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lunedì 31 ottobre 2022

Simpathy for the devil: ovvero ho guardato tutto Lucifer e mi è piaciuto

 


Negli ultimi anni mi era comparsa spesso tra i suggeriti di Netflix la serie Lucifer, ma fino a poco tempo fa l'avevo snobbata. Una serie in cui il diavolo in persona decide di prendersi una vacanza dall'Inferno per andare a gestire un night club a Los Angeles e finisce per diventare consulente della polizia... che razza di cavolata poteva essere e per quale motivo avrei dovuto perdere tempo a guardarla?

Ma in questo periodo ho un po' di cose per la testa e mi sento emotivamente instabile nonchè incapace di concentrarmi su cose troppo impegnative - fosse anche per il tempo di un film. Così mi sono convinta a dargli una chance, pronta a mollarlo senza rimorsi non appena mi avesse  annoiato. Speravo in una visione piacevole, un riempitivo senza impegno. E mi sono trovata incastrata in un binge watching lungo 6 stagioni, conquistata dall'abilità di questa serie di mescolare humor e sentimenti, piccoli gialli polizieschi con terapia e  questioni esistenziali, commedia e dramma.

Di seguito vi racconto cosa mi ha fatto appassionare alla serie.

domenica 11 ottobre 2020

Tutti pazzi per Emily in Paris (o forse no?) e la ricetta dell'omelette

Criticatissima ma al primo posto tra i contenuti visti su Netflix, Emily in Paris è la nuova serie rom com (10 episodi di circa 25 minuti) creata da Darren Star (sì, proprio lui, quello di Beverly Hills 90210 e Sex and the City) che sta facendo molto parlare di sè.

Perché? Perché Emily in Paris è un concentrato di situazioni irrealistiche, clichè e stereotipi, e negarlo sarebbe impossibile, ma è anche una favola rosa con momenti surreali e divertenti che si lascia guardare con piacere e che scorre via veloce, tanto che io per esempio l'ho finita nell'arco di 24 ore.


Bisogna quindi approcciarla con questa consapevolezza e non aspettarsi niente di più di un meraviglioso concentrato trash, un guilty pleasure da bere tutto d'un fiato, un riempitivo, un momento per staccare il cervello dopo una giornata di lavoro faticoso.

Posso capire che i francesi si sentano indignati e offesi da questa serie o la trovino "ridicule", perché la rappresentazione di Emily in Paris non è semplicemente stereotipata, è proprio assurda ed evidentemente mediata dall'idea che gli americani hanno di come dovrebbe essere la Ville Lumiere.

Un po' come a me aveva dato fastidio quel brutto film di To Rome with Love di Woody Allen, dove gli americani giravano per Roma come se fosse per un parco divertimenti e gli italiani sembravano una manica di deficienti, intenti solo a mangiare, cantare l'opera e a tradire la moglie.

Qui i francesi - in questo caso i colleghi di Emily- sono edonisti che arrivano al lavoro alle 10:30 e fanno pause pranzo di due ore sorseggiando vino, ti fumano in faccia, parlano di te come se fossi una minorata. I francesi di successo - in questo caso l'affascinante profumiere Antoine Lambert - hanno una moglie ma anche un'amante a cui la situazione va bene così (wtf?). I francesi hanno un'educazione sessuale aperta, al punto che le madri chiedono alle loro avventure di una notte se sono stati buoni amanti (wtf again?).


Emily (Lily Collins) arriva in un'agenzia di marketing di successo che ha a portfolio marchi di lusso incredibili, ma è l'unica ad avere le idee giuste sul fronte social media, le cui potenzialità sono snobbate completamente dai colleghi francesi: insomma, come spesso accade nelle produzioni USA, l'americana arriva a farti vedere how to get things done.. Posso capire il fastidio dei francesi che poi, si sa, non sono affatto permalosi. Inoltre questa Emily sembra avere proprio il tocco magico coi social perché con tipo tre post su Instagram diventa un'influencer e presto arriva a creare campagne virali (ricordatevi solo questo: lubrificante vaginale. Quando avrete visto la serie ne riparliamo....)


La "chambre de bonne"  all'ultimo piano data a Emily (così viene presentato l'appartamento che le danno nella prima puntata) è grande almeno come tre vere chambre de bonne parigine. Se non conoscete la storia di queste piccole soffitte, qui trovate un articolo di Vice molto interessante che mostra il variegato popolo degli abitanti attuali di questi sottotetti parigini, che una volta erano le stanze per le domestiche del palazzo di famiglia. 

