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giovedì 29 settembre 2011

Nuovi amori: Frida e le fajitas messicane



Ho un nuovo amore. Si chiama Frida. No, non il locale vicino casa mia. Parlo di Frida Kahlo. Ah, bella scoperta, direte voi, è la pittrice messicana più famosa al mondo. I suoi quadri densi di colore e intensi, ma crudi e terribili mi sono sempre piaciuti, e adesso, dopo aver visto Frida, il biopic a lei dedicato beh, li ho finalmente capiti. Se anche voi la apprezzate già, non potete che guardarlo. La regista è una donna, Julie Taymor, e se vi è piaciuto Across the Universe sapete già di chi si tratta. Le immagini e i quadri sono importantissimi nel film e illustrano le fasi della vita dell'artista, caratterizzata da sofferenza fisica, solitudine e amori infelici (uno, in realtà, quello per Diego Rivera, famoso pittore di murales con venti anni più di lei che la sposò ma non riuscì a esserle fedele per una, a suo dire, "genetica predisposizione al tradimento"). La protagonista è Salma Hayek, "imbruttita" per l'occasione con un non credibilissimo monociglio, ma credibile nella sua interpretazione di questo personaggio passionale, ribelle e non convenzionale. Frida, messicana di Coyoacàn nata nel 1907, iniziò a dipingere intorno ai 18 anni, dopo un terribile incidente in cui l'autobus su cui lei viaggiava si schiantò contro un taxi. L'incidente, che le provocò innumerevoli fratture oltre che un danno irreparabile all'apparato riproduttivo -un corrimano si staccò dal bus e la trafisse, entrando dal fianco e fuoriuscendo proprio lì.. ahiaaa!! -, la costrinse a letto per diversi mesi e anche in seguito la condannò a dolori continui, per i tentativi di "riparare" alle lesioni subite con una serie di interventi chirurgici più dannosi che utili. Racconto questo non per gusto sadico, ma perché essenziale per capire la pittura fortemente autoriferita della Kahlo, caratterizzata dall'autoritratto, da situazioni di solitudine e da continuo ricorso a elementi simbolici. La pittura diventa per lei una necessità, una terapia, un senso.



Il film ripercorre dalla gioventù alla morte la vita di Frida, che si inserisce nel solco della Storia grazie a grandi incontri, di natura amorosa - e bisessuale: amanti di Frida furono, ad esempio, una celebre fotografa dell'epoca e di Trozsky, esule dalla Russia di Stalin- e ricorre spesso a disegni, simboli, allegorie, che lo rendono fresco e piacevole. Insomma, a me è piaciuto!

E allora di cosa possiamo parlare se non di cibo messicano, più nel dettaglio di fajitas?



Queste della foto le ho preparate una sera, in cui ho fatto una cena a base di fajitas + insalata greca e tzatziki, ma di solito le servo come da tradizione, accompagnate da guacamole, crema di fagioli messicani, dadini di pomodoro e formaggio edamer grattuggiato; ognuno si compone la sua fajita con gli ingredienti che preferisce... o con tutti insieme.

Fajitas di pollo
Per 4 persone:
8 fajitas pronte da scaldare sulla piastra
600 grammi di pollo (o metà pollo e metà manzo)
3 peperoni rossi e gialli
cipolla
1 cucchiaino salsa Worchester o Tabasco
birra 
olio
sale
pepe
spezie (paprika o cumino, coriandolo fresco)

Tagliate la carne a striscioline e lasciatela marinare nella birra almeno per due-tre ore, con il succo di un lime e, se vi piace, il coriandolo fresco. Soffriggete la cipolla sminuzzata con poco olio in un'ampia padella antiaderente o su una piastra capiente, aggiungete i peperoni a striscioline, aggiustate di sale e pepe. Quando la cottura è quasi ultimata aggiungete la carne, la salsa Worchester o Tabasco, il cumino o la paprika e cuocete a fiamma viva. Servite caldo, insieme alle fajitas passata alla piastra e agli accompagnamenti di cui sopra.

Guacamole leggera con yogurt greco
1 avocado
mezzo cipollotto
1 vasetto di yogurt greco da 170 gr
sale
olio 
poco peperoncino

Tagliate l'avocado a pezzetti. Tre quarti li frullate con yogurt e un po' d'olio. Alla crema aggiungete la cipolla sminuzzata, poco peperoncino, il quarto di avocado a dadini, sale e pepe e, a piacere, pomodoro a tocchetti (io non lo metto).

Crema di fagioli
1 latta di fagioli messicani
mezzo cipollotto
peperoncino
sale
olio

Scolare i fagioli, metterne da parte un terzo scarso. Fate un soffritto di cipolla in poco olio e con un opo' di peperoncino, a cui aggiungerete i fagioli; salate e lasciateli cuocere finché non saranno spappolati (o potete passarli al minipimer, che si fa prima). Aggiungete i fagioli interi e servite.

Spalmate la fajita con le salsine, aggiungete la carne coi peperoni, arrotolate e... Hasta la vista


domenica 20 marzo 2011

Lasagne di zucchine, maialino al latte & Little Miss Sunshine

Pranzo domenicale con famiglia, in visita alla figlia maggiore che ha scelto di diventare "milanese" rinnegando la Brianza. La scena? Mamma che legge il giornale ad alta voce cercando di coinvolgere le sorelle, incuranti e intente a trovare la soluzione del giochino per smartphone Move it (una droga), il papà che smanetta con le impostazioni della televisione e il fidanzato che s'arrabatta in questo circo, mentre io spignatto. Il "Tutto buono, brava" di mia mamma a fine pasto vale più di ogni tentativo di descrivervi queste ricette, così passo direttamente al procedimento.




