiungere il sugo, mozzarella, parmigiano, qualche fogliolina di basilico. Fare altri due strati uguali, finendo con una spolverata abbondante di Parmigiano. Infornare a 180 gradi per mezz'ora circa o poco più, vi accorgerete che è cotta quando il parmigiano e la mozzarella avranno fatto una crosticina dorata. Lasciatela riposare per un quarto d'ora prima di servire.

lunedì 11 ottobre 2010

Inception, piacevole polpettone. Anzi, polpettine. Al sugo.


Ero assente. Non dalla frequentazione degli schermi di vario tipo (pc, laptop, tv e cinema), quanto dai fornelli. Così è trascorso quasi un mese e il blog è rimasto fermo. Cercate di capire, ero a dieta. Lo sarei ancora, ma ho deciso di essere meno rigorosa e di non perdere troppo l'abitudine ai fornelli, quindi conto di farmi viva più spesso. 
Iniziamo con il film del momento. INCEPTION. Ebbene dopo aver letto varie interviste ante release in cui i giornalisti e gli stessi attori giuravano unanimemente che la visione del film era di una difficoltà estrema in quanto solo un'applicazione mentale costante poteva garantire la comprensione della intricatissima trama, sono rimasta un po' così. Sì, la successione degli avvenimenti è complessa, perché ogni scena costituisce il pezzo di un puzzle, o meglio di una matrioska. Ma una volta capito il principio, non è questa grande fatica intellettuale. Si tratta di un film piacevole a metà tra il thriller, la fantascienza e il film d'azione, ben costruito, se tralasciamo la totale mancanza del tratteggio caratteriale dei personaggi, appena abbozzati, Leonardo DiCaprio incluso. Per non parlare di Ellen Page, che in Juno brillava per simpatia e naturalezza e qui interpreta un'architetto genietta, l'ultima arrivata che capisce tutto al volo con un escamotage piuttosto basso. No, non psicanalizza affatto Dobb-DiCaprio, come lessi sulla copertina di una rivista femminile, né costruisce con lui un rapporto di fiducia, ma per scoprire cosa gli passa per la testa gli entra letteralmente dentro, violando uno dei suoi sogni e scoprendo così l'inghippo che tutti gli altri ignorano (che poi è Marion Cotillard in versione moglie assassina).
Il resto è sogno nel sogno nel sogno, con tempi che si accorciano e si allungano, forza di gravità che viene a mancare, certezze scientifiche mai spiegate, leggi della fisica violate, tanti combattimenti. E la certezza che  si possa instillare nella mente di qualcuno un'idea, fino a che quest'idea lo possieda del tutto.
Inception mi è davvero piaciuto, l'ho trovato avvincente e originale, ma non ditemi che si tratta di un film psicologicamente provante. E' comunque un polpettone.
E per restare in tema di polpettone, vi lascio la ricetta delle polpettine che ho fatto qualche tempo fa. Sono andata un po' a occhio con le dosi, ma cercherò di essere quanto più precisa nel riportare i passaggi. 

Polpettine al sugo (x 6)
500 gr di carne trita scelta di vitellone
1 etto di prosciutto cotto
1 uovo
3-4 cucchiai di parmigiano reggiano grattuggiato
5-6 cucchiai di pangrattato
passata di pomodoro rustica
basilico
sale q.b.

Tritate finemente il prosciutto cotto e unitelo al macinato. Mescolate e aggiungete sale, parmigiano e l'uovo sbattuto. Infine legate il tutto con pangrattato. Impastate il composto in palline della grandezza di una noce. Mettete a scaldare una padella larga antiaderente e saltate delicatamente le polpettine, senza aggiungere olio (fanno già il loro grasso).. Una volta rosolate un pochino aggiungete la passata di pomodoro fino a coprirle, un pizzico di sale, qualche foglia di basilico e lasciate cuocere a fuoco lento per 20-30 minuti. Potreste accompagnarle a un purè di patate (o patate lessate, che assorbono il sughino).
Buon appetito!


