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giovedì 5 luglio 2012

Una colazione alternativa: tutti i pazzi per i pancakes!

Oggi vi propongo la ricetta per una colazione made in Usa: i pancakes!
Non sono deliziosi questi incroci tra fritelle e crepes, da gustare rigorosamente inondati di sciroppo d'acero canadese? La ricetta proviene dal blog di Caia, che seguo sempre perché propone favolosi dolci presentanti in modo semplice e chiaro. Insomma niente fronzoli e tanta sostanza. 
Il procedimento di questa creatura ibrida ideale per la colazione o, come va di moda ultimamente, per il bruch è molto semplice. Io ho dimezzato le quantità proposte da lei perché eravamo solo in due. Caia indica le sue dosi come sufficienti per una ventina di pancake, io probabilmente li ho fatti più grandi dei suoi perché con metà dose me ne sono venuti sei (e non dieci).




Pancakes
(per 2 persone)

100 gr farina
1 cucchiaio e 1/2 di zucchero
1 cucchiaino di lievito
pizzico di sale
130 gr latte
1 cucchiaio di burro
1 uovo
1/2 bustina di vanillina (Caia usa estratto di vaniglia)

Mescolare gli ingredienti solidi in una scodella, i liquidi in un'altra (burro fuso, latte, uovo sbattuto). Unire i liquidi ai solidi e lavorare l'impasto finché non sarà liscio e omogeneo.
Scaldare una padella antiaderente, preferibilmente unta di burro e iniziare a produrre pancake: versare due cucchiaiate di pastella, attendere finché non si saranno formate delle bollicine, girare il pancake e ultimare la cottura dall'altro lato. Appena pronti impilateli uno sull'altro per mantenerli caldi.
Irrorate a piacere di sciroppo d'acero o, se siete senza e non avete tempo di andare da Esselunga a spendere la bellezza di 7 euro per una bottiglietta di maple syrup, potete provare con marmellata o miele (anche se forse la consistenza di quest'ultimo non è l'ideale). Un caffè lungo, una spremuta d'arancia e il vostro American brunch è fatto!



I pancakes sono stati più di una volta protagonisti anche al cinema e nei cartoni animati.
In Io e zio Buck il superciccio John Candy era lo zio scapolo e strampalato che accudiva tre fratelli durante una vacanza dei genitori: e chi non vorrebbe una colazione come questa per il giorno del suo compleanno??




Il giovane artista Baquiat in questa scena non arriva a mangiare i suoi pancakes: viene cacciato prima dal proprietario del bar perché dedito al ritratto della sua cameriera con un cucchiaio e... sciroppo d'acero!




Come il collega Homer Simpson, ghiotto di queste frittelline come di donuts e di tanto altro, anche Peter Griffin ha una predilezione particolare per la colazione a base di pancakes impilati... con tanto, tanto sciroppo d'acero!


Ora tocca a voi: non dovete neanche accendere il forno! 

lunedì 25 giugno 2012

Emma Stone, la fidanzata di Spiderman mangia red velvet e fa Pilates

E' la cover girl del momento negli Stati Uniti. Revlon l'ha voluta come nuova testimonial e dopo aver raggiunto la fama con Crazy Stupid Love (dove convertiva alla monogamia un playboy scolpito e modaiolo come Ryan Gosling) e l'impegnato The Help, oggi sta girando il mondo per un tour promozionale del reboot dell'Uomo Ragno, The Amazing Spider Man, assieme al protagonista Andrew Garfield (che pare sia diventato suo compagno non solo al cinema ma anche nella vita).
Ovviamente sto parlando di Emma StoneLa ventitreenne che tutti -riviste, siti, donne, uomini- definiscono bellissima e talentuosa. Originariamente rossa di capelli, lentiggini, occhi chiari, Emma è una maga delle trasformazioni. Eccola qui, in versione naturale durante il red carpet degli Oscar che avevo già postato a febbraio, con un abito meraviglioso.



Qui la vedete con Garfield durante la visita romana e in un'immagine del film, bionda per esigenze di copione: interpreta infatti il primo amore di Peter Parker, una scienziata di nome Gwen.








Qui sotto invece ha subito una trasformazione in femme fatale "gotica", infilata in un abito Gucci, sul red carpet della premiere del film a Parigi. Irriconoscibile!

foto da Refinery29

Personalmente trovo i suoi lineamenti fini e delicati ma al tempo stesso un po' inquietanti, quegli occhi distanti e all'insù mi fanno pensare alla "fidanzatina" di Bart Simpson, la terribile Jessica Lovejoy: a parte i capelli, trovo la faccia e l'espressione davvero IDENTICHE (guardate GLI OCCHI)!


