Vi capita mai di soffermarvi a fantasticare su usi e costumi di altre epoche, pensando che sareste state più adatte a vivere in questo o quel periodo storico, magari in Inghilterra, in Francia, o in America? A me succede spesso, soprattutto dopo essermi persa nella visione di un film in costume (per i quali ho un debole) o nella lettura di qualche libro appassionante. Per carità, sono una pigrona e apprezzo moltissimo le comodità moderne che riducono le scocciature quotidiane e aprono nuove opportunità, a partire dal riscaldamento-climatizzatore fino a rivoluzioni più recenti come internet e i blog :-).
Ma spaziare con la fantasia non ha prezzo e così penso a come sarebbe indossare preziosi abiti-scultura settecenteschi, oppure ingaggiare con i gentiluomini dei duelli dialettici in linguaggio forbito, un po' pretenzioso ma anche sarcastico, come facevano le eroine Austeniane, o ancora lasciarmi scivolare libera mente nel fango di Woodstock, mentre suona Joe Cocker, indossando un top sbiadito e pantaloni a zampa...
Quando ero piccola, però, ero decisamente fissata per un'epoca storica in particolare, il Settecento, per la moda francese dei vestiti di seta e broccato, corpetti stretti e larghe gonne a ruota, sbuffi, volant, ricami, pizzi, bustini, parrucche di boccoli e calze di seta.
La colpa era ovviamente di
Lady Oscar, capolavoro animato tratto dal manga di
Ryoko Ikeda ancora oggi bellissimo e attuale (non so quante volte l'ho riguardato, ne ho parlato anche
qui), che mi ha imbambolato dapprima con la
bellezza dei disegni e degli abiti della regina Maria Antonietta (che riproducevo in tutte le
mise su centinaia di fogli da disegno) e poi con l'incredibile forza dei personaggi di
Oscar e Andrè, che sono una delle coppie più meravigliose mai concepite da un'opera di fantasia (posso dire senza paura di esagerare che possiedono lo spessore e l'intensità dei
personaggi shakespeariani o delle
tragedie greche... d'altra parte il tema del "travestimento" e della dissimulazione della bellezza femminile sotto abiti maschili, che vediamo in
Oscar, e anche
l'amore come malattia e
come destino di morte, erano
topoi ricorrenti sia nelle opere di Eschilo e Euripide, sia nel teatro elisabettiano... OPS, divento pesante, la smetto).
Tutto questo per dire cosa? Che mentre mi immaginavo camminare compita per i corridoi di Versailles, i capelli acconciati e il corpo infilato in un abito preziosi quanto un collier di diamanti da un carato, la mia mente si ancorava a un ideale romantico dell'amore e dell'uomo innamorato, che aderiva completamente alla figura di André Grandier.
Non starò a tediarvi oltre con un trattato su questo personaggio, che per le non-oscariane risulterebbe palloso e per le appassionate non sarebbe che una cacofonia di concetti già sentiti milleduecento volte.
Sappiate solo che Andrè, per me, è il non plus ultra.
Quando ho visto
Kate e Leopold, ho pensato che
Leopold me lo ricordava un po', anche se
André non era nobile (almeno non di nascita, certamente d'animo) e
Leopold era ottocentesco (e non settecentesco). Ho pensato che, come
Kate, non mi dispiacerebbe catapultarmi indietro nel tempo per vivere un po' di quel
magico gioco delle parti, quella galanteria, quel pudore e quella dolcezza che, forse, un tempo, regolavano l'amore (se vero) tra un uomo e una donna. Sì sì lo so, che le donne non avevano diritti e che erano considerate esseri
inferiori, svenevoli, poco intelligenti... che ancora oggi dobbiamo lottare per la vera parità, figuriamoci due o trecento anni fa! Ma lasciatemi trastullare nelle mie fantasie romantiche con un
filmetto sciocco....
La prima parte è davvero divertente.
Leopold, duca ottocentesco, per un salto spazio-temporale causato dall'ex fidanzato scienzato di Kate, si ritrova a
New York City oggi e si comporta come un focoso e fiero cavaliere pronto a ogni slancio per difendere giustizia e rettitudine: il modo in cui parla e si muove è spassoso e
Hugh Jackman, oltre che bel figliolo, è del tutto credibile:
bravo!
Meg Ryan, all'ultimo film buono prima della definitiva trasformazione in pipistrello causa botox (nn ci credete? beccatevela
qui...), invece non è proprio nella parte, ma si può perdonare.
Lungo la strada il film si perde un po' e finisce annegando in un prevedibile quanto inevitabile lieto fine, ma tutto sommato lo promuovo, suvvia. Non fosse altro che per la colazione che Leopold prepara a Kate una mattina, per coccolarla un po'!
Ah, la colazione... il momento migliore della giornata, se ben fatta! Come nel weekend, quando si ha tutto il tempo del mondo e si indugia in pigiama, assaporando un dolcino, del caffèlatte o del tè, magari un succo di arancia o uno yogurt, della frutta fresca... chi più ne ha più ne metta! Io di solito prendo caffelatte e cereali, che ogni tanto vengono sostituiti da fetta di torta casalinga o più raramente da un croissant (anche se ultimamente, sob, queste opzioni sono FORBIDDEN...). E voi, che colazione preferite? La classica italiana, la francese, americana, inglese... tedesca!? Raccontatemi che vi preparate, soprattutto ora che fa caldo!
Vi lascio con il
trailer del film!