mercoledì 15 settembre 2010

Riso, mazzancolle e verdurine

L?altra sera ho preparato un riso semplice che è venuto bene ed ha mantenuto freschezza anche il giorno dopo a pranzo (ho fatto una porzione tonda tonda di troppo): riso con mazzancolle, carote e zucchine.
In una wok, dopo aver soffritto mezza cipolla in poco olio, ho cotto le zucchine e le carote a tocchetti aggiungendo un cucchiaio di salsa di soia. Successivamente ho scottato in una padella antiaderente delle mazzancolle già sgusciate, sfumandole con un goccio di rum. Una volta cotte le ho unite alle verdure nella wok.
Ho unito del riso Thaibonnet biologico, che ho bollito per 15 minuti e ha tenuto bene la cottura e poi ho saltato tutto insieme nella wok per un paio di minuti. Un piatto semplice ed equilibrato, da accompagnare a un vino bianco. 
E quale film godersi dopocena? Per mantenersi sulla via della leggerezza potrebbe andare bene una commedia come The Bounty Hunter, ignobilmente tradotto in italiano come Il cacciatore di Ex. Che c'entra? Bounty hunter, in inglese, significa cacciatore di taglie e in questo film Gerard Butler, ex poliziotto finito a dare la caccia a chi non si presenta alle udienze per la cauzione, si troverà all'inseguimento dell'odiata ex moglie, Jennifer Aniston, giornalista d'assalto supermagra e in tacchi a spillo. Alle situazioni grottesche e al prevedibile riavvicinamento fra i due fa da sfondo un mini giallo: senza pretese, ma piacevole. Come il mio riso.


sabato 22 maggio 2010

La Doppia Ora e il pasticcio ferrarese. Ovvero niente è come sembra

foto dal web
A guardarlo sembra una torta. La superficie dorata della pasta che profuma di dolce non lascia dubbi. Poi lo tagli e scopri che nasconde un ripieno di pasta, precisamente maccheroncini pasticciati con besciamella e ragù di carni, funghi e tartufo. Fuori dolce, dentro salato, si tratta del pasticcio ferrarese, una ricetta che risale alle corti estensi. Un sapore che appare inedito grazie all'originalità degli abbinamenti: lo stesso accade con l'opera prima di Giuseppe CapotondiLa doppia ora. Il film, con Ksenia Rappoport e Filippo Timi, lascia piacevolmente disorientati: mantiene alta la tensione, gioca bene con i particolari (uno su tutti la doppia ora che dà il titolo alla pellicola, ovvero il momento in cui sull'orologio l'ora coincide con i minuti), snoda una trama che poi viene sorprendentemente capovolta e rifinita da nuove rivelazioni. Qualcosa di diverso dai soliti film italiani: qui dominano intreccio e intensità delle emozioni, con ammiccamenti al mondo degli spiriti e alla tradizione del giallo.

Riporto il link alla ricetta del pasticcio ferrarese sul sito Cookaround. Eccola  



venerdì 30 aprile 2010

Le insidie di Fringe e quelle del curry (verde)

Sorry my dear. So di parlare a un pubblico inesistente, ma rimane il dovere di scusare un'assenza di quasi un mese dalle pagine del blog, dai film e dalle ricette. Sono stata lontana anche dalle sale cinematografiche, devo dire la verità. Poca roba attraente, al momento, popola gli italici schermi (o io sono solo pigra? maybe).
In compenso ho fatto il pieno di serie tv. Così ho deciso di recuperare cominciando a parlarvi della serie Fringe, creatura di J.J. Abrams (per quelli a cui questo nome non dice niente, è la mente dietro a Lost e Alias) e, per farlo, la accompagnerò a qualcosa di esotico, una ricetta thailandese, che ho sperimentato solo con le gambe sotto il tavolo, in realtà. Per poterla cucinare io stessa dovrò fare un raid in qualche negozio di specialità alimentari orientali. Sto parlando del pollo al curry verde thailandese.
Ma andiamo con ordine.
Fringe è una serie televisiva a metà tra il poliziesco e il fantascientifico. Parla della divisione dell'FBI, che indaga su improvvise morti e catastrofi per ragioni scientificamente improbabili e quanto mai inquietanti. Protagonista, la bionda Olivia Dunham (Anna Torv), che recupera da un manicomio il vecchio dottor Walter Bishop (Jhon Noble, superb!) per aiutarla, trascinando in una spirale di enigmi e omicidi - esplosioni- teletrasporti e quant'altro anche il figlio di Walter, Peter, aka Joshua Jackson (il celebre Pacey Witter di Dawson's Creek, notevolmente migliorato sul fronte aspetto fisico, ndr).
In USA è ora in onda la seconda stagione, mentre Italia1 ha da poco cominciato a trasmettere la prima. La trama orizzontale di ogni puntata è quasi sempre ben collegata alla trama verticale che ci svela pian piano i ruoli di Olivia, Walter e Peter in un universo misterioso, terrinbile e al tempo stesso magico. Magico come solo una cucina allegra e al tempo stessa insidiosa (attenzione alla dose di piccante!!) come quella thai.
Volete provare il pollo al curry verde? Ecco la ricetta, da servire con riso al vapore profumato al gelsomino (meraviglioso).