Ma vogliamo parlare di moda? Qui troviamo un paralellismo ancora più forte con Sex & The City. Come una Carrie moderna in salsa gallica, Emily sfoggia outfit totalmente fuori dalla portata di una trentenne media e soprattutto senza alcun senso pratico. Gira per i Jardin des Tuileries (chi ci è stato sa che si cammina su sterrati pieni di polvere e sassolini) e sul pavé (addirittura corre! Fantascienza...) con tacchi a stiletto da 12 cm, indossa maglie con la Tour Eiffel (dio mio) e completini gialli e neri o verdi e rosa che la rendono individuabile a 2 km di distanza... Con il tempo migliora un pochino, si pariginizza, ma sempre in modo eclatante e stereotipato (berretti rossi, foulard, cose così). 


D'altra parte dietro ai suoi outfit c'è Patricia Field, la stessa stylist che ha reso iconici i look di Carrie Bradshaw e delle sue tre amiche newyorkesi. Che forse potevano funzionare sullo schermo ma, almeno per me, sono sempre stati inconcepibili. Si vede poi che il vizietto del tacco 12 non le è passato dai tempi delle Manolo Blahnik. Unico suo outfit che promuovo è il tributo a Audrey Hepburn (sotto). Altra storia invece sono gli abiti di Sylvie, la capa snob di Emily, che è oggettivamente sempre chic e impeccabile (sarà stronza, ma almeno è vestita bene!)


Non entro nemmeno nel merito della trama, perché è piena di coincidenze e incastri fantasiosi come solo un romanzo rosa può essere, ma chi non vorrebbe un vicino di casa come Gabriel, un giovane e promettente chef normanno con la faccia e il fisico di Lucas Bravo? O un'amica come Camille, che per il weekend ti porta nel castello di famiglia nella Champagne (certo, magari non trattarla poi come fa Emily sarebbe meglio)? O ancora, un'amica expat come Mindy Chen, cinese ricchissima con un passato da pop star che si mantiene a Parigi facendo la baby sitter per non tornare in Cina a gestire l'azienda di zip di famiglia?




Insomma è vero che Emily in Paris trasforma la capitale francese in una Disneyland al servizio della protagonista, nella serie ci sono tante cose che possono farti alzare gli occhi al cielo. Ma, se sei in grado di non infastidirti troppo per la mancanza di verosimiglianza, è un prodotto simpatico e godibile e pieno di momenti comici ed esilaranti. 
E poi non vorrai perderti il gusto di commentare tutti i momenti trash che più trash non si può (ricorda: lubrificante vaginale), oltre agli addominali di Gabriel, con le amiche? 

Ti lascio con una ricetta ispirata a Emily in Paris... l'omelette! 

Quando Emily si fa arrivare da Chicago un pesante scatolone pieno di burro d'arachidi (rotto), lo chef Gabriel la invita a provare qualcosa di meglio e le prepara una omelette.
Qui vi do la ricetta dell'omelette alle erbe aromatiche per un tocco di freschezza in più.


Omelettes alle erbe aromatiche 



Ingredienti per 4 omelettes: 

8 uova

4 rametti di cerfoglio (o basilico), tritato finemente 

4 rametti di erba cipollina, tritata finemente

4 rametti di timo, tritato finemente 

4 rametti di prezzemolo, tritato finemente

1 cucchiaino di paprika affumicata

1 pizzico di peperoncino
40 ml di panna fresca

50 grammi di burro chiarificato 

Sale 

pepe

Procedimento
  1. Lava e trita finemente il prezzemolo, l’erba cipollina, il timo e il cerfoglio (o basilico). 
  2. In una ciotola capiente sbatti le uova e aggiungi sale e pepe quanto basta.
  3. Aggiungi il mix di erbe tritate, un cucchiaino di paprika affumicata e un pizzico di peperoncino.
  4. Mescola bene. Unisci anche la panna (in alternativa puoi usare del latte intero).
  5. Prepara quattro piatti spennellando la parte centrale con un po’ di burro chiarificato, tienili da parte, possibilmente al caldo.
  6. In una padella antiaderente scalda una noce di burro (circa 10 grammi) chiarificato, versa un quarto del mix di uova e cuoci a fiamma media finché il fondo sarà rappreso e asciutto ma le uova ancora morbide sopra.
  7. Dando dei colpetti alla padella fai scivolare l’omelette verso il bordo destro e poi ripiegala su se stessa.
  8. Prendi uno dei piatti che avrai tenuto in caldo, fai scivolare l’omelette e servila con un contorno di insalata fresca o altra verdura a piacere.
  9. Ripeti la procedura per preparare le altre tre omelettes. Bon appetit!