Lasagne alle zucchine
1 confezione di lasagne Sfogliavelo Giovanni Rana
5 zucchine (medio grosse, se piccole fate 6-7)
1/2 porro
400 ml di besciamella (da preparare con 500 ml di latte parzialmente scremato, 1 cucchiaio di farina Antigrumi di Molino Chiavazza, 1 cucchiaio d'olio, sale, noce moscata)
2 mozzarelle da 125 gr
Parmigiano grattuggiato q.b.
sale
pepe


Affettate le zucchine a julienne con la grattugia. Affettate il porro, fatelo soffriggere in una wok in poco olio evo e poi aggiungete le zucchine: cuocete per circa 15 minuti, mescolando spesso, salate e pepate. Preparate poi la besciamella leggera, sciogliendo la farina in un po' di latte in un pentolino e poi aggiungendo il resto del liquido e l'olio e facendola cuocere finché non si sarà addensata (10-15 min). Quando la besciamella sarà pronta, tagliate a dadini le due mozzarelle (dopo averle strizzate bene per eliminare il liquido) e grattugiate un bel po' di parmigiano. Versate la besciamella nella pentola delle zucchine e amalgamate bene. Procedete a comporre la lasagna in una teglia imburrata: mettete due fogli di pasta sul fondo, versate due mestolini di besciamella e zucchine, qualche pezzetto di mozzarella, spolverata di parmigiano. Proseguite così fino alla fine della teglia, finendo con uno strato di verdura e formaggi. Cuocete in forno per 40 minuti a 200 gradi.
Questa lasagna è un'alternativa perfetta per i vegetariani ed è anche una versione più leggera e primaverile rispetto alla classica con il ragù: inoltre il gusto delicato delle zucchine piace davvero a tutti!




Filetto di maiale al latte
1 filetto di maiale da 600gr
500 ml di latte
2 spicchi di aglio
5-6 foglie di salvia
un ramo di rosmarino
sale
pepe
burro 
olio evo
1 cucchiaio di farina (io antigrumi del Molino Chiavazza)

La ricetta è stata adattata tra varie versioni lette su internet e il mio libro Scuola di cucina de Il Cordon Bleu francese. La foto non rende giustizia, si tratta delle due ultime fettine avanzate, ma il gusto è davvero ottimo e lo dice una che non va matta per la carne. In una casseruola larga e bassa (io ho usato il tegame da 28 cm con rivestimento ceramico di Pedrini) soffriggete l'aglio con un pezzo di burro e un po' di olio e.v.o. Aggiungete la salvia e il rosmarino e poi il pezzo di carne. Rosolate il filetto su entrambi i lati, salate e pepate. Quando la carne sarà ben rosolata, unite il latte, coprite e lasciate cuocere per circa 40 minuti, girando la carne e mescolando di tanto in tanto. Una volta che l'arrosto sarà cotto, levatelo dal tegame e conservatelo nella stagnola. Intanto fate restringere il sugo aggiungendo un cucchiaio di farina. Una volta che la carne si sarà intiepidita tagliatela a fette: al momento di servirla passatela di nuovo nel tegame con la cremina di latte per scaldarla. Il filetto è ovviamente la parte più morbida del maiale per cui vi consiglio questo taglio al posto dell'arista, che comunque rimane una valida alternativa: il gusto dolciastro del latte, pur stemperato da salvia e rosmarino, si sposa benissimo col maiale. Servite con il contorno che più vi piace, io ho scelto un purè di patate, classico ma sempre efficace. 


Dopo queste due bombe, fragole al limone e torta paesana preparata dalla nonna. E così la famigliola felice s'è riempita la pancia. Un film da abbinare a questa giornata? Beh anche se la mia famiglia non è allargata nè composta da persone che sembrano pazze (almeno a un primo  esame... scherzo! :)) direi che non c'è niente di meglio di Little Miss Sunshine.
Il film è il racconto del viaggio di una famiglia diretta in California per permettere a Olive, la più piccola (Abigail Breslin), di partecipare a un concorso di bellezza per ragazzine. Una spietata fotografia del mondo delle baby bellezze che si unisce al ritratto di una famiglia sgagherata e divertente che proprio nel viaggio riuscirà a comprendersi meglio e ad accettarsi. Da vedere!






mercoledì 9 marzo 2011

Cooking Movies su R2M e polpettine dal cuore verde

Stasera niente film (in questi giorni vado di corsa e ho poco tempo anche per leggere i vostri blog, ma prometto che mi rifarò presto), invece mi fa piacere segnalarvi che Cooking Movies è il blog della settimana per il blog di R2M!
Ecco il link alla recensione, se vi va di leggerla!

leggi la recensione
R2M è un sito e un negozio online di vini, distillati ma anche di gastronomia: dateci un'occhiata, c'è anche una sezione dedicata al design e agli attrezzi da cucina. 
Ringrazio Chiara, che segue il blog e che ha scritto la recensione! 

Come vi dicevo oggi niente film, ma vi lascio almeno una ricetta facile per chi, come me, si annoia a mangiare la carne come semplice bistecchina: sono polpette abbastanza leggere, con l'aggiunta di bietoline.