Pollo al Curry Verde

Ingredienti per 4 persone
300gr. di petto di pollo, 1 cucchiaio di olio di soia, 2 cucchiai di pasta di curry verde, 70cl. di latte di cocco, 5 rametti coriandolo, il succo e la scorza di mezzo lime, un rametto di basilico thailandese, una falda di peperone verde, 1 mela.

Far scaldare l’olio e far cuocere appena i petti di pollo tagliati a striscioline, appena diventano dorati toglierli dal tegame. Nella stessa pentola far sciogliere la pasta di curry per circa 3 minuti, poi aggiungere il latte di cocco e far cuocere per 5 minuti a fiamma media. Aggiungere il basilico, il coriandolo il succo del lime, la mela a tocchetti, il pollo e far andare ancora insieme per altri 8 minuti o fino a quando il pollo sarà cotto e la salsa leggermente rappresa. Servire nei piatti e guarnire con la scorza del lime e qualche striscia di peperone verde; accompagnare con riso bianco a vapore.

sabato 20 marzo 2010

La brava moglie scopre il chili. Piccante.

Sembrerò ripetitiva, ma per chi sta seguendo la serie, è doveroso un aggiornamento su The Good Wife. L'ultima puntata ha dato luogo a una svolta inaspettata: è scattata la scintilla tra Alicia e Will (foto). Insomma la "brava moglie" ha ceduto, e a quanto pare, le è piaciuto. Chiaramente il bacio appassionato è stato seguito da - Oh mio dio cos'ho fatto- fuga -nuovo ripensamento del tipo "ma sì, in fondo.. mio marito s'è fatto 18 volte quella escort là".. ma mal riuscito... bad timing Alicia!- per concludersi con un'altra mossa a dir poco ardita... col marito Peter.
Ora sono decisamente sulle spine per gli sviluppi, se ce ne saranno. Eh già perchè Alicia si è già tirata indietro: d'altra parte Will è il suo capo. "E' perchè sei sposata?". Risposta: "Mi piace lavorare qui"... ahia! In qualunque modo evolva questa situazione, appare piuttosto dura anche per Peter (che adesso gioca a fare il religioso.. mah).
Volendo fare un paragone gastronomico, per questa puntata mi sento di tirare in ballo la cucina messicana, anzi, un classico della tradizione Tex-Mex. Sto parlando del chili con carne, simbolo indiscusso della piccantezza.
Se vi va di provare a prepararlo, per prima cosa dovete fare la salsa di chili (a base di peperoncini piccanti). Ecco la ricetta da Turisti per caso.

2 spicchi di aglio
2 peperoncini piccanti secchi
1peperoncino fresco piccante (in mancanza 3 peperoncini secchi)
1 peperoncino fresco dolce (in mancanza, 1/2 di peperone)
1 cucchiaio di murciano (peperone messicano in polvere), in mancanza, 1 cucchiaio di paprica piccante,
olio di arachide, o, se preferite di oliva.