Dopo questa digressione simpsoniana da cui non potevo esimermi, dico che ho trovato la Stone un po' piatta nel ruolo di Skeeter in The Help, dove mi aspettavo invece una gran prova di talento. Non era male in altre commedie, ma devo dire che roba come SuperBad o Crazy Stupid Love non sono un benchmark sufficiente a giudicare le vere doti di un'attrice. 
Devo dire però ce dalle poche interviste che ho letto/ascoltato, sembra una ragazza simpatica e che non se la tira. Il suo rapporto con il cibo? Lo adora, ovviamente, e va pazza per i burritos e tutto ciò che è messicano. Partendo dal fatto che è magra come un chiodo per dono di natura (eeehhh....), sostiene di non essere in grado di stare a dieta. 
"Sarei pazza a dire che non penso mai alla linea", ha dichiarato a Glamour US, "ma non riesco a sentirmi troppo in colpa. Decisamente non sono restrittiva. Sei un essere umano che vive una volta sola e la vita è meravigliosa, allora mangiati quel dannato red velvet cupcake!"



Per sostenere le riprese acrobatiche di Spiderman insomma niente diete drastiche, quindi, ma alimentazione sana e un sacco di pilates, arrampicate e ginnastica. Ovviamente con un bel personal trainer (te pareva).
Apro una piccola parentesi sui red velvet da lei citati.
Ma secondo voi, sono buoni?
Io li ho provati e li ho trovati totalmente privi di carattere, per non dire di sapore. Sì, tanto bellini così rossi e bianchi, ma di che sanno? Di vuoto cosmico?
Io voto per il caro vecchio cioccolato.

foto da Annie's eats
E ora vi lascio al trailer del film, nelle sale da mercoledì 4 luglio. Nuova versione dell'inizio della storia dell'eroe mascherato, con un Peter Parker sempre "nerd" ma in un modo molto più accattivante e spiritoso rispetto alla versione di McGuire (anche se, forse, meno fedele al fumetto? Amanti della Marvel fatevi sentire e illuminateci voi, aspetto la vostra recensione), un mistero legato alla morte dei suoi genitori, tanti effetti speciali, 3D e, ovviamente, la nostra Emma.



martedì 12 giugno 2012

Aspettando l'estate.. con un semifreddo banane & cioccolato

C'erano una volta i mesi di giugno assolati, quelli in cui l'aria profumava di gelsomini e tigli e i ragazzi a scuola sudavano in aule bollenti. Quando mi vestivo con t-shirt, fuseaux e Superga colorate, portavo i capelli legati in una folta coda alta (niente di paragonabile ai quattro ciuffi senza corpo di oggi) e
passavo lenti pomeriggi a contare i giorni che mi separavano dalle vacanze. Erano mesi di giugno in cui guardavo qualche partita degli Europei di calcio arrampicata sul divano, con la famiglia, magari sbocconcellando un mottarello, e i giocatori non erano tutti più giovani di me.
Faceva caldo.
Ricordo distintamente maniche corte, piedi nudi, sole, finestre aperte e brezzolina. Sì sì sì. Qualche temporale, sì, ma poi di nuovo sole e calore a scaldare le gambe.
I mesi di giugno moderni invece sono più volubili. Si arrabbiano molto, ma risplendono poco. Si concedono grandinate, persistenti nuvole di panna montata, strade pozzangherose e temperature striminzite. Venti. Ventitré gradi.
Almeno qui a Milano.
Almeno nei mesi di giugno dei miei ricordi più recenti.
E allora non mi resta che sognare l'estate, mentre la aspetto. Sperare che ingrani, che il sole torni a splendere, facendomi sudare e, soprattutto, abbronzare.
Cosa c'è di meglio quindi di qualche film estivo e di un gelatino?
Ok, non baro.
Quello che vi sto per proporre non è un vero gelato. E' un semifreddo. E' quanto di più simile al gelato possiate preparare senza una gelatiera. Quando parlo di gelato intendo però quelli vecchia maniera, cremosi e ricchi di uova. Insomma se siete alla ricerca di una ricetta per un sorbettino light o un frozen yogurt mi sa che avete sbagliato indirizzo.
Con le dosi che vi darò ho riempito quattro bicchierini e 9 stampini da muffin.


I semifreddi banana e cioccolato (questi sono preparati in stampino da muffin)

Semifreddo alla banana e cioccolato
300 grammi di pasta bomba
200 grammi di meringa italiana
200 grammi di panna montata
200 grammi di banane
70 grammi di cioccolato fondente (io Venchi)


La preparazione è un po' lunga e se non avete la planetaria potrebbe risultare un po' troppo macchinosa.
Ma se avete pazienza, il risultato compenserà le vostre fatiche. La preparazione è lunga perché, come vedete, dovrete preparare tre basi che vanno poi miscelate tra loro, a cui va infine aggiunto "il gusto" che sceglierete. Io ho optato per le banane, ma potete farlo con caffè, cioccolato, torroncino, fragole, frutti di bosco e più o meno tutto ciò che vi passa per la testa. Per un approfondimento potete leggere questo post completissimo di Pamirilla, la mia guru in fatto di pasticceria, che svela tutti i trucchi per la buona riuscita di un semifreddo e vi dà degli ottimi suggerimenti anche per le abbinate. Io mi limiterò a raccontarvi cosa ho fatto io.