Polpettine dal cuore verde
Dosi per 4 persone
500 gr di carne trita scelta di vitello
un mazzettino di prezzemolo
4 cubetti di bietole surgelate
1 uovo
2 fette di prosciutto cotto
sale
pepe
pangrattato

Lessate le bietole e scolatele molto bene. Tritate il prezzemolo e aggiungetelo alla carne macinata, che condirete con sale e pepe. Unite un uovo sbattuto e impastate. Aggiungete le bietoline (quando si saranno un po' raffreddate) e tre cucchiai di pangrattato; lavorate l'impasto finché le bietole non saranno ben distribuite. A questo punto create delle palline di carne con le mani e passatele su tutti i lati nel pangrattato. Potete friggerle in abbondante olio, oppure fare come me, che le ho cotte in una padella antiaderente appena unta, rigirandole spesso: non sarà lo stesso, ma potrete mangiarle senza sensi di colpa. :-)

lunedì 7 marzo 2011

Ragione e sentimento; e le due facce del cavolo (sana.. e golosa)


Elinor e Marianne Dashwood sono sorelle: riflessiva, modesta e razionale la prima; romantica, impulsiva e sognatrice la seconda. I loro caratteri, opposti come la ragione e il sentimento, sense and sensibility, rappresentano le due facce delle donne e dell'amore nel romanzo di Jane Austen e nel film che ne ha tratto Ang Lee nel 1995. 
Elinor e Marianne sono diverse, eppure molto legate: entrambe scopriranno l'amore e si scontreranno con un'iniziale delusione, ma non perderanno la speranza. Alla fine, in una interessante contrapposizione tra i fatti e le disposizioni di carattere delle due donne, Marianne finisce per preferire la ragione e il rispetto alla passione che inizialmente sognava, mentre Elinor riesce ad ottenere l'amore dell'uomo che non sperava di avere. 
Non entro nei dettagli della trama, che ogni amante della Austen conosce e che potete trovare qui: il film è fedele al romanzo e Emma Thompson (Elinor) e Kate Winslet (Marianne) sono due perfette signorine inglesi dell'ottocento.




E poi, Elinor e Marianne sono tutte noi: ragione e sentimento si dibattono in noi, un momento vince l'una, un attimo dopo siamo sopraffatte dall'altro. Nel romanzo di Austen i  i diversi modi di sentire e di vedere le cose non impediscono alle due sorelle di amarsi, di capirsi, di confortarsi e darsi sostegno: anzi, le due sono un esempio di amore e solidarietà femminile! Un film che vi consiglio se domani, otto marzo, farete una cena tra amiche. 
Magari potreste preparare la ricetta che vi propongo stasera, che è al tempo stesso golosa (e buuuona) e sana (perché contiene il benefico e antitumorale cavolfiore... poco importa se poi c'è una costellazione di altri ingredienti ad appesantirlo.. vero?) e quindi combina il sentimento con la ragione :)



Tortino di cavolfiore 
Per la brisè
200 gr di farina Antigrumi di Molino Chiavazza (non c'è bisogno di setacciare, è ottima)
100 gr di burro freddo
70 ml di acqua freddissima
1 pizzico di sale
Per il ripieno
1 cavolfiore medio
1 mozzarella (125 gr)
2 fette di prosciutto cotto
2 fette di mortadella
3 cucchiai di panna da cucina
olio e.v.o.



Dividete il cavolfiore a cimette e lessatelo in acqua bollente salata per dieci minuti. Intanto lavorate il burro freddo con la farina fino a creare un impasto bricioloso, infine aggiungete l'acqua e un pizzico di sale, lavorate fino a formare una palla. Mettetela nella pellicola e poi a riposare in frigo per mezz'ora. Nel frattempo avrete scolato il cavolfiore. In una pentola antiaderente scaldate qualche cucchiaio d'olio e saltate il prosciutto e la mortadella tritati per un paio di minuti. Aggiungete il cavolfiore e poi i cucchiai di panna e la mozzarella tagliata a dadini. Quando il formaggio sarà filante spegnete e versate il tutto in una tortiera di ceramica e livellate. Aspettate che la brisè sia pronta e poi stendetela con un mattarello. Adagiatela sopra la tortiera e rifinite il bordo eliminando la pasta in eccesso. Con questa io ho creato delle stelline per decorazione, voi potete sbizzarrirvi come più vi piace... o lasciarla liscia. Spennellate con un po' di latte e infornate a 200 gradi per circa 45 minuti. Lasciate riposare 10 minuti prima di servire... Buon appetito!


Curiosità: 
E' stata Emma Thompson, che interpreta Elinor, ad adattare il romanzo per il cinema, scrivendo la sceneggiatura che le ha fruttato un Oscar.
La Thompson, che nel 95 divorziò da Kenneth Branagh (reo di essersi fatto l'amante, che poi sarebbe Helena Bonham Carter, sul set di Frankestein), ha conosciuto sul set di questo film Greg Wise, nel film il fascinoso Willoughby, che ha sposato nel 2003. Galeotti furono Ragione e Sentimento.

venerdì 4 febbraio 2011

Il delitto perfetto: un remake ...del Cavoletto


Titolo assurdo? Tranquilli, non sono impazzita! Oggi voglio proporvi un "remake" della ricetta che ha postato l'altro giorno Sigrid del Cavoletto di Bruxelles qui, ma con una serie di varianti, sia nella presentazione sia negli ingredienti. Lo sentivo un po' come un delitto, riproporre e per di più modificare una sua ricetta... basta vedere le sue foto, sempre impeccabili... e le mie, che invece lasciano molto  a desiderare! Poi ho assaggiato e sono stata contenta, perchè invece questo pie è davvero squisito.
Come me deve essersi sentito Andrew Davis quando nel 1998 firmò Delitto Perfetto, remake con Michael Douglas, Gwyneth Paltrow e Viggo Mortensen dell'omonima pellicola del maestro Alfred Hitchcock, con Grace Kelly e Ray Milland, del 1954 (Il delitto perfetto). Il regista si prese la libertà di variare alcuni elementi della storia: spostò l'ambientazione da Londra a New York, trasformò il sicario da semplice estraneo nell'amante della vittima e il marito da celebre tennista a squalo di Wall Street. E posso dire con risultati assolutamente degni, confezionando un ottimo thriller che se non avete visto vi consiglio.
Intanto, vi do la ricetta del pie. Requisito fondamentale: dovete amare il cavolfiore. Altrimenti addio!