I semi dei peperoncini secchi aumentano di molto il piccante, lasciateli se volete ottenere più piccantezza oppure toglieteli. Se siete indecisi, potete toglierli e poi aggiustare gradualmente la piccantezza aggiungendo gocce di Tabasco.
Tagliate a dadini gli ingredienti più voluminosi e mettete tutto in un un frullino o in un recipiente adatto a un pimer a immersione. Frullate aggiungendo l'olio a poco a poco finchè non si forma una crema.

foto dal web
Poi è la volta della carne. Per quattro persone vi servono:
1 kg di carne di bue (polpa di spalla) tagliata a dadini di circa 3 cm di lato
2 etti di carne di manzo tritata
200 gr di pancetta tagliata a dadini
1/2 Kg di pelati tagliati a pezzettini
1 cipolla affettata sottilmente
1 peperone rosso tagliato a dadini
1 cucchiaio raso di concentrato di pomodoro
1 foglia di alloro.

Condite i dadini di carne con la pasta chili impastando con le mani carne e condimento.
Poi fateli riposare in frigorifero da un massimo di una notte (o una giornata) intera a un minimo di mezz'ora a seconda di quanto amate il piccante. Mettete i dadini di pancetta a rosolare in un tegame di ghisa con un filo di olio a fuoco bassissimo. Quando hanno ceduto tutto il grasso toglieteli e metteli da parte.
Nel grasso fate rosolare a fuoco più alto i dadi di carne conditi con la pasta chili mescolando continuamente. Quando cominciano a scurire,unite la cipolla e abbassate la fiamma.
Non appena la cipolla è appassita, unite la carne tritata, la pancetta rosolata, il peperone, l'alloro e i pomodori e fate insaporire mescolando spesso.
Poi aggiungete il concentrato di pomodoro sciolto in mezzo bicchiere d'acqua e continuate la rosolatura. Quando diventa indispensabile, coprite di acqua, salate tenedo conto che il sugo dovrà restringersi molto e fate cuocere a fuoco lento per un'ora e mezza. Ricordate che l'umido deve risultare molto denso. A fine cottura, aggiungete fagioli rossi già lessati (300 gr per 4 persone) assieme a un mestolo del loro brodo di cottura e fate insaporire per un quarto d'ora.
Servite con l'accompagnamento di riso a grana lunga lessato (e molte bevande).

mercoledì 17 marzo 2010

I soliti arancini di Montalbano

Stasera avevo altri piani. Pensavo che vi avrei regalato una ricetta originale dopo essermi sparata Julie & Julia, il film sulla cucina e sul mondo della rete da cui ho preso in presito la foto per l'intestazione. Ma per problemi... "tecnici" la visione è stata interrotta a metà.
Mi sono così ritrovata a fare zapping tra un canale e l'altro. E cosa ti trovo, tra l'Isola dei presunti famosi, La ricerca della felicità di Muccino e Tetris di Luca Telese? Il Commissario Montalbano. Che, per dirla con parole sue, si dovrebbe davvero "levare dai cabasisi". Siamo infatti giunti a qualcosa come la nona replica dei primi episodi. Zingaretti che urla "Montalbano sòòòno" nel tentativo di sembrare siculo non ha più alcun appeal. Le uniche a non aver stancato sono le immagini della spiaggia e del mare davanti alla sua villozza. E, chiaramente, i cibi deliziosi che fanno comparsate veloci, a suggerire la genuinità della terra siciliana.
In particolare, il Commissario va pazzo per gli arancini. In uno degli episodi mollava la fidanzata a Parigi per starsene al paese suo a magnare i fritti del peccato in santa pace. Roba da fondamentalisti gastronomici.
Per la ricetta degli arancini (o arancine, a seconda della zona della Sicilia) ci affidiamo alla ricetta proposta da un ballerino palermitano alla Prova del cuoco (ai tempi d'oro della Clerici).. vien voglia di sperimentare.


Chi ben comincia... il mio parere sui film visti tra fine e inzio anno

Il tempo per scrivere dei film che guardo scarseggia sempre, così ho deciso di fare un post riepilogativo dei tioli visti nell'ultimo p...