Preparate la pasta bomba (o pate a bomb, in francese, molto più fine). 
Per 300 grammi vi occorrono:
125 grammi di tuorli d'uovo
50 grammi di acqua
160 grammi di zucchero

Per avere 125 gr di tuorlo ci vorranno almeno 6 uova. In un pentolino versate l'acqua e unite lo zucchero, senza mescolare. Lasciate scaldare fino a bollore e oltre: dovrete raggiungere 121 gradi, in teoria. Io il termometro non ce l'ho, mi sono regolata a sentimento. Lo so, che in pasticceria non si fa, ma potevo forse piantare lì la preparazione per colpa di un termometro? No. Una volta preparato lo sciroppo, versate a filo sui tuorli che nel frattempo avrete montato nella planetaria. Dovrete lasciare montare fino a che la pasta bomba non si sarà raffreddata. Avrà un aspetto spumoso e leggero e giallino. Versate in una terrina e tenete da parte.

Preparate la meringa italiana. Per farne 200 grammi vi occorrono: 
125 grammi di zucchero
70 grammi di albumi
40 grammi di acqua


Montate gli albumi nella planetaria e, quando avranno preso corpo, aggiungete a poco a poco 25 grammi di zucchero. Nel frattempo preparate, come per la pasta bomba, uno sciroppo con acqua e il restante zucchero. Portatelo a 121 gradi (insomma, circa :)) e poi versatelo a filo sugli albumi, continuando a montare. Proseguite finché non sarà completamente raffreddato. Tenete da parte.


Montate la panna finché non sarà ben soda.
Frullate 200 grammi di banane (sono due medie) con qualche goccia di succo di limone.
Tagliate a scaglie il cioccolato. 

Mescolate delicatamente la pasta bomba con la meringa, unite la panna montata e amalgamate sempre facendo attenzione a non smontare, piano piano e finché il composto non sarà omogeneo. Unite il frullato di banane. Ora riempite i bicchierini o gli stampini con un po' di scaglie di cioccolato, versate il semifreddo e poi completate con altre scaglie di cioccolato. 
Mettete in freezer a raffreddare e solidificare per almeno 4 ore. Una volta pronto si conserva per almeno una settimana in frigorifero.
Prima di mangiarlo lasciatelo fuori dal frezeer per qualche minuto. Poi affondate il cucchiaino e... godetevi l'estate!



...magari accompagnandola a un'avventura cinematografica estiva...

Dirty Dancing
L'estate di Baby le regalerà un'avventura romantica e tanti balli proibiti. Grande Patrick!


Almost Famous
William ha quindici anni e una sola passione: la musica. Arriva l'ingaggio dei sogni: seguire il tour estivo degli Stillwater e scrivere un reportage sulla band. 


Stand By Me
L'estate del 1959, quattro amici, un cadavere, un'avventura per diventare grandi.


Summer Wars
Anime giapponese che mescola la rappresentazione di una famiglia allargata alle prese con le ruggini personali con una guerra all'ultimo videogioco, causata da un virus informatico. Sullo sfondo di una tenuta nella campagna del Sol Levante. Amanti degli anime, fatevi sotto. 





mercoledì 9 maggio 2012

Chocolate chips cookies: i biscotti della felicità per Harold Crick



I chocolate chips cookies sono quei biscottoni americani con pepite di cioccolato, dolci, friabili, burrosi, goduriosi e perfetti per quei momenti in cui hai bisogno di tirarti su il morale (sì, sono totalmente addictive). Esistono in commercio alcuni di questi biscotti (tipo questi) decisamente insani (con grassi idrogenati e/o olio di palma etc) ma altrettando deliziosi: rifarli, ottenendo quella friabilità esterna e morbidezza interna è davvero difficile, tanto quanto trovarne di davvero soddisfacenti nei fornai o bakery che dir si voglia.
Per la ricetta mi sono affidata a una delle varie versioni possibili, presa nientepopodimeno che dal sito amerigano che più amerigano non si può Joyofbaking, che, dice l'autrice, riproduce in modo casalingo la versione industriale della Nestlé. La ricetta è stata -ovviamente, che ve lo dico a fà- leggermente modificata alle mie esigenze (ovvero con l'aggiunta di fiocchi d'avena, che nei biscotti mi piacciono molto, al posto delle noci che al momento non avevo).



Chocolate chips cookies 

226 grammi di burro 
150 grammi di zucchero bianco 
160 grammi di zucchero bruno 
2 uova 
1 bustina di vanillina 
295 grammi di farina 00 
100 grammi di fiocchi d'avena (mia aggiunta, al posto di 100 gr noci pecan a pezzi)
1/2 cucchiaino di sale 
1 cucchiaino di lievito 
250 grammi di gocce di cioccolato 

Nel robot da cucina lavorate il burro a temperatura ambiente con lo zucchero per un paio di minuti (velocità media) finché il composto diventerà soffice e cremoso. Mescolate, azionate di nuovo il robot, aggiungete un uovo alla volta. In una ciotola a parte mescolate la farina con il lievito, la vanillina e il sale. Aggiungere la farina al composto e azionare il robot per un paio di minuti. 
Unite le gocce di cioccolato e azionare il robot a velocità bassa per amalgamare. Con due cucchiai o con il cucchiaio per fare le palline gelato, ricavare delle palline di composto e posizionarle ben distanziate (si allargano molto in cottura) su una teglia grande ricoperta con carta forno. Cuocete a 190 gradi per 12 minuti circa. 