 

Sopra, la locandina del film del 98 con Paltrow e Douglas.
Qui, una scena del film di Hitchcock
 
Pie di cavolfiore e mozzarella
Per il "coperchio"
150 gr di farina 00
70 gr di burro freddo
sale
1 uovo
Per il ripieno 
150 ml di besciamella (per cui vi occorrono 200 ml di latte, 1 cucchiaio di farina, sale e noce moscata)
80 gr di mozzarella
parmigiano grattuggiato 3 cucchiai
50 gr di scamorza affumicata grattugiata
mezzo cavolfiore
piselli surgelati
mezza cipolla bianca

Queste dosi sono corrette per riempire una piccola pirofila da 20 cm x 20, come quella della foto.
Nella ricetta originale Sigrid preparava diversi pie monodose e usava la pasta sfoglia per coprirli. Io ho realizzato una specie di pasta brisé con l'aggiunta di un uovo, ed è venuta buona, croccante al punto giusto e gustosa. Nel ripieno lei aggiunge alla verdura panna e provolone, io besciamella light, scamorza e mozzarella. Ma passiamo alla preparazione.
Lavorate la farina con il burro freddo, impastate il tutto con un uovo sbattuto con un po' di sale (lasciandone da parte un pochino per spennellare la superficie) e poi infilate in frigo per 30 minuti. 
Intanto lessate per 10 minuti il cavolfiore ridotto a cimette e i piselli in acqua salata. 
Preparate una besciamella leggera con il latte, un cucchiaio di farina, sale e noce moscata. 
Grattugiate i formaggi duri, strizzate bene e tagliate a piccoli dadini la mozzarella. 
Tritate finissima la cipolla e mettetela nella pirofila. 
Scolate la verdura e unitela alla cipolla nella pirofila. Conditela con i formaggi e la besciamella, mescolate tutto e pepate. Tirate fuori la pasta dal frigo, stendetela  sul bordo della pirofila e ritagliatela. Con la pasta avanzata decorate come volete, nel mio caso io ho seguito l'esempio di Sigrid e fatto due foglioline. Spennellatela di uovo e infornate il tutto a 180 per 30 minuti. Essendoci la mozzarella che tende a fare acqua, usate la funzione ventilato negli ultimi dieci minuti per "asciugare".

mercoledì 2 febbraio 2011

Big Fish... for dinner

Devo mangiare più pesce. Me lo ripeto spesso, ma non lo faccio. Non lo so pulire e non mi fa impazzire, se tralasciamo il sushi, per il quale invece vado matta, e i crostacei, che mangio volentieri al ristorante ma non mi preparo quasi mai. La prova di questa mia scarsa passione per il mondo alimentare marino è che in tutto il blog ho parlato di pesce una volta per dire che mi ero comprata del sushi d'asporto, e un'altra per preparare i molto sani fish&chips
Oggi voglio fare ammenda con ben due ricette a base di pesce. Sia chiaro, sono basic: lungi da me darvi lezioni su questo fronte. Ma magari qualcuna di voi soffre della mia stessa sindrome e così...
Da abbinare a questo pasto non potevo che "pescare" Big Fish, uno dei film più belli di Tim Burton, con Ewan McGregor e Albert Finney. La storia della vita di un uomo, tanto normale quanto resa straordinaria dai suoi racconti di giganti, streghe, gemelle siamesi, fanciulle bellissime, campi di fiori gialli e città dove il tempo si ferma. Un uomo che mescola realtà e fantasia per rendere tutto più bello, unico e speciale. E se invece ciò che sembra incredibile fosse la verità? Voi cosa scegliete, la fiaba o la realtà?


Strozzapreti al ragù di cernia (dosi per 3 porzioni)
Un pacchetto di pasta fresca formato strozzapreti (non all'uovo, 250 gr)
Un filetto di cernia, circa 300 gr
1 latta di pomodori pelati
1/2 bicchiere di vino bianco secco
cipolla bianca, mezza (se piccola, se no meno)
1 spicchio d'aglio
prezzemolo
sale

Tagliare a tocchetti il filetto di cernia. Tagliuzzare la cipolla e soffriggerla con l'aglio in poco olio evo. Aggiungere il pesce  e il prezzemolo e scottarlo per qualche minuti, sfumarlo con il vino bianco. Aggiungere i pelati tagliati a dadini con il loro sugo, salare e cuocere il sugo per circa 15 minuti a fuoco lento. Nel frattempo lessare gli strozzapreti, scolarli al dente e saltarli in padella nel sugo. Et voilà.



Filetto di salmone al sesamo e aceto balsamico
1 trancio di salmone fresco
aceto balsamico e olio evo
semi di sesamo
bietoline


Marinare il filetto di salmone in un piatto con aceto balsamico e olio extra vergine di oliva per circa un'oretta.
In una padella antiaderente, tostare i semini di sesamo. Una volta pronti, versarli in una ciotola. Passare il filetto nei semini e farli aderire bene su tutti i lati. Scottarlo nella padella aderente, aggiungendo due cucchiai della marinatura. Cuocerlo per 4 -5 minuti per parte. Io l'ho accompagnato a un cuore di bietoline bollite. :)

E dopocena...