E tu hai già guardato Emily in Paris? Cosa ne pensi? Raccontamelo nei commenti!

sabato 12 ottobre 2019

Joker: crostatine Smiley


Siete già stati al cinema a vedere Joker?
Probabilmente sì: è il film del momento e tutti ne parlano. Ha scalzato velocemente C'era una volta a Hollywood di Quentin Tarantino, principalmente grazie a due elementi: l'interpretazione incredibile del protagonista Joaquin Phoenix e le polemiche sulla violenza di cui il film è permeato. Una violenza fisica e psicologica che da subìta si fa inflitta e che non molla mai il protagonista, le persone attorno a lui e Gotham City.
Ve ne parlo qui e vi lascio la ricetta delle crostatine smiley con farina di riso a lui ispirate!

venerdì 7 giugno 2019

Juliet, Naked - Tutta un'altra musica: la recensione



Lessi il libro di Nick Hornby "Juliet, Naked" nel 2010 e mi piacque un sacco, per molti motivi.
1) Il british humor di Hornby, davvero impagabile.
2) Il personaggio di Duncan, un bamboccione egocentrico ed egoista, che mostra come una passione possa trasformarsi in ossessione, trascendere l'oggetto della nostra reverenza e diventare simulacro dei significati e dei valori che noi scegliamo di attribuirgli.
3) La psicologia della protagonista Annie, impantanata in una vita a metà: un lavoro così così, una relazione così così, il desiderio represso di un figlio.
4) Tucker Crowe, musicista indie da 20 anni nell'oblio: un uomo incapace di perdonarsi, che si è boicottato da solo per così tanto tempo da vedere se stesso e tutto ciò che gli sta attorno come un unico, gigante, fallimento.
5) La musica, che accompagna e si mescola alla vita, e all'amore, come accade spesso nei racconti di Horby.
6) Il fatto che in mezzo a tutto questo casino, alla fine vinca comunque la speranza, la voglia di ricominciare e di reinventarsi.
Adesso questo delizioso libro è diventato una commedia e io non potevo non vederla. Soprattutto perché nei panni di Tucker Crowe c'è uno dei miei attori preferiti, Ethan Hawke, che canta anche le canzoni scritte per il film, anche da Ryan Adams (che adoro).
E allora com'è la trasposizione cinematografica di Juliet, Naked?

mercoledì 10 aprile 2019

Pulp Fiction e il 5 Dollars Milkshake di Mia Wallace

5 Dollars Milkshake di Mia Wallace (Pulp Fiction) - Cooking Movies
5 Dollars Milkshake di Mia Wallace (Pulp Fiction)

Nel 1994 passavo le mie giornate china sul Rocci e l'IL a fare versioni di latino e greco ascoltando un mix improbabile di generi musicali e sognando un futuro migliore (lontano dalle suddette versioni). La mia conoscenza della settima arte si limitava a qualche visione domenicale al cinema del paese e i film che passavano in tivù anni dopo l'uscita nella sale. Non c'è da stupirsi quindi se Pulp Fiction per me non significò nulla: lo vidi solo un paio d'anni dopo e lo trovai carino, ma non lo capii troppo. Fu solo otto anni dopo, con l'uscita di Kill Bill che mi piacque da matti fin dalla prima visione, che decisi di riguardarlo e ne compresi la genialità.
Pulp Fiction è ancora il film più famoso, sicuramente il più acclamato, di Quentin Tarantino.Rappresenta lo spartiacque nella carriera del regista, la pellicola che ha rivelato al mondo il suo talento visionario in grado di pescare ispirazione da generi e registi diversi- dai gangster movie di Scorsese agli episodi intrecciati di Robert Altman, passando per i western di Sergio Leone e i poliziotteschi italiani degli anni 70 - rimescolandoli in forma inedita e innovativa.


Quattro storie “pulp” in un unico film. 
Pulp Fiction non segue una narrazione cronologica, ma si svolge attraverso quattro storie diverse che si intersecano in una complicata struttura circolare. All’inizio siamo in una tavola calda dove due fidanzati fuori di testa, Coniglietto e Zucchina, si accingono a fare una rapina. Subito dopo vediamo Vincent (John Travolta) e Jules (Samuel L. Jackson), due killer alle prese con il recupero di una preziosa valigetta e l’intervento di Mr. Wolf (Harvey Keitel) per assisterli nella difficile pulizia della propria auto, sporcata del sangue di un uomo ucciso per errore. I due si dirigono poi proprio alla tavola calda dove sta per svolgersi la rapina. Vincent è anche protagonista del terzo “episodio”, in cui il suo boss, Wallace, lo incarica di portare fuori la moglie. E’ qui che entra in scena Mia Wallace, interpretata da Uma Thurman, grazie alla quale la serata assumerà presto una piega molto movimentata. Infine, c’è Butch (Bruce Willis), pugile pagato da Wallace per perdere un incontro, che però contravviene al patto. Ovviamente la scelta del pugile avrà conseguenze violente, dando il via a fughe e imprevisti dai risvolti drammatici.


Ispirato ai racconti di narrativa noir pubblicati negli anni 30 e 40 sui cosiddetti “pulp magazine”, il film di Tarantino spiazza e innova il genere perché la violenza è sempre pervasa dall'ironia: sarcasmo e umorismo nero accompagnano tutta la pellicola, spuntando anche nei momenti più cupi della storia. Il risultato finale è surreale e divertente nonostante la crudeltà delle scene e degli avvenimenti.
Tra le scene diventate cult di Pulp Fiction c’è l’uscita tra Vincent Vega e Mia Wallace. Il killer, incaricato di portare a spasso la moglie del suo capo, la accompagna al Jack Rabbit Slim’s, un locale in stile diner anni 50, dove Mia ordina un milkshake da 5 dollari. Vincent a quel punto le chiede di assaggiarlo: è curioso di sapere cosa ci possa essere in un milkshake di tanto delizioso per farlo pagare 5 dollari.


Presto il milkshake viene però lasciato da parte, perché nel locale inizia una gara di ballo a cui Mia vuole partecipare: la donna trascina così Vincent sulla pista, dove i due si scatenano improvvisando un twist sulle note di You never can tell di Chuck Berry.
Curiosi anche voi di sapere il segreto del milkshake da 5 dollari? Banana e vaniglia sono gli ingredienti principali. Assolutamente da non dimenticare, inoltre, la ciliegina candita sopra la panna di guarnizione. Per un effetto vintage, poi, meglio servire il milkshake in bicchieri alti e con una bella cannuccia colorata. Ecco come si prepara.

5 Dollars Milkshake di Pulp Fiction
Preparazione: 10 minuti
Difficoltà: facile

5 Dollars Milkshake di Mia Wallace (Pulp Fiction) - Cooking Movies
5 Dollars Milkshake di Mia Wallace (Pulp Fiction)

Ingredienti per 2 milkshake: 1 banana, 1 bicchiere colmo di latte parzialmente scremato freddo di frigo, 6 cucchiai di gelato alla vaniglia, 1 cucchiaino di essenza di vaniglia. Per guarnire: panna montata, ciliegine candite.

1. Metti tutti gli ingredienti nel frullatore: la banana a pezzi, il gelato, il latte, la vaniglia
2. Aziona il frullatore e lascia andare finché la banana non sarà completamente frullata e si sarà formato un liquido denso
3. Versa in due bicchieri alti e capienti
4. Guarnisci i milkshake con panna montata e una ciliegina per ogni bicchiere.
5. Servi con una cannuccia. Enjoy.