Questa versione era sicuramente molto soddisfacente: i biscotti sono venuti con le crepette, croccantini ma non secchi, con un cuore delizioso di cioccolato. 
Ma!
Siccome questi biscotti mi piacciono (assai), ho voluto provare anche un'altra versione, una ricetta che una ragazza inglese ha dato alla mia amica Francesca. Anche qui ci ho messo il mio zampino, se non altro perché non avevo le arachidi e ho utilizzato delle -buonissime- nocciole.




English chocolate chips cookies
225 gr di burro
350 zucchero di canna 
2 uova
400 gr di farina (io 300 di farina, 100 di fiocchi di avena)
225 gr di cioccolato fondente a pezzetti
Arachidi qb (io ho messo le nocciole spezzettate)
1 bustina di vanillina
2 pizzichi di sale

La ricetta è simile e potete seguire lo stesso procedimento della versione precedente. Ho preferito l'utilizzo del cioccolato a pezzetti rispetto alle semplici gocce, che restano più piccole. Le nocciole ci stanno molto bene, ma anche le arachidi hanno il loro perché.

Qualsiasi versione decidiate di provare, ricordate che uno di questi biscotti ha il potere di risollevarvi il morale, anche dopo una terribile giornata! Non ci credete? Guardate qui cosa succede allo scettico Harold Crick (Will Ferrell) protagonista del -carinissimo- film Vero come la finzione (Stranger than fiction)





Avete visto questo film? Si tratta di una commedia del 2006 in cui Will Ferrell (l'indimenticabile Mugatu di Zoolander) interpreta un esattore delle tasse che vive in modo abitudinario -al limite dell'ossessivo-, una vita senza emozioni, senza amicizie, senza divertimenti. Un giorno, mentre si lava i denti spazzolandoli 77 volte come ogni mattina, sente una voce che descrive le sue azioni e che, poco dopo, in tono compassionevole annuncia che Harold... sta per morire.



Harold, impazzito e confuso, cerca di capire da dove arriva la voce, se si tratta di un'allucinazione. Alla fine, grazie all'aiuto di un professore di letteratura, Dustin Hoffman, capisce di essere il personaggio di un libro che una famosa scrittrice (Emma Thompson) sta concependo proprio in quel periodo. Per districarsi in questa follia il professore gli consiglia di capire se si trova in una commedia o in una tragedia.
Mentre cerca l'ignara scrittrice, Harold incontra, durante un controllo fiscale, la fornaia Ana Pascal (che non ha pagato parte delle tasse in segno di protesta contro l'utilizzo dei suoi soldi per armi e difesa) e se ne innamora. 
Riuscirà Harold a trovare la scrittrice? Come finisce il libro e soprattutto... si tratta di una commedia o di una tragedia?
Vi lascio il gusto di scoprirlo.


domenica 1 aprile 2012

Take me home tonight: that 80's nostalgia.. e nulla più!



Un film senza pretese accademiche o pedagogiche come Take me home tonight dovrebbe essere almeno divertente. Una di quelle commedie che ti fanno ridere sul serio, anche per cose stupide, ma ridere! Invece mentre lo guardavo non potevo fare a meno di pensare che era di una brutta copia  dei filmetti che ancora oggi danno su Italia1 ogni tanto, tipo Il segreto del mio successo con Michael J. Fox o quelli un po' più romantici alla Pretty in Pink o Un meraviglioso batticuore, mescolata con il genere "tutto in una notte", alla Notte da Leoni o "Nick e Norah's infinite playlist" (che pur trattando di adolescenti, è una storia molto più delicata, divertente e originale).
Ma i film girati negli anni 80 ne rappresentano lo stile leggero e goliardico, forse un po' vacuo e frivolo, ma tutto sommato divertente. Questa invece è una pellicola ambientata negli anni 80 che rifà smaccatamente il verso alle produzioni di allora, senza quella ingenuità di fondo che era la loro forza. E Topher Grace, per quanto carino e gigiolone, non è Michael J. Fox. Inoltre Anna Faris nei panni della 23enne proprio non la vedo credibile, soprattutto dopo il lavoretto alle labbra che si è fatta (e che l'ha resa bella plasticosa come va di moda a Hollywood). Lo stesso vale per il rotondo Dan Fogler che ha passato i trenta da un po' e li dimostra tutti (e il resto mancia!): a lui il ruolo della spalla- amico pazzo che, chissà perché, viene spesso affibbiato a un ciccione (peccato che non faccia ridere come Jack Black o Zach Galifianakis di Una notte da leoni). Su Teresa Palmer niente da dire: interpreta il classico "teenage dream" - ex reginetta della scuola e con quel viso angelico, gli occhi blu grossi come fanali e i capelli d'oro cotonati a la 80ies le viene piuttosto facile.