mercoledì 12 gennaio 2011

Pollo al curry e verdura: Il Destino nel nome


L'immigrazione... Una necessità, un problema, un'opportunità, una chance di migliorare il futuro proprio e della nazione? Ormai viviamo in un mondo globalizzato e possiamo sentirci piuttosto lontani, fisicamente e mentalmente, dalla terra da cui proveniamo. Eppure le nostre origini prima o poi ci chiamano con forza, perché le radici dell'anima affondano in tradizioni, modi di essere, abiti, musica, cibi, atmosfere, colori che sono parte di noi. E anche se vogliamo rinnegarle, arriverà il momento in cui non potremo ignorarle. E' questo, per me, il significato del film "Il destino nel nome", che racconta la storia di Gogol, figlio di una coppia indiana emigrata negli Stati Uniti. Gogol cresce e si sente in imbarazzo per quel nome assurdo, appioppatogli dal padre come tributo allo scrittore russo de "Il cappotto", e decide di metterlo da parte. Ma l'India, seppure lontana e appena accennata nel film, è sempre presente e la sua forza tornerà a farsi sentire dirompente nello scontro tra due generazioni, che alla fine cambierà le prospettive di Gogol.
L'India, con il più classico -e facile- dei piatti oggi voglio proporvi anche in cucina! Sto parlando ovviamente del pollo al curry, che probabilmente ognuno di voi cucina con la propria versione... Dedico la ricetta a un'amica che non ama cucinare e che da tempo me l'ha richiesta. Vi lascio due varianti, a seconda che siate in dieta post festiva oppure non ne abbiate bisogno!

Pollo al curry 
Ingredienti per due persone
Tre fettine di petto di pollo
mezza cipolla 
100 ml di panna oppure 1/2 bicchiere di latte + 1 cucchiaio di farina
2 cucchiaini di curry
olio extra vergine di oliva, sale

Tagliare il pollo a tocchetti. Sminuzzare la cipolla a dadini e soffriggerla con qualche cucchiaio d'olio in una padella antiaderente. Quando la cipolla comincerà a imbiondire, aggiungete due cucchiaini di curry e la carne. Rosolate per bene e infine addensate il condimento aggiungendo la panna. In alternativa, aggiungete mezzo bicchiere di latte e un cucchiaio di farina... o ancora, se siete proprio a dieta, usate l'acqua al posto del latte. Cuocete per circa 10 minuti, salate e portate in tavola accompagnandolo con riso basmati cotto a vapore. Se vi va potete aggiungere al soffritto di cipolla dell'altra verdura, ad esempio carote e zucchine tagliate a julienne: io l'ho preparato così più di una volta. Altrimenti potete cuocere delle verdure a parte. Qui di seguito trovate la foto di una dadolata di patate, zucchine, cipolle e carote che ho preparato semplicemente tagliuzzando, condendo e infornando la verdura a circa 200 gradi per mezz'ora. Ottima e supersana... buona giornata a tutti!




sabato 8 gennaio 2011

City Island: un barbecue in famiglia per riconciliarsi


"City Island, due parole che sono in netto contrasto fra di loro. Città: così corta, aspra e definita; e Island, esotica, sconosciuta... e con la s dolce". Così riflette Molly (Emily Mortimer), compagna del corso di recitazione che Vince (Andy Garcia) frequenta di nascosto dalla moglie Joyce (Julianna Margulies), quando lui le racconta dove vive. City Island è una piccola isola di pescatori che fa parte del quartiere del Bronx, a New York, ma ad esso è collegata solo da un lungo ponte. Lì le famiglie abitano da generazioni in casupole bianche e colorate di fronte al mare: i Rizzo sono una di queste famiglie. 
Ciascun componente della famiglia è a suo modo disturbato, nasconde un segreto e vive portandosi dietro insoddisfazione e risentimento. A sconvolgere l'assetto già molto precario sarà l'incontro da parte di Vince, che fa la guardia carceraria, con Tony, delinquentello belloccio che egli scopre essere suo figlio. Vince, in preda ai sensi di colpa, decide di prenderlo sotto la sua tutela e farlo uscire dal carcere. Ma a casa Rizzo Tony si troverà stordito tra una moglie frustrata ma ancora bellissima, un'universitaria che si esibisce come stripper e un ragazzino pazzo per le donne obese. Il film, che è appena uscito in dvd, narra in modo ben orchestrato e divertente le piccole follie e frustrazioni di una famiglia americana moderna, senza scadere nel grottesco né giocare eccessivamente la carta del melodramma. Un film leggero ma non troppo, insomma, da vedere in famiglia per farsi due risate e ritrovare nei protagonisti le nostre piccole nevrosi, qui chiaramente esasperate!
Non vi voglio svelare troppo della trama, sappiate però che il film si conclude con un classicissimo barbecue, dove trionfano hamburger, salsicce, insalata e un'enorme torta al cioccolato...
Ma voi sapete come si prepara il classico hambuger americano? In attesa che venga la bella stagione e si possa organizzare un barbecue all'aperto, provatelo sulla griglia di casa... oppure segnatevi la ricetta, che ho rubato (e convertito) dal sito americano Woman's day.

foto dal sito Woman's day
American Hamburger per 6 persone
900 gr di carne macinata di manzo
2 cucchiaini di salsa Worchester
1/2 cucchiaino di peperoncino
1/2 cucchiaino di sale
6 panini per hamburger
6 foglie di lattuga
6 fette di bacon
6 sottilette al Cheddar cheese (quelle gialle, per intenderci; se non le trovate prediligete delle sottilette con un sapore deciso, come le Tigre, fatte di Emmenthaler, o le fette di Leerdammer)
1 cipolla rossa da cui tagliare 6 rondelle sottili
per la salsa
100 gr di maionese
100 gr di salsa chili
2 cucchiaini di salsa di cetriolini all'aneto (non so dove si reperisca questa cosa.. ma secondo me per il nostro gusto possiamo farne a meno!)

Mescolate in una terrina la carne macinata con il sale, il peperoncino e la salsa Worchester e formate sei polpette piuttosto spesse. Accendete la griglia (o, se siete dentro casa, la piastra!) e, dopo aver tagliato a metà i 6 panini, grigliateli per qualche minuto. Toglieteli dalla piastra, dove metterete invece gli hamburger. Mescolate la maionese con la salsa chili e quella al cetriolino e spalmatene un po' sull'interno delle basi del panini. Mentre la carne cuoce, ricoprite la base del panino anche con la lattuga, 1 fetta di pomodoro e 1 fetta di cipolla. Quando gli hamburger, che avrete girato e cotto da ambo i lati, saranno pronti, copriteli con una fetta di formaggio e una di bacon e lasciateli sulla piastra per circa mezzo minuto, il tempo necessario perché il formaggio cominci a sciogliersi. Toglieteli dal fuoco e metteteli nei panini, spalmate di salsa anche l'interno della metà superiore del panino e chiudete. I vostri hamburger sono pronti, potete servirli insieme alla salsa che vi sarà avanzata mettendone un po' sui piatti, a lato. 
Non proprio light, ma se lo fate a casa senza l'aggiunta di patatine fritte e magari accompagnato a una leggera insalata, diventa un pasto completo nemmeno troppo esagerato.

lunedì 22 novembre 2010

Pomodori Verdi Fritti. Alla fermata di Whistle Stop o dove volete



Dall'alto a sinistra, Ruth, Idgie, Evelyn e Ninny

Uno dei miei film preferiti da sempre è Pomodori Verdi Fritti al Caffè di Whistle Stop: una storia di amicizia, amore disinteressato, dolore, riscatto e avventura. Come non innamorarsi degli umidi e rigogliosi paesaggi dell'Alabama, del blues e dei personaggi di Idgie Threadgoode (Mary Stuart Masterson) e Ruth (Mary Louise Parker)? Senza dimenticare le mitiche Kathy Bates e Jessica Tandy, che rivivendo quell'antica storia ridanno senso alla loro vita presente (indimenticabile Kathy Bates che urlando un liberatorio TOWANDAAA! preme l'acceleratore e tampona l'auto di due squinzie prepotenti che le avevano rubato il parcheggio). 
Il film è tratto dall'omonimo libro di Fannie Flag, nel quale la relazione tra le due donne va oltre all'amicizia: nella trasposizione cinematografica, al contrario, la natura lesbica del rapporto è sottaciuta, solo insinuata come eventualità e lasciata all'interpretazione dello spettatore. 
Il titolo del libro riprende una delle ricette servite al caffè aperto dalle due amiche: si tratta dei pomodori verdi, che sono una varietà specifica di pomodori da mangiare cotti (e non i pomodori rossi semplicemente acerbi), fritti. 
Ecco come potete prepararli:
foto dal sito Bfeedme
Pomodori verdi fritti
Farina 00 100 gr
Farina di mais 100 gr
4 grossi pomodori verdi
2 uova
sale
pepe
olio di semi 

Tagliate i pomodori a fette spesse un centimetro, salateli e lasciateli circa mezz’ora a perdere l’acqua. Sbattete le uova con sale e pepe in una ciotola e setacciate le farine in un’altra. Passate le fette di pomodoro nell’uovo e poi nella farina e friggete in olio di semi bollente. Passate su carta assorbente e servite subito!
Per accompagnarli? Un'insalata di pollo, fatta con petto grigliato a tocchetti, scaglie di grana, carote e zucchine tagliate a julienne, olive nere e insalata croccante. Il tutto condito da una salsa preparata con 2 cucchiai di maionese, 1 cucchiaio di yogurt bianco denso e un pizzico di origano.

domenica 7 novembre 2010

Ratatouille secondo Remy: Confit Byaldi




Adoro i cartoni animati: la mia infanzia, come quella di ogni bambino negli anni 80, è stata costellata da anime giapponesi, che i miei genitori tentavano invano di razionarmi, e dai classici Disney. La nuova frontiera dell'animazione, fatta a computer, a volte mi lascia un po' freddina, ma Ratatouille, della Pixar, è in assoluto uno dei miei cartoni "di nuova generazione" preferiti. Divertente, ironico, con un protagonista topo che per una volta sembra veramente tale... E poi c'è la cucina, passione del topino Remy e aspirazione dello sguattero Linguini perché, come diceva il grande chef Auguste Gusteau, "anyone can cook"; tutti possono cucinare, con un po' di amore, pazienza e fantasia. Alla fine si convincerà anche il gelido critico Anton Ego, che grazie alla ratatouille di Remy cambierà addirittura vita.


Ma cos'è la ratatouille? Si tratta di un piatto di verdure al forno, apparentemente molto semplice. Io l'ho sempre prepararato tagliando a dadi la verdura, mescolandola con qualche cucchiaio di concentrato di pomodoro e odori e qualche cucchiaio d'olio. Ma quella che Remy realizza nel film mandando in visibilio Ego, sembra decisamente più sofisticata. Cercando qua e là ho scoperto che si tratta della Confit Byaldi, una variante alla preparazione tradizionale elaborata dallo chef francese Michel Guerard, che si è ispirato a una ricetta turca. Ma il consulente della Pixar, lo chef Tomas Keller, l'ha cambiata ulteriormente, aggiungendo una salsa di pomodori e peperoni come base e della vinaigrette in cima.


La salsa per il fondo si chiama piperade, un sughetto fatto di cipolla, pomodoro e peperoni tritati finemente e cotti con qualche cucchiaio d'olio d'oliva.

Ecco la ricetta, passo per passo, rubata alla sezione Dining & Wine del New York Times.

Vi avverto, elencano tra le verdure alcuni ingredienti dai nomi spaventevoli, ma in realtà "japanese eggplant" non è altro che la melanzana mentre la "yellow squash" che citano è una specie di zucchina gialla. A mio avviso si può tranquillamente eliminare questo ingrediente e concentrarsi su zucchine verde scure e chiare, melanzane, pomodori e peperoni.

Lo sperimenterò al più presto, perché l'aspetto suggerisce un risultato delizioso.

Bon Appetit!



lunedì 11 ottobre 2010

Inception, piacevole polpettone. Anzi, polpettine. Al sugo.


Ero assente. Non dalla frequentazione degli schermi di vario tipo (pc, laptop, tv e cinema), quanto dai fornelli. Così è trascorso quasi un mese e il blog è rimasto fermo. Cercate di capire, ero a dieta. Lo sarei ancora, ma ho deciso di essere meno rigorosa e di non perdere troppo l'abitudine ai fornelli, quindi conto di farmi viva più spesso. 
Iniziamo con il film del momento. INCEPTION. Ebbene dopo aver letto varie interviste ante release in cui i giornalisti e gli stessi attori giuravano unanimemente che la visione del film era di una difficoltà estrema in quanto solo un'applicazione mentale costante poteva garantire la comprensione della intricatissima trama, sono rimasta un po' così. Sì, la successione degli avvenimenti è complessa, perché ogni scena costituisce il pezzo di un puzzle, o meglio di una matrioska. Ma una volta capito il principio, non è questa grande fatica intellettuale. Si tratta di un film piacevole a metà tra il thriller, la fantascienza e il film d'azione, ben costruito, se tralasciamo la totale mancanza del tratteggio caratteriale dei personaggi, appena abbozzati, Leonardo DiCaprio incluso. Per non parlare di Ellen Page, che in Juno brillava per simpatia e naturalezza e qui interpreta un'architetto genietta, l'ultima arrivata che capisce tutto al volo con un escamotage piuttosto basso. No, non psicanalizza affatto Dobb-DiCaprio, come lessi sulla copertina di una rivista femminile, né costruisce con lui un rapporto di fiducia, ma per scoprire cosa gli passa per la testa gli entra letteralmente dentro, violando uno dei suoi sogni e scoprendo così l'inghippo che tutti gli altri ignorano (che poi è Marion Cotillard in versione moglie assassina).
Il resto è sogno nel sogno nel sogno, con tempi che si accorciano e si allungano, forza di gravità che viene a mancare, certezze scientifiche mai spiegate, leggi della fisica violate, tanti combattimenti. E la certezza che  si possa instillare nella mente di qualcuno un'idea, fino a che quest'idea lo possieda del tutto.
Inception mi è davvero piaciuto, l'ho trovato avvincente e originale, ma non ditemi che si tratta di un film psicologicamente provante. E' comunque un polpettone.
E per restare in tema di polpettone, vi lascio la ricetta delle polpettine che ho fatto qualche tempo fa. Sono andata un po' a occhio con le dosi, ma cercherò di essere quanto più precisa nel riportare i passaggi. 

Polpettine al sugo (x 6)
500 gr di carne trita scelta di vitellone
1 etto di prosciutto cotto
1 uovo
3-4 cucchiai di parmigiano reggiano grattuggiato
5-6 cucchiai di pangrattato
passata di pomodoro rustica
basilico
sale q.b.

Tritate finemente il prosciutto cotto e unitelo al macinato. Mescolate e aggiungete sale, parmigiano e l'uovo sbattuto. Infine legate il tutto con pangrattato. Impastate il composto in palline della grandezza di una noce. Mettete a scaldare una padella larga antiaderente e saltate delicatamente le polpettine, senza aggiungere olio (fanno già il loro grasso).. Una volta rosolate un pochino aggiungete la passata di pomodoro fino a coprirle, un pizzico di sale, qualche foglia di basilico e lasciate cuocere a fuoco lento per 20-30 minuti. Potreste accompagnarle a un purè di patate (o patate lessate, che assorbono il sughino).
Buon appetito!


mercoledì 24 marzo 2010

La perfezione in un concerto (con costolette)

C'è chi insegue un sogno tutta la vita. C'è chi ha perso la speranza di realizzarlo, ma poi, all'improvviso, grazie a una coincidenza inaspettata sente riaccendersi la fiamma della passione sopita. Per i protagonisti de Il Concerto, questo sogno è la musica, e più precisamente Tchaikovsky. Per realizzarlo sfideranno in modo tragicomico il governo russo, gli impresari del Bolshoi e quelli parigini del Theatre du Chatelet, e affronteranno i fantasmi del loro passato.
La perfezione della musica e lo sfarzo di Parigi,  uniti alla naturale eleganza di Melanie Laurent, fanno pensare a panini serviti con riccioli di burro, patate duchessa e verdurine gratinate al forno con salsa bechàmel: al tempo stesso la simpatica cialtroneria dei russi protagonisti del film, capitanati dall'ex direttore di orchestra del Bolshoi Andrei Filipoi e dall'amico violoncellista ora guidatore di ambulanze, suggerisce qualcosa di più corposo e saporito, per niente complicato, adatto i gelidi inverni dell'ex Unione sovietica. Come le costolette di maiale alla normanna.


Ingredienti:
6 costolette di maiale
80 g di burro
succo di 1 limone
250 ml di panna
1,2 kg di mele golden

Dovrete saltare le costolette nel burro, con un po' di pepe e sale. Appena cotte, dopo circa 10 minuti, mettetele da parte al caldo. L'unica difficoltà della ricetta sta nel seguente passaggio, ovvero eliminare il grasso rappreso dalla padella e poi aggiungere al sugo di cottura il succo del limone e la panna. Nel frattempo dovrete cuocere le mele in poca acqua e, una volta cotte, passarle al setaccio per ottenere una purea. Disponete le costolette su un piatto da portata, coprite con la salsa di panna e limone e servite accompagnato dal purée di mele.
Per dilettarvi, potete cucinarle ascoltando il concerto per orchestra e violino del nostro amico Petr'Ilic (Tchaikovsky).

sabato 20 marzo 2010

La brava moglie scopre il chili. Piccante.

Sembrerò ripetitiva, ma per chi sta seguendo la serie, è doveroso un aggiornamento su The Good Wife. L'ultima puntata ha dato luogo a una svolta inaspettata: è scattata la scintilla tra Alicia e Will (foto). Insomma la "brava moglie" ha ceduto, e a quanto pare, le è piaciuto. Chiaramente il bacio appassionato è stato seguito da - Oh mio dio cos'ho fatto- fuga -nuovo ripensamento del tipo "ma sì, in fondo.. mio marito s'è fatto 18 volte quella escort là".. ma mal riuscito... bad timing Alicia!- per concludersi con un'altra mossa a dir poco ardita... col marito Peter.
Ora sono decisamente sulle spine per gli sviluppi, se ce ne saranno. Eh già perchè Alicia si è già tirata indietro: d'altra parte Will è il suo capo. "E' perchè sei sposata?". Risposta: "Mi piace lavorare qui"... ahia! In qualunque modo evolva questa situazione, appare piuttosto dura anche per Peter (che adesso gioca a fare il religioso.. mah).
Volendo fare un paragone gastronomico, per questa puntata mi sento di tirare in ballo la cucina messicana, anzi, un classico della tradizione Tex-Mex. Sto parlando del chili con carne, simbolo indiscusso della piccantezza.
Se vi va di provare a prepararlo, per prima cosa dovete fare la salsa di chili (a base di peperoncini piccanti). Ecco la ricetta da Turisti per caso.

2 spicchi di aglio
2 peperoncini piccanti secchi
1peperoncino fresco piccante (in mancanza 3 peperoncini secchi)
1 peperoncino fresco dolce (in mancanza, 1/2 di peperone)
1 cucchiaio di murciano (peperone messicano in polvere), in mancanza, 1 cucchiaio di paprica piccante,
olio di arachide, o, se preferite di oliva.

I semi dei peperoncini secchi aumentano di molto il piccante, lasciateli se volete ottenere più piccantezza oppure toglieteli. Se siete indecisi, potete toglierli e poi aggiustare gradualmente la piccantezza aggiungendo gocce di Tabasco.
Tagliate a dadini gli ingredienti più voluminosi e mettete tutto in un un frullino o in un recipiente adatto a un pimer a immersione. Frullate aggiungendo l'olio a poco a poco finchè non si forma una crema.

foto dal web
Poi è la volta della carne. Per quattro persone vi servono:
1 kg di carne di bue (polpa di spalla) tagliata a dadini di circa 3 cm di lato
2 etti di carne di manzo tritata
200 gr di pancetta tagliata a dadini
1/2 Kg di pelati tagliati a pezzettini
1 cipolla affettata sottilmente
1 peperone rosso tagliato a dadini
1 cucchiaio raso di concentrato di pomodoro
1 foglia di alloro.

Condite i dadini di carne con la pasta chili impastando con le mani carne e condimento.
Poi fateli riposare in frigorifero da un massimo di una notte (o una giornata) intera a un minimo di mezz'ora a seconda di quanto amate il piccante. Mettete i dadini di pancetta a rosolare in un tegame di ghisa con un filo di olio a fuoco bassissimo. Quando hanno ceduto tutto il grasso toglieteli e metteli da parte.
Nel grasso fate rosolare a fuoco più alto i dadi di carne conditi con la pasta chili mescolando continuamente. Quando cominciano a scurire,unite la cipolla e abbassate la fiamma.
Non appena la cipolla è appassita, unite la carne tritata, la pancetta rosolata, il peperone, l'alloro e i pomodori e fate insaporire mescolando spesso.
Poi aggiungete il concentrato di pomodoro sciolto in mezzo bicchiere d'acqua e continuate la rosolatura. Quando diventa indispensabile, coprite di acqua, salate tenedo conto che il sugo dovrà restringersi molto e fate cuocere a fuoco lento per un'ora e mezza. Ricordate che l'umido deve risultare molto denso. A fine cottura, aggiungete fagioli rossi già lessati (300 gr per 4 persone) assieme a un mestolo del loro brodo di cottura e fate insaporire per un quarto d'ora.
Servite con l'accompagnamento di riso a grana lunga lessato (e molte bevande).

martedì 12 gennaio 2010

Bistecca e patatine per Terminator Salvation

Questo quarto episodio aveva il compito di salvare la saga di Terminator dalla bruttezza e dall'inutilità in cui era caduta con Terminator 3 - Le macchine ribelli, del 2003, riportandola ai tempi d'oro della regia di James Cameron, ideatore del primo e del secondo film. Nonostante l'eccesso di effetti speciali e di scontri a fuoco, nonché del superficiale tratteggio psicologico di alcuni personaggi, Terminator Salvation, firmato dal regista McG (un nome d'arte di cui non so dare giustificazione) potrebbe esserci riuscito.
foto Simon Food Favorites
La pellicola fa omaggio ai classici della fantascienza, con ambientazioni a metà tra Blade Runner e Mad Max, e recupera il tema portante dell'ambiguità del rapporto uomo macchina. Interessante il personaggio interpretato da Sam Worthington (oggi al cinema con Avatar), ex condannato a morte cui la scienza ha dato una seconda vita, un secondo eroe che fa da spalla ed è funzionale al Jhon Connor interpretato da Christian Bale. Il resto, è combattimento uomo-cyborg, da gustarsi con una bella bistecca e patatine fritte (e Coca Cola, of course) o, per una dinner in stile davvero americano, con un hambuger, rigorosamente sbranato sul divano.

Chi ben comincia... il mio parere sui film visti tra fine e inzio anno

Il tempo per scrivere dei film che guardo scarseggia sempre, così ho deciso di fare un post riepilogativo dei tioli visti nell'ultimo p...