Pulp Fiction venne premiato al Festival di Cannes 1994 con la Palma d’Oro, vittoria che consacrò Tarantino come nuovo prodigio del cinema americano. Il film ottenne poi ben 7 nomination agli Oscar del 1995, tra cui quelle per miglior film, miglior regia, miglior montaggio, miglior attore protagonista (John Travolta), miglior attrice non protagonista (Uma Thurman) e miglior attore non protagonista (Samuel L. Jackson) e vinse quello per la miglior sceneggiatura originale, scritta dallo stesso Quentin Tarantino insieme a Roger Avary.
Vi ho fatto venire voglia di riguardarlo? Ricordate di prepararvi un bel milskhake per accompagnarlo!


lunedì 5 febbraio 2018

I motivi per cui amerete Chiamami con il tuo nome


Chiamami con il tuo nome è il racconto poetico, evocativo e sensuale di un amore destinato a rimanere relegato nei ricordi di una splendida estate degli anni 80, tra corse in bicicletta lungo viali assolati, bagni al fiume, radioline stonate che prendono Radio Varsavia di Battiato, il vento che sbatte le porte nella casa di famiglia e i pranzi all'ombra degli alberi in giardino
L'ho visto sabato sera al cinema Mexico, dove ospite in sala c'era anche il regista Luca Guadagnino, a dire il vero non troppo in vena di fare chiacchera (rispondeva con un po' di sufficienza alle domande non molto ben preparate della critica e della giornalista che lo intervistavano) e mi sono commossa per questa storia di educazione sentimentale e sessuale, dove protagoniste sono la bellezza e l'emozione della scoperta. 

giovedì 10 novembre 2016

Animali notturni: vendetta letteraria di un amore ferito



Susan (Amy Adams) è una gallerista di successo che vive in un mondo esternamente perfetto, lussuoso e opulento. Guida una macchina di lusso, indossa scarpe con tacco a stiletto e abiti firmati che le calzano a pennello e la sua casa è lo stereotipo delle ville di design di Beverly Hills. Dentro, però, sta crollando. Il suo matrimonio è in crisi, il suo lavoro non la soddisfa più e si sente come se la sua vita fosse diventata qualcosa di diverso dalle sue intenzioni. In più, da anni soffre di insonnia. A rompere la routine di questo vuoto interiore che ormai si è impadronito di lei, una mattina arriva un pacchetto.

sabato 17 settembre 2016

Bridget Jones's Baby: la recensione in anteprima


Tutte le donne di almeno 20 anni conoscono Bridget Jones, il personaggio creato dalla penna della scrittrice inglese Helen Fielding che nel 2001 arrivò sul grande schermo incarnata da una paffuta Renée Zellweger. Il primo film, una commedia romantica ma irreverente, in pieno stile British, fu subito un cult. Il motivo? Bridget è una di noi: carina ma non bellona, sempre in lotta con la bilancia e con vizi come il fumol'alcol e il junk food,

sabato 30 luglio 2016

La pazza gioia: hai mai trovato la felicità in un tramezzino?


Può un film drammatico farti commuovere e ridere -tanto- allo stesso tempo? Sì, se il regista si chiama Paolo Virzì e le protagoniste della pellicola sono due attrici bravissime come Valeria Bruni Tedeschi e Micaela Ramazzotti. Ho visto con molto ritardo La Pazza Gioia, presentato a Cannes fuori concorso, e mi ha conquistato grazie agli intensi ritratti di due donne problematiche ma di animo generoso, che trovano nella loro improbabile amicizia il sostegno reciproco in un'esistenza difficile e a volte crudele.

lunedì 15 febbraio 2016

Il caso Spotlight, va in scena il vero giornalismo


Il caso Spotlight, semplicemente Spotlight nella versione originale, è uno dei sei film candidati agli Academy Awards come miglior pellicola e si merita pienamente la nomination. Se la merita perché è il racconto serrato, incessante ma anche realistico, di un'inchiesta giornalistica come non se ne fanno praticamente più, che nel 2002 ha portato alla luce il sistematico insabbiamento degli abusi sessuali commessi da quasi 90 sacerdoti nella città di Boston e dintorni nel corso di oltre vent'anni. I protagonisti dell'impresa sono i membri della squadra Spotlight, sezione di giornalismo investigativo del quotidiano Boston Globe.

sabato 19 dicembre 2015

Burnt: il sapore del successo


La scorsa domenica io e la mia amica #Cinefoodies Elena di Calde Delizie,  abbiamo deciso di sfidare la transumanza di assatanati in missione consumistica per i regali di Natale e andare in centro a vedere Il sapore del successo. Cosa non si fa per gli occhioni blu di Bradley Cooper e per un film tutto incentrato sul cibo (praticamente il nostro pane quotidiano) e sul mondo dei ristoranti stellati. Ma com'era il film?

lunedì 7 dicembre 2015

Biscotti alfabeto per Tutti pazzi per Rose


Avete voglia di una commedia leggera dalle adorabili atmosfere vintage? Allora Tutti pazzi per Rose (titolo originale Populaire) fa al caso vostro. Siamo negli anni 50 e Rose (Deborah Francois) è una ragazza inquieta che non si accontenta di aiutare il papà nella merceria di famiglia: nella vita vuole di più! L'unica cosa che sa fare, però, è battere a macchina velocemente, pur non avendo mai imparato con la giusta tecnica. Quando scopre che l'assicuratore Louis Echard (Roman Duris) sta cercando una nuova segretaria, si presenta al colloquio in città e con la sua esuberanza ottiene il lavoro.

lunedì 2 novembre 2015

Vacanze romane

Roma_ ElisaPavan_CookingMovies
Piazza Navona, Largo dei Librari, Piazza di Spagna, vista su Colosseo e Fori
A Roma il cielo è azzurro, il sole ti scalda le gambe e ti accarezza la testa con il suo tepore anche il primo di novembre. La luce colpisce i palazzi e li vena di giallo, oro e rosa a seconda dell'ora del giorno. La maestosa bellezza della storia respira intorno a te, in un enorme museo a cielo aperto, facendoti sentire piccola piccola e al tempo stesso parte di qualcosa di più grande.
Pini marittimi, palme e cipressi ricamano la città e i suoi panorami. La vista dal giardino degli aranci sull'Aventino ti può ridare la felicità. Il cibo è carico, unto, saporito e inesorabilmente buono. La gente non corre e ha un senso della moda piuttosto relativo. I gesti sono plateali, l'ironia è un'arma a cui attingere a man bassa per commenti pungenti o adulatori, sarcastici, a volte impiccioni, ma sicuramente divertenti.
Roma è sempre meravigliosa, nonostante gli scandali, nonostante la monnezza, nonostante il traffico e gli autobus che passano ogni 25 minuti senza una logica. E se è così facile, inesorabile e viscerale amarla, perché si fa così fatica a trovare il modo per farle del bene?

domenica 11 ottobre 2015

The Lobster: sull'amore, la società, le convenzioni (con un lobster roll)


Un lungo viaggio disturbante in un futuro prossimo surreale e distopico: è stata questa, per me, la visione di The Lobster, l'ultima fatica del regista greco Giorgios Lanthimos e suo primo film con cast internazionale.
Il film è sicuramente interessante perché ci pone davanti a domande importanti: quanta della vita che stiamo vivendo è determinata dalle convenzioni sociali in cui siamo immersi? E cosa accadrebbe, se decidessimo di rifiutarle? E poi, cosa succede a chi, immerso fino a un giorno prima in un tran tran tranquillo, vede la sua vita rimessa in discussione? Spaesamento, incredulità, e poi rassegnazione o ribellione. Sono queste le emozioni che ci guideranno. Ma il regista non sembra convinto, o almeno così l'ho interpretata, che esista un modo per rompere le catene e essere liberi.

lunedì 21 settembre 2015

Dal Milano Film Festival: Transfatty Lives e James White

Lamb di Yared Zeleke, vincitore del concorso lungometraggi del Milano Film Festival 2015
Finita Venezia72, mi sono catapultata nel Milano Film Festival, giunto alla XX edizione quest'anno. Si tratta di un festival cinematografico che punta sui nuovi talenti, con un concorso dedicato ai lungometraggi di registi emergenti di tutto il mondo, un concorso cortometraggi e vari speciali dedicati ad animazione, film storici, classici restaurati. Il #MFF2015, a cui ho partecipato come ospite di Zomato, social network dedicato a recensioni di ristoranti e locali, è iniziato il 10 settembre e si è concluso proprio stasera, con la premiazione del film Lamb, opera prima di Yared Zeleke, film etiope che racconta l'epopea di Chuni, bambino affidato agli zii per fuggire dalla carestia e del suo lungo e tormentato viaggio di iniziazione. Io vi parlo di 2 film in concorso che ho avuto modo di vedere e apprezzare: Transfatty Lives e James White. Ecco le recensioni.

giovedì 10 settembre 2015

Venezia72: Remember, il peso morale della memoria

Christopher Plummer è Zev in Remember di Egoyan
Poco fa vi ho parlato di Anomalisa e prima di Sangue del mio sangue, ora a caldo vi racconto del film che finora mi ha toccato e commosso di più, Remember del regista canadese di origine armena Atom Egoyan.  Racconta la storia di Zev, anziano sopravvissuto ad Auschwitz che vive in un ospizio dopo aver iniziato a soffrire di demenza senile. Qui incontra l'amico Max, che gli comunica di aver trovato la guardia nazista che quasi 70 anni prima ha sterminato le loro famiglie nel campo di concentramento. Max non è in condizioni di muoversi, perciò Zev si assume l'incarico di attuare il piano, ritrovare il colpevole di quei terribili stermini e ucciderlo, facendo finalmente giustizia.

martedì 8 settembre 2015

Venezia72: in Sangue del mio sangue la libertà resiste al "dominio vampiresco"

Marco Bellocchio, Alba Rohrwacher, Pier Giorgio Bellocchio
Approdata al Lido ieri per Venezia72, riesco finalmente a ritagliarmi qualche minuto per raccontarvi uno dei film che ho visto finora, ovvero Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio, in uscita domani nelle sale italiane. Si tratta di un film dove passato e presente si danno il cambio sullo sfondo di una costante, le prigioni di Bobbio, per raccontare una storia di un dominio sulla cittadina, simbolo dell’Italia tutta, prima da parte della Chiesa e poi da parte di un potere "vampiresco" che rappresenta la deriva del dominio democristiano sull'economia e la società civile. Eppur qualcosa si muove. Questo sembra dire il film del regista, dove su tutto questo, sulla staticità e sull'oppressione, si fa strada una prospettiva di cambiamento e di evoluzione.

domenica 6 settembre 2015

Venezia72:, Johnny e gli altri sul red carpet e i film del weekend

Johnny Deep e Amber Heard alla prima di The Danish Girl
In questi giorni a #Venezia72 abbiamo assistito all'assalto a Johnny Deep, accompagnato da un'ondata di critiche al suo aspetto fuori forma, seguito dall'arrivo sul red carpet di Eddie Redmayne, un uomo che per modi gentili e delicatezza sembra arrivato a noi direttamente dal 1800, e della giovane Kristen Stewart, graziata in extremis dall'imbarazzante incontro con l'ex Robert Pattison, che all'ultimo ha dato forfait. Ma che film presentavano questi vip? E cosa ci aspetta nei prossimi giorni? Vediamolo insieme.

sabato 5 settembre 2015

Me and Earl and the Dying Girl e i muffin cocco e limone

La locandina di Me, Earl and the Dying Girl
Mentre prosegue Venezia72, vi voglio parlare di una delle perle uscite quest'anno dal Sundance festival, che è solito scoprire delle pellicole indie che sanno entrare nel cuore. Me and Earl and the Dying Girl (in italiano Quel fantastico peggior anno della mia vita) non fa eccezione. Vincitore dell'Audience award e del Grand Jury Prize di quest'anno, il film riesce ad essere divertente, delicato e originale pur raccontando una storia di amicizia tra adolescenti e infilandoci una grave malattia nel mezzo. Ma siamo fortunatamente lontani da i film tratti dai romanzi di Nicholas Sparks, non c'è voglia di lasciarsi andare al melodramma, via i cliché e spazio all'originalità e a un protagonista, Gregg, sfaccettato e verosimile come raramente un ragazzo di diciotto anni è ritratto in un film.

giovedì 9 luglio 2015

Terminator Genisys: Schwarzy is back, portate i pop corn!


Schwarzy is back. Ci ha tenuto a dirlo lui stesso qualche tempo fa agli ignari visitatori del museo delle cere. Con Terminator: Genisys torna a fare quello che gli riesce meglio, ovvero la macchina da guerra, anche se gli anni passano anche per lui e per far fronte a un reboot che poggia fortemente sul suo viso e il suo possente fisico, non gli resta che giocare la carta dell'autoironia. Com'è questo quinto capitolo della saga cyborg, realizzato a 31 anni di distanza dal primo indimenticabile capitolo ideato dal regista James Cameron e in uscita proprio oggi 9 luglio nelle sale italiane? Le vostre #Cinefoodies, ovvero io e Elena di Calde Delizie, sono andate in avanscoperta per raccontarvelo.

Chi ben comincia... il mio parere sui film visti tra fine e inzio anno

Il tempo per scrivere dei film che guardo scarseggia sempre, così ho deciso di fare un post riepilogativo dei tioli visti nell'ultimo p...