La storia? Matt è un piccolo genio matematico e s'è laureato all'MIT, ma non sa cosa fare della sua vita: è quindi tornato a Los Angeles dai suoi e lavora in un negozio di home video. Incontra per caso la sua cotta delle superiori, Tori (la Palmer), proprio nel negozio: si finge di passaggio e attacca bottone, venendo a sapere che quella sera lei andrà al party folle che ogni anno organizza Kyle, fidanzato della sorella gemella di Matt, Wendy. Andrà quindi alla festa con l'amico Barry che, fuori di testa per aver perso il lavoro, lo coinvolge nel furto di un'auto sportiva (che contiene della cocaina, presto protagonista della serata di Barry).





Tutto il resto del film si svolge tra due party, uno dei giovani a casa di Kyle, l'altro di quarantenni nel mondo della finanza sulle colline di Beverly Hills. Fra improbabili dis-avventure ed evoluzioni romantiche piuttosto prevedibili, Matt dovrà darsi una svegliata e capire cosa fare della sua vita
Ma dato che in questo "viaggio" ci sono ben pochi spunti verosimili o perlomeno interessanti, tanto vale recuperarsi un vecchio film che agli anni 80 appartiene veramente e vedersi quello.
Non riesco nemmeno a trovare un abbinamento culinario, devo essere sincera: potrei forse dire che questo film assomiglia ai buffet degli aperitivi, dove c'è tanta roba ma nulla di veramente buono.. o, per stare in tema addentrarmi nella  nostalgia degli anni 80 e parlarvi di cosa mangiavamo in quegli anni. Anzi cosa non ci privavamo e cosa invece non avevamo mai sentito nominare. 
Tipo? Beh usavamo più spesso il burro e magari la maionese ogni tanto faceva capolino in tavola (nei panini, nei cocktail di gamberi con salsa rosa etc.. non so voi ma ora io non la uso mai.. sebbene mi piaccia).. invece non sapevamo cosa fossero farro e kamut, non era ancora di moda il sushi e tanto meno il kebab... E non esistevano le linee di prodotti "bio". Non so dirvi se perché dominasse l'incoscienza e la scarsa informazione o se perché le filiere alimentari da allora sono talmente peggiorate che a un certo punto qualcuno ha deciso di dire"basta". Forse entrambe le cose?

Ultima nota: se amate le canzoni di quegli anni apprezzerete perlomeno la colonna sonora. Innegabilmente azzeccata. Una cosa, però, mi ha stupito. Se il film si chiama così, perché in tutto il tempo non c'è l'omonima canzone di Eddie Money che tutti conosciamo - e che trasuda imperdibili look e arrangiamenti anni 80? costavano troppo i diritti???

sabato 24 marzo 2012

50/50: sweet & sour. Like Lemon & Coconut Muffins!

Quando ho visto Joseph Gordon Lewitt in 500 giorni insieme (film carinissimo), mi sembrava una faccia familiare ma non riuscivo a collocarlo. Mia sorella mi ricordò che aveva interpretato il figlio segreto -e sordomuto- del proprietario del Saloon del paese ne La signora del West, e poi il bambino in qualche sit com, tipo Una famiglia del terzo tipo. Non so se avete presente com'era, ecco: un pacioccone con gli occhi cinesini. Adesso il caro Joseph è magrolino, con le spalle spioventi e gli occhi vagamente orientali, ma trovo abbia un suo fascino. E poi è un bravo attore.
L'ho scoperto guardando 50/50, un film che affronta in modo delicato e leggero, quasi scanzonato, un tema che solo a nominarlo fa accaponare la pelle: il cancro.



La storia è semplice: Adam ha 27 anni, un lavoro e una fidanzata che si è appena trasferita a vivere da lui. A causa di un dolore alla schiena non riesce a correre, così va a farsi controllare. Inizia il suo calvario, che arriva inaspettato, sconvolgente, ingiusto. 50 e 50 sono le probabilità che ha di guarire e di non farcela. 
Ma nel frattempo la vita va avanti e così Adam si barcamena, frequentando le sedute di sostegno psicologico dalla dottoranda pischella Anna Kendrik, fraternizzando con i compagni di chemio e affrontando con una certa dose di fatalismo il naufragio della sua relazione (con Bryce Dallas Howard, che dopo The Help si cimenta in un altro ruolo da carogna). Ad accompagnarlo in questo viaggio c'è l'amico "ignorante" e divertente, Seth Rogen, talmente superficiale da pensare solo a usare la malattia dell'amico come una carta per rimorchiare ragazze. O forse no? Forse una risata è la medicina migliore in questi casi.




