lunedì 14 novembre 2022

The Bear: la cucina? Un lavoro sporco


Su Disney+ potete trovare un piccolo gioiello. Si chiama The Bear ed è una serie di soli otto episodi che vi catapulterà nelle dinamiche di un microcosmo altamente disfunzionale che è quello della cucina di una tavola calda di Chicago.

Quando suo fratello più grande Michael si suicida, Carmen detto Carmy riceve in eredità il ristorante di famiglia The Beef of Chicagoland. Un posto conosciuto per i panini con ottima carne e lontano anni luce dai luoghi dove Carmy ha passato gli ultimi anni: lui, per smarcarsi dalla morsa di una vita insulsa dove non riusciva ad emergere, ha lavorato duro e ha fatto esperienza nelle cucine dei migliori ristoranti del mondo. A 21 anni ha persino vinto un premio come migliore chef emergente.


Perché, allora, è tornato a Chicago, abbandonando gli stellati? Perché si intestardisce a voler mandare avanti la baracca malandata e piena di debiti che gli ha affibbiato Michael? E soprattutto, perché suo fratello gli ha fatto questo: voleva punirlo, pensava di salvare il locale, cosa gli passava per la testa quando ha deciso di farla finita?

Inutile dire che The Beef è il contrario di un ristorante di lusso: è un luogo dove le persone lavorano come hanno sempre fatto, non accettano consigli, fanno resistenza, preferiscono soffrire e continuare a pestarsi i piedi in una colladauta routine disfunzionale piuttosto che sentirsi spaesate e disorientate nella necessità di cambiare, crescere e migliorarsi. In questo Richie, cugino di Carmy e molto legato al fratello Michael, è un campione. 

Ma Carmy non ha intenzione di arrendersi: per ragioni che nemmeno lui comprende, non può rinunciare al ristorante. Sarebbe come voltare le spalle due volte a suo fratello. L'arrivo come sous-chef di Sidney, giovane ex caterer di talento, può  - forse - aiutarlo a cambiare le cose. 


Nonostante la brevità, la serie riesce a delineare i personaggi  con tanta verità e in poche pennellate, grazie a una scrittura che mima la realtà con grande abilità, e alle riprese frenetiche che tra piani sequenza infiniti in mezzo alle postazioni e riprese macro sui cibi sfrigolanti ai fornelli, ci restituisce un'immagine di vita vera, senza patine, senza lustrini, solo duro lavoro e grande fatica.

Un applauso anche agli attori, tutti bravi. Spiccano Jeremy Allen White, che per me resterà sempre Lip di Shameless, Ebon Moss-Bachrach che avevo già visto in Punisher e qui fa venire voglia di prenderlo a schiaffi, e la giovane Ayo Edebiri.

The Bear si consuma velocemente, ma vi lascerà il segno. E tanta, tanta fame.

Non perdetela!



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