L'interpretazione di Gordon-Levitt è, a mio avviso, perfetta. Le emozioni, dall'incredulità al dolore, dalla leggerezza alla rabbia, appaiono in modo così naturale sulla sua faccia da rendere il personaggio di Adam davvero convincente, nel suo dramma, nel modo ricco di spirito con cui cerca di appigliarsi a uno dei due 50%, quello buono. E riderete anche in questo film, perché 50/50 non è una pellicola deprimente (e con un tema del genere, rischiava grosso), ma mixa in modo sapiente l'amaro con il dolceSweet & sour. 
Come i muffin di oggi, in cui il cocco e il limone sono protagonisti al 50/50. In equilibrio tra la prepotente e tonda dolcezza del cocco e la freschezza asprigna dell'agrume. 
Per farlo più tropicale potreste anche usare dei lime, ma non li ho trovati bio così ho optato per i classici limoni. Ah, ci ho messo il latte di soja al posto di quello normale. Una casualità, ma ho scoperto che ci sta.
Provateli!


Sweet & Sour Muffin al Cocco e Limone
160 grammi di farina
30 grammi di fecola di patate
70 grammi di farina di cocco
100 grammi di zucchero
40 grammi di olio di arachidi
10 grammi di lievito per dolci
scorza di limone grattugiata
succo di 1 limone
latte di soya (o latte di mucca) 1 bicchiere circa


Come di consueto per i muffin, miscelare tutti gli ingredienti solidi: farina, cocco, lievito e zucchero. In un'altra ciotola mescolare un uovo sbattuto, l'olio e il latte, il succo di limone e la scorza grattugiata. Miscelare velocemente versando i solidi nei liquidi, disporre dei pirottini in una teglia per 9 muffin, riempire i pirottini con un cucchiaino. Infornare a 180 gradi per circa 20-25 minuti. Guarnire con un po' di farina di cocco. 

lunedì 19 marzo 2012

Bridesmaid: Cake, baby! Il potere terapeutico di un muffin


Brides maids - Le amiche della sposa è stato uno dei film-rivelazione del 2011: una commedia demenziale e sboccata che ha come protagoniste, una volta tanto, le donne. O meglio, una donna allo sbando, Annie, chiamata a fare da damigella d'onore al matrimonio della sua migliore amica Lilian: si trova così a dover organizzare l'addio al celibato con altre quattro amiche della sposa, prescelte come damigelle: un corollario di femmine, ciascuna con il proprio carattere, le proprie stranezze e nevrosi.
Il film ricorda un po' una Notte da Leoni al femminile, ma se lì è l'assurdità dell'action a farla da padrona, qui accanto alle disavventure divertenti c'è la peculiarità dei personaggi, delineati con sagacia e ironia. Annie (la simpaticissima Kristen Wiig) in particolare è una donna con la quale non si può che essere solidali: è invischiata in una storia di letto con un tipo molto fico (John Hamm, il Don Draper della serie cult Mad Men) ma del tutto superficiale e disinteressato a lei ed è al verde, avendo dovuto chiudere i battenti della sua bakery dopo l'abbandono dell'ex fidanzato e la crisi economica. Mentre la sua vita va a rotoli, la promessa sposa tocca il cielo con un dito: così Annie si trova a invidiarla ed entrare in competizione con la sua amica superchic e gnocchissima Helen (Rose Byrne). Una girandola di disavventure la accompagnerà sulla strada per il matrimonio dell'amica: garantite tante risate e qualche momento di melanconica riflessione (eh già, c'è un piccolo posticino anche per quello).
Assolutamente da vedere in una serata girls only, i fidanzati potrebbero non gradire troppo (il mio ha alzato bandiera bianca dopo un'oretta, ma magari i vostri apprezzano).




Come vi dicevo, quando le cose le giravano bene Annie era proprietaria di una piccola bakery, Cake Baby: ora il negozio è chiuso (e l'insegna irrispettosamente deturpata) e lei non fa più dolci. Ha il rifiuto. Ma una sera, per consolarsi, prepara un cupcake bellissimo con una decorazione in pasta di zucchero esagerata a forma di fiore. Poi prepara anche una bellissima carrot cake (a forma di carota) per scusarsi con l'amico poliziotto dopo essersi comportata male (non spoilero come e perché!). 


Anche io trovo che preparare dolci sia terapeutico: voi no? A me rilassa un sacco, sarà che la cucina in genere ha il potere di incanalare le mie attenzioni verso la preparazione del piatto, facendomi dimenticare tutte le menate che mi affollano il cervello. L'altra sera dopo il lavoro, per esempio, ero stanca e anche abbastanza contrariata... così, sulla scia di Annie, sono andata a comprare i mirtilli e mi sono messa a preparare dei muffin.
La ricetta è quella che Monica (Un biscotto al giorno) ha condiviso qui, quella di California Bakery, con la sola differenza che io ho usato l'olio di arachidi al posto del burro e non ho messo la vaniglia perché.. ero senza :-) Ottimi!



Blueberry Muffin 
Latte 125 gr
1 uovo
Farina 225 gr
Zucchero 100 gr 
Lievito 6 gr
Sale 1 pizzico 
40gr di olio di arachidi (originale: 60 gr)
Mirtilli freschi 150 gr 
Limone bio 1 scorza
Vaniglia 1/2 cucchiaino 

Lavare i mirtilli, grattugiare la scorza di limone e unirli. In una ciotola mescolare la farina, lo zucchero, il lievito, un pizzico di sale, la vaniglia. In un'altra sbattere l'uovo e aggiungere il latte e l'olio. Unire i liquidi ai solidi, aggiungere i mirtilli, mescolare velocemente con una spatola e versare l'impasto in pirottini di carta in una teglia per muffin. Cuocere in forno a 180 gradi per circa 20 minuti (prova stecchino sempre valida!)
E ora potete regalarvi il vostro "momento di puro godimento". Ottimi per la colazione :-), ma anche la merenda (senza dimenticare il dopocena!!) 



domenica 18 marzo 2012

Zuppa inglese, la passione del Piccolo Diavolo (e divagazione sui coloranti)


Ne Il piccolo diavolo, celeberrima commedia di Benigni del 1988, l'attore toscano impersonava un diavolo scappato dall'aldilà per scoprire il mondo: il diavolo era come un bimbo, rumoroso, ingenuo e pasticcione e scopriva presto una passione viscerale per la zuppa inglese...  In questo spezzone del film Benigni-diavolo raggiunge al ristorante Walter Matthau, il prete che lo ha fatto uscire dal corpo della donna in cui si era intrufolato, e chiede al cameriere della zuppa inglese.. peccato che il dolce sia finito e gli ospiti siano interessati più che altro alla vita amorosa del diavoletto (che, ovviamente, fraintende tutto...)


Tornando alla zuppa, conoscete l'origine di questa ricetta? E' tipica dell'Emilia, della Romagna e della Toscana. Si tratta di una rielaborazione rinascimentale ferrarese del trifle, il tipico dolce inglese composto da sponge cake imbevuta di -ai tempi- sherry e poi ricoperta di custard, frutta e panna. Creata alla corte degli Estensi, veniva preparata in onore di ospiti provenienti dall'Inghilterra.
Come bagna la ricetta prevede il celebre liquore Alchermes.
Non so a voi, ma a me l'Alchermes ha sempre fatto un po' impressione. Con quel colore rosso fragola che mi fa pensare al mercurocromo, rimanda a un ingrediente fatto di lettere e numeri, ovvero il colorante E120. E cos'è il colorante E120? E' estratto di cocciniglia. Non sto scherzando: è un colorante estratto dai corpi essicati dalle femmine di insetti della specie Dactylopius coccus. Alchermes deriva infatti da al quermis, nome arabo della cocciniglia.
E non crediate che lo usino solo nell'Alchermes. 
Leggete questo post sul blog di una dottoressa in scienza dell'alimentazione: è contenuto nel Campari, in alcuni salumi, in alcuni hamburger, in molti aperitivi. Magari meglio la cocciniglia di altre cose chimiche, direte voi... però ecco, dato che può causare asma e allergie.. magari meglio senza... no?
Quando ho comprato l'Alchermes per fare la zuppa non ero ancora al corrente di questa amara verità! :-) 
D'altra parte, una piccola dose per una volta non potrà far così male e il dolce è veramente delizioso. Io ho realizzato delle zuppe inglesi mini, versione monoporzione, in bicchierini trasparenti. Per questo ho usato dei savoiardi e non ho fatto il pan di spagna (ed evviva la velocità!).


Mini zuppe inglesi 
(x 4)
per la crema pasticcera:
500 ml di latte
8 cucchiai di zucchero
6 tuorli (io ho messo solo 3 uova, due tuorli e una intera)
30 grammi di fecola di patate o maizena
1 stecca di vaniglia e/o scorza di limone

+10 grammi di cacao amaro
8 savoiardi
Alchermes
Chocaviar Venchi per guarnire

Preparare la crema con lo stesso procedimento descritto qui per la torta della nonna. Appena fatta, separare un terzo e mescolarla in altra ciotola con il cacao setacciato. Avrete così due ciotole di crema, che dovrete coprire con la pellicola a contatto -per evitare la formazione della pellicina-. Lasciate raffreddare. 
Tagliate a metà i savoiardi, versate in un piatto fondo un po' di alchermes e poi cominciate a comporre i bicchierini.
Mettete sul fondo un po' di crema, poi fate uno strato con due metà di savoiardo imbevute nell'alchermes, un altro con crema al cacao, un secondo strato con l'altro savoiardo e ancora un po' di crema normale. Completate guarnendo con un po' di Chocaviar o semplicemente con cioccolato fondente grattugiato. 
In versione monodose è un dolcino perfetto per il dopocena!

lunedì 12 marzo 2012

Torta della nonna (e le nonne più cool del cinema)

La nonna ribelle


... quella che ti dà la torta quando tua madre ti ha messo a dieta.. e ti passa i libri di poesia. Come Judy Dench in Chocolat

La nonna che non è la nostra, ma adotteremmo volentieri


...come la dolce e forte Jessica Tandy in Pomodori Verdi Fritti.

La nonna veggente e un po' magica


... come Meryl Streep- Clara ne La casa degli Spiriti

La nonna aristocratica dal cuore tenero

Guarda il video












...come quella della granduchessa Anastasia


La nonnna lontana...


...che non vediamo da tempo e di cui ci contendiamo le attenzioni, come Shirley Mc Laine in In Her Shoes

Avete riconosciuto la vostra "nonna"?
A qualsiasi categoria appartengano le vostre nonne vere, sono speciali, come la torta a loro dedicata. Una delizia! Beh una torta che si chiama "della nonna" non può che essere un concentrato di bontà, profumi, coccole e abbracci, giusto?
Ma basta chiacchiere, ecco la ricetta, "ricavata" con complicate formule e algoritmi dalle versioni dei pasticceri più pasticceri che non si può... sto parlando di Maurizio Santin e Luca Montersino, da cui ho saccheggiato rispettivamente la ricetta per la frolla e la crema pasticcera (anche se quest'ultima con diverse immancabili aggiustatine)



Torta della nonna

Per la frolla di Maurizio Santin

500 grammi di farina
250 grammi di burro morbido
140 grammi di zucchero a velo
3 tuorli 
1 uovo intero
scorza di limone
1 pizzico di sale

Per la crema pasticcera

500 gr di latte (ricetta originale: 320 gr di latte, 160 gr di panna)
3 tuorli e 1 uovo intero (ricetta originale: 6 tuorli)
160 grammi di zucchero (ricetta originale: 240 grammi)
30 grammi di fecola di patate
scorza di limone

Per guarnire: 50 gr di pinoli
zucchero a velo qb

Per la frolla ho usato il metodo sablé, usando il mio fantastico recente acquisto (Kitchen Aid) che sto imparando a utilizzare. Per la pizza e la frolla è veramente una manna! 
Mescolate il burro leggermente ammorbito e tagliato a tocchetti con la farina, usando la frusta a k a velocità 2 e poi quattro per poco più di un minuto, fino ad ottenere un impasto farinoso. 
A questo punto unite lo zucchero, poi i tuorli d'uovo uno alla volta e infine l'uovo intero e la buccia di mezzo limone grattugiato (l'altra metà la userete per la crema). Non appena l'impasto si rapprenderà attorno alla frusta con una consistenza compatta, spegnete il robot, create una palla, avvolgete nella pellicola e mettete in frigo a riposare. Nel frattempo potete passare a preparare la crema.
NB: con queste dosi vi avanzerà un po' di pasta.. ottima per fare deliziosi biscottini, magari guarniti con i pinoli.

Per la crema, una premessa. Ho preso come base la ricetta di Montersino per la crema cotta; a quanto dice il nostro Luca, per reggere bene la cottura in forno la crema dev'essere più dolce e più grassa di quella preparata per farcire bignè o guarnire dolci etc. 
Tuttavia, io non avevo in casa la panna come prevedeva questa versione perciò mi sono limitata ad aumentare lo zucchero rispetto alla ricetta base e a usare fecola al posto di maizena, in dose leggermente inferiore, come suggerisce il pasticcere. La crema così era già parecchio dolce, credo che seguendo le dosi da lui consigliate per i miei gusti diventerebbe nauseante, a meno di contrapporla a un impasto poco dolce, cosa che la frolla non è assolutamente!


Altro capitolo, le uova: non ce l'ho proprio fatta a metterci dentro 6 tuorli... mi sono limitata a quattro. Ed era gialla quanto basta e buona buona. Quindi, fidatevi, 4 bastano (ho provato a farla  anche con due, ma devo dire che il sapore un po' ne risente)

Nella planetaria, montate i tuorli con lo zucchero con l'apposita frusta per due minuti (velocità 4). Aggiungete la fecola e lasciate montare ancora un paio di minuti. Nel frattempo mettete il latte sul fuoco in una pentola antiaderente. Non appena il latte avrà raggiunto il bollore spegnete la fiamma e versate a filo due terzi del latte nel composto di uova e zucchero. Azionate di nuovo la frusta per amalgamare il tutto al meglio e poi versate il composto nella pentola con il latte rimanente, mescolando sempre con una frusta. Accendete di nuovo il fuoco, non appena la crema accennerà il bollore, spegnete, versate in una terrina e coprite con una pellicola trasparente a contatto per non formare la pellicina. Lasciate raffreddare mentre attendete la frolla.

Stendete due terzi della frolla sulla spianatoia servendovi di un mattarello. La frolla dev'essere spessa circa 4-5 millimetri. Una volta stesa, arrotolatela sul mattarello e srotolatela disponendola in una tortiera imburrata. Fate aderire bene ai bordi e togliete la pasta in eccesso con le forbici. Bucherellate il fondo con una forchetta, riempite di crema pasticcera, ripetete l'operazione con il restante terzo della frolla, chiudete bene sul bordo ripiegandolo e lavoratelo con i rebbi della forchetta. bucherellate anche la superficie, cospargente di pinoli e infornate a 180 gradi per 45 minuti.
Una volta fredda cospargete la superficie di zucchero a velo.
Mangiatela a temperatura ambiente, assaporando il profumo del limone, la consistenza della crema, la friabilità burrosa della frolla (questa ricetta di Santin è davvero impeccabile, provatela!) e il tocco rustico dei pinoli. Pensate all'abbraccio della nonna e lasciatevi coccolare!
PS: va conservata in frigo
Notte a